More stories

  • in

    Via al master sui Bitcoin, le aziende a caccia di cripto-ingegneri per i pagamenti del futuro

    Ascolta ora

    I Bitcoin e l’innovazione tecnologica che contraddistingue il mondo degli asset digitali stanno vivendo una fase di rapida espansione, accelerata dall’intenzione degli Stati Uniti di inserire la criptovaluta fra le proprie riserve strategiche nazionali. Il mercato delle criptovalute ormai supera i 3.500 miliardi di euro e questo si traduce in una crescente domanda di ingegneri e sviluppatori in grado di guidare e innovare i progetti basati su tecnologia Bitcoin e blockchain da parte di startup e grandi aziende in diversi settori, dal fintech alle banche, dalla cybersicurezza ai settori industriali più tradizionali.La scuola di Master e Formazione Permanente del Politecnico di Torino (Master School del Politecnico di Torino) ha quindi deciso di lanciare il primo percorso formativo per sviluppatori Bitcoin specializzati nella tecnologia Lightning Network, una rete decentralizzata che consente pagamenti istantanei a basso costo, presentando la capacità di gestire potenzialmente milioni di transazioni al secondo. L’iniziativa è in collaborazione con Plan B Network, piattaforma internazionale che fornisce strumenti e contenuti educativi dedicati alla tecnologia di Bitcoin. LEGGI TUTTO

  • in

    Sede ad Amsterdam e stranieri al comando. Ma Donnet: “Sui Btp si deciderà in Italia”

    Ascolta ora

    Si alza il velo sulla nuova creatura marchiata Generali-Natixis, rivelando alcuni dettagli inediti rispetto a all’impalcatura anticipata. All’alba di ieri è arrivato un corposo comunicato per raccontare al mercato l’operazione. L’intesa – non vincolante – prevede la nascita di una nuova società con una governance paritetica: per i primi 5 anni il ceo di Bpce (la capogruppo di Natixis), Nicolas Namias, sarà il presidente; il ceo delle Generali, Philippe Donnet (in foto), sarà vicepresidente. Mentre le redini saranno affidate a Woody Bradford, attuale ceo di Generali Investments Holding e Philippe Setbon, oggi ceo di Natixis IM, sarà il suo vice. Il cda sarà di 13 persone: 5 di Generali, 5 di Bpce e 3 indipendenti. Il mandato di Bradford potrà essere rinnovato per altri 5 anni, mentre negli ultimi cinque anni dell’intesa (che ha un orizzonte di 15 anni) ancora non si sa cosa succederà. «In dieci anni, verosimilmente ci metteremo d’accordo con Bpce per la nomina del prossimo ceo», ha spiegato in conferenza stampa Donnet, «Woody avrà il tempo di preparare un successore interno». I due soci avranno poteri di veto su alcune questioni strategiche come aumenti di capitale, fusioni e acquisizioni. L’azienda partirà a inizio 2026, dopo il vaglio delle autorità e del governo italiano per quanto riguarda il golden power.Nessuna traccia, però, di una exit strategy: «Non si può parlare del divorzio nel giorno del matrimonio, non è bello», dribbla la domanda Donnet. E non c’è molta voglia di scendere nel dettaglio riguardo ai rilievi del collegio sindacale, che aveva evidenziato i tempi stretti di approvazione di un’operazione così importante: «La netta maggioranza del cda ha espresso grande soddisfazione per l’operazione e per aver fornito loro, per tempo, informazioni di qualità». Nessun commento sulla missiva che i soci Caltagirone (con il 6,6%) e Delfin (9,9%) – entrambi contrari – avrebbero recapitato a ciascun consigliere circa la possibilità di un’azione di responsabilità. LEGGI TUTTO

  • in

    Accordo Generali-Natixis, il muro del Parlamento

    Ascolta ora

    Difficilmente nell’arco parlamentare italiano si è visto un tale fuoco di sbarramento contro un’operazione finanziaria. Per di più trasversale: da Fratelli d’Italia, fino al Partito democratico passando per il Movimento 5 Stelle sono fioccati commenti negativi sull’alleanza tra Generali e Natixis. «Desta preoccupazione l’accordo preliminare annunciato questa mattina (ieri, ndr) fra Generali e Bpce, approvato a maggioranza dal consiglio di amministrazione della compagnia», è l’allarme dell’esponente del partito della premier Meloni e capogruppo nella Commissione finanze, Fausto Orsomarso, «nonostante l’invito al rinvio formulato dal collegio sindacale, che conferisce ad una joint venture di nuova costituzione e con sede ad Amsterdam il controllo del risparmio gestito della compagnia nonché – in base a quanto riportato dalla stampa – l’intero patrimonio immobiliare della società. L’operazione, alla luce di quanto si legge e di quanto reso noto dalla compagnia, rischia di avere impatti rilevanti per l’Italia». Orsomarso denuncia poi un fatto nuovo: «A fronte delle masse conferite costituite in gran parte dal risparmio nazionale, si aggiungono 15 miliardi di capitale di avviamento» conferito alla nuova piattaforma da Generali nei primi 5 anni (nulla invece da Bpce), «il vertice manageriale vede inoltre una netta prevalenza di esponenti stranieri: tre francesi e un americano». Grande cautela anche da Vito De Palma di Forza Italia, capogruppo in commissione finanze alla Camera: «Auspichiamo che da parte degli organi deputati vengano effettuate tutte le necessarie verifiche per garantire che l’operazione in atto non rappresenti esclusivamente una natura speculativa». Critica anche Mara Carfagna di Noi Moderati: «Un’operazione che sposta all’estero la gestione di 650 miliardi di risparmio degli italiani, senza garanzie, come sottolineato anche dal Copasir, su come queste risorse saranno impiegate, solleva dubbi legittimi».Dalla maggioranza all’opposizione, ieri è intervenuto il deputato Roberto Morassut del Partito democratico: «Nasce un grande soggetto finanziario che coinvolge il grande colosso italiano di Generali», peraltro «con una procedura lampo che ha visto sollevare molti dubbi interni e con l’esplicita contrarietà dei revisori del gruppo Generali. Un’operazione che «mette in discussione punti sensibili del sistema posto che Generali è uno dei maggiori investitori di titoli di Stato». Dello stesso avviso anche il collega deputato, sempre del Pd, Claudio Mancini: la decisione assunta lunedì dal consiglio d’amministrazione di Generali «di avviare il percorso di una joint venture nel risparmio gestito con i francesi di Natixis desta preoccupazione, anche per la completa assenza di chiarezza sulla governance della possibile futura alleanza». Ragione per cui «è necessario che le commissioni parlamentari siano investite della questione e che il governo riferisca in Parlamento su quali iniziative intende assumere». LEGGI TUTTO

  • in

    Le Pmi con Ansaldo per rafforzare la filiera

    Ascolta ora

    Avvicinare e connettere le piccole e medie imprese del territorio con i grandi player industriali. Con l’obiettivo di anticipare i tempi e sviluppare una politica industriale che faccia scuola presso le altre Regioni italiane, la Lombardia rafforza la strategia delle filiere portata avanti dall’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi. Un progetto per facilitare i contatti tra i leader di specifici settori e Pmi, le piccole e medie imprese potenzialmente interessate a entrare nelle catene di fornitura. LEGGI TUTTO