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Difesa, ambiente, integrazione: i temi divisivi fuori dal radar

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Quale Europa vogliono i nostri politici alla vigilia di una legislatura che potrebbe essere costituente? Mai come in questa campagna elettorale, in realtà, i temi specificamente europei sono rimasti sullo sfondo: dal Ponte sullo Stretto alle liste di attesa per le visite mediche, dal premierato all’autonomia differenziata fino alla più recente riforma della giustizia, dal lavoro che aumenta al lavoro che resta “povero”, di tutto si parla in tv e nei numerosi comizi tranne che del futuro della Ue.

Nei comizi molta Italia e poca Europa

Molta Italia, poca Europa. Ma a ben vedere le ragioni non sono solo riconducibili al nostro ben noto provincialismo. Il punto è che i temi dell’integrazione europea, della transizione ecologica, della necessità di una Difesa comune a fronte della guerra ritornata prepotentemente nel Vecchio Continente con l’aggressione della Russia all’Ucraina sono temi altamente divisivi. Non solo all’interno delle coalizioni, quella di centrodestra che governa il Paese e quella costituenda di centrosinistra che ambisce a governarlo in futuro, ma tra lo stesso elettorato.

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Guerra tema ostico per gli italiani

La guerra, innanzitutto. Un’indagine del Cise (il Centro Italiano Studi Elettorali dal 2011 centro di ricerca interuniversitario tra la Luiss Guido Carli e l’Università di Firenze), effettuata nella prima decade di maggio su un campione Cawi di 1.200 intervistati in merito a quasi 30 temi di attualità, conferma che il tema è piuttosto ostico per gli italiani: saldamente a favore della partecipazione dell’Italia alla Nato e all’Unione europea (anche se a fronte di un largo 72% per restare nella Nato il campione registra solo un 65% favorevole a restare nella Ue), tra gli intervistati c’è tuttavia una netta prevalenza di posizioni pacifiste: «Il 79% è per spingere Israele a fermare l’intervento a Gaza e il 64% si dichiara a favore di negoziati tra Russia e Ucraina anche se dovessero comportare il riconoscimento dei territori invasi dalla Russia».

Conte ripete il no all’invio di armi alla resisteza ucraina

Si capisce perché, nonostante il fatto che la posizione dei principali partiti – Fratelli d’Italia e Pd in primis – sia in linea con quella della Commissione Ue di pieno sostegno all’Ucraina, il tema della guerra sia poco o per nulla presente in campagna elettorale e a risuonare di più sia la parola pace. Con la vistosa eccezione del leader del M5s Giuseppe Conte, che ripete ogni giorno il suo no all’invio di armi alla resistenza ucraina e che la parola pace la ha messa addirittura nel simbolo elettorale. Costringendo da una parte Giorgia Meloni e prendere le distanze dalle dichiarazioni fortemente pro Ucraina e anti Russia del presidente francese Emmanuel Macron, anche per neutralizzare la competition di una Lega sempre più antibellicista, e dall’altra Elly Schlein a tentare di contendere parte dell’elettorato pacifista a Conte con le discusse candidature di Cecilia Strada e dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio.

Tema divisivo anche la Difesa comune Ue

Correlato alla guerra c’è il tema della costruzione di una Difesa comune Ue: i dati Cise ci raccontano di una lieve maggioranza favorevole a un esercito comune europeo, che resta dunque un tema divisivo (53% contro 47%). Anche per questo, al netto delle bordate di Matteo Salvini contro la presunta volontà di alcuni leader europei di mandare soldati a combattere in Ucraina, di Difesa Ue non si parla. Eppure di politica comune su esteri e difesa, così come sull’immigrazione e sull’energia, si parla anche nel programma di Fratelli d’Italia. Ma per Meloni è evidentemente più agevole difendere l’idea storica della Confederazione di Stati sovrani. Così come per Schlein è più naturale insistere su alcuni temi tipici della sinistra come la lotta al precariato, il salario minimo, il lavoro di qualità e il rafforzamento delle misure di welfare: sempre il Cise segnala un’opinione pubblica nettamente su posizioni progressiste sul tema della redistribuzione del reddito verso i redditi più bassi (addirittura l’82%), e su questo il Pd è ritenuto particolarmente affidabile. Segno che su questi temi più sociali Schlein può anche allargare il consenso del suo partito. Di contro l’opinione pubblica si mostra tendenzialmente conservatrice sull’immigrazione, con il 64% favorevole a limitarla, e questo spiega l’insistenza di Salvini sul tema e la sua affidabilità a riguardo (è ritenuto credibile sul fronte migranti dal 24% dell’intero campione).


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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