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Elezioni amministrative, in Campania le liste di militari candidati per mettersi in ferie

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«I militari candidati a elezioni per il Parlamento europeo, a elezioni politiche o amministrative (…) sono posti in apposita licenza straordinaria per la durata della campagna elettorale» recita l’articolo 1484 del Codice dell’ordinamento militare. Nei Comuni con popolazione inferiore a mille abitanti le liste di candidati non hanno alcun obbligo di sottoscrizione da parte degli elettori (il numero minino di firme, 25, scatta sopra quella soglia). La combinazione di questi due fattori ha come rilsulato che, in vista delle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno, spuntano le cosiddette “liste farlocche”, formate in prevalenza da militari non residenti nel comune per il quale si candidano che hanno come unico obiettivo quello di permettere ai candidati di ottenere un mese di aspettativa retribuita. Il fenomeno è stato raccontato dal quotidiano “Il Mattino”che in Campania ha contato 25 liste di questo tipo, tra la provincia di Caserta (che ha il primato con dieci), quella di Benevento, Avellino e Salerno.

Uncem: il Viminale si impegni per eliminare questa stortura

«Avevamo denunciato alla politica già molti mesi fa che l’arrivo nei piccoli Comuni di “liste farlocche”, con candidati totalmente esterni ai paesi, è una stortura della democrazia. Una presa in giro per le comunità» ha commentato Marco Bussone, presidente nazionale dell’Uncem (Unione nazionale Comuni, comunità e enti montani). «Lo ha scritto anche in queste ore – prosegue Bussone – il primo cittadino Salvatore Geremia, campano. Ha ragione. Insieme con molti altri colleghi di tutt’Italia che chiedono impegno maggiore del Viminale su questo tema. Ovvero, mettere un argine alle liste che arrivano nei Comuni ma totalmente ’esterne’ ad essi, con candidati che mai sono stati in quei Comuni. Arrivano per caso, spesso con liste di partiti, o che si rifanno a partiti, ma anche ’civiche’, costruite in batteria per diversi centri al voto di un medesimo territorio. Un danno per tutti. Anche per i candidati del paese, che lo vivono e lo costruiscono da sempre».

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Qual è la soluzione? «Uncem – dice il presidente – lo dice da tempo: introducendo un numero minimo, dieci o quindici, di firme anche nei paesi più piccoli. Così si isola chi arriva solo per strani tornaconti, come permessi per impegno amministrativo o qualche particolare mira di conquista. È una questione di democrazia, mai finora affrontata, da affrontare al Viminale. Anche i prefetti siano con Uncem nel chiedere una azione politica per salvaguardare i Comuni».

La proposta di modifica in Parlamento

Sul punto interviene una proposta di legge approvata dal Senato nel marzo del 2023 e ora all’esame della Camera. Lo scorso 28 febbraio la Commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha conferito il mandato al relatore a riferire favorevolmente all’Assemblea sul testo che interviene sul computo dei votanti per la validità delle elezioni comunali e, appunto, sul numero delle sottoscrizioni per la presentazione dei candidati alle elezioni inbtroducenbdo l’obbligo di sottoscrizione delle liste anche per la fascia di Comuni sotto i mille abitanti. Ma il via libera non è ancora arrivato e per il voto di giugno sono rispuntate le “liste farlocche”.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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