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    Gli effetti della grave siccità in Amazzonia

    Nella città brasiliana di Manaus, la più popolata di tutta l’Amazzonia con oltre 2 milioni di abitanti, negli ultimi giorni sono stati registrati livelli molto più alti del solito di inquinamento atmosferico a causa di un prolungato periodo di siccità. Gli incendi nella foresta intorno alla città hanno contribuito al peggioramento della qualità dell’aria, al punto che in alcuni giorni della scorsa settimana Manaus era la città più inquinata del Brasile e una delle aree abitate con il più alto livello di inquinamento al mondo.La stagione secca più lunga e intensa del solito in parte dell’Amazzonia è probabilmente dovuta a “El Niño”, l’insieme di periodici fenomeni atmosferici nell’oceano Pacifico che influenza il clima in gran parte del pianeta, causando anche un aumento delle temperature che si unisce agli effetti del riscaldamento globale dovuto alle attività umane.Oltre a essere rimasti avvolti per diversi giorni nelle polveri e nei fumi prodotti dagli incendi, gli abitanti di Manaus si sono anche dovuti confrontare con una marcata riduzione delle risorse idriche. Il livello dell’acqua si è ridotto al punto da lasciare in secca molte imbarcazioni nel porto, di solito florido grazie alla vicina confluenza del Rio Negro con il Rio delle Amazzoni, due dei fiumi più grandi e importanti al mondo. L’acqua solitamente abbondante è diventata scarsa a causa delle poche piogge in un’area solitamente molto piovosa, soprattutto alla fine della stagione secca che è invece durata più a lungo del solito.Manaus, Amazonas, Brasile, 16 ottobre 2023 (AP Photo/Edmar Barros)La siccità ha interessato diverse altre zone dello stato di Amazonas, il più esteso del Brasile e coperto per buona parte dalla foresta amazzonica. Le autorità locali hanno stimato che ci siano stati oltre 2.700 incendi durante la stagione secca, la quantità più alta mai registrata. La crisi era in parte prevedibile, considerato che nei periodi in cui si forma “El Niño” ci sono temperature più alte e meno pioggia. Nonostante ciò, il Brasile non si è attrezzato con squadre di vigili del fuoco e mezzi a sufficienza per affrontare l’emergenza.Manaus, Amazonas, Brasile, 16 ottobre 2023 (AP Photo/Edmar Barros)Una stagione secca prolungata non si traduce solamente in maggiori quantità di incendi, ma anche in minori volumi d’acqua nel complesso sistema idrico dell’Amazzonia. Oltre a essere essenziale per la vita di migliaia di specie diverse sia vegetali sia animali, l’acqua è anche il principale mezzo di trasporto per le decine di popolazioni indigene che vivono nello sterminato territorio amazzonico. Muoversi a piedi per lunghe distanze sul fondo della foresta pluviale è pericoloso e quasi sempre impraticabile, di conseguenza gli spostamenti vengono effettuati su canoe e piccole barche attraverso i corsi d’acqua che si formano stagionalmente, ma che quest’anno non sono sempre navigabili a causa della siccità.Manaus, Amazonas, Brasile, 16 ottobre 2023 (AP Photo/Edmar Barros)I cambiamenti climatici stanno avendo ormai da anni un forte impatto sulla foresta amazzonica, con conseguenze per la sua biodiversità, cioè la varietà di organismi che popolano i suoi ambienti. Gli incendi non si verificano solo naturalmente: spesso hanno cause dolose dovute alla costruzione di nuove infrastrutture, come strade, o alla creazione di nuovi campi per uso agricolo che modificano gli ecosistemi amazzonici con gravi conseguenze per numerose specie. LEGGI TUTTO

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    La sonda russa Luna-25 si è schiantata sulla Luna

    Caricamento playerLa sonda della missione spaziale russa Luna-25 si è schiantata sulla Luna, dove sarebbe dovuta atterrare per attività di esplorazione e ricerca. Lo ha fatto sapere l’agenzia spaziale russa Roscosmos, dicendo di aver perso il contatto con la sonda sabato. La missione Luna-25 era partita su un razzo Soyuz da Vostochny, nell’estremo est della Russia e non lontano dal confine cinese, l’11 agosto; avrebbe dovuto raggiungere il suolo lunare lunedì. Non si sa cosa abbia causato la «situazione d’emergenza» che ha portato allo schianto. Roscosmos ha detto che farà un’indagine in merito.Luna-25 era la prima missione lunare russa in quasi cinquant’anni: la precedente, Luna-24, fu lanciata nel 1976, quando ancora era in corso la “corsa allo Spazio” tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nominando la nuova missione Luna-25, il governo russo del presidente Vladimir Putin ha voluto sottolineare la continuità con la stagione piuttosto importante dell’esplorazione spaziale sovietica e cercare di dimostrare che la Russia è tornata a essere un paese capace di operare nello Spazio. Oltre agli obiettivi scientifici, la missione aveva anche un evidente valore politico e simbolico, che si è amplificato ulteriormente con l’inizio della guerra in Ucraina.Se tutto fosse andato come da programmi, la sonda avrebbe dovuto raggiungere il suolo lunare sul polo sud del satellite, dove avrebbe prelevato e analizzato campioni di terreno e ghiaccio dal polo sud lunare. Il polo sud lunare è anche l’obiettivo della missione spaziale indiana Chandrayaan-3, partita il 14 luglio: la sua sonda è attualmente in orbita attorno al satellite e dovrebbe cercare di atterrarci nei prossimi tre o quattro giorni.La Russia avrebbe voluto arrivare prima dell’India perché il polo sud lunare è stato poco esplorato e nessuna nave spaziale è mai allunata in questa regione; le missioni finora si sono concentrate nella zona equatoriale. Il polo sud lunare è considerato interessante per la presenza di acqua sotto forma di ghiaccio, che in futuro potrebbe essere sfruttata per il mantenimento di una base con esseri umani. LEGGI TUTTO

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    Perché la Russia vuole tornare sulla Luna

    Nelle prime ore di venerdì è partita la missione spaziale russa Luna-25, il cui scopo è portare una sonda sul polo sud lunare per attività di esplorazione e di ricerca. Luna-25 è la prima missione lunare russa in quasi cinquant’anni: la precedente, Luna-24, fu lanciata nel 1976, quando ancora era in corso la “corsa allo Spazio” tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nominando la nuova missione Luna-25, il governo russo del presidente Vladimir Putin ha voluto sottolineare la continuità con la stagione piuttosto importante dell’esplorazione spaziale sovietica e cercare di dimostrare che la Russia è tornata a essere un paese capace di operare nello Spazio.Luna-25 è partita da Vostochny, nell’estremo est della Russia e non lontano dal confine cinese. È partita su un razzo Soyuz, che è in uso dall’epoca sovietica ed è stato più volte aggiornato. Secondo Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, la missione dovrebbe entrare nell’orbita lunare il 16 agosto e fare un primo tentativo di allunaggio il 21. Se l’allunaggio avrà successo, Luna-25 rimarrà attiva sul suono lunare per circa un anno, per condurre test ed esperimenti. Gli obiettivi di Roscosmos sono principalmente due: testare le proprie tecnologie e strumentazioni in vista di future missioni e prelevare e analizzare campioni di terreno e ghiaccio dal polo sud lunare.Il polo sud lunare è stato poco esplorato e nessuna nave spaziale è mai sbarcata in questa regione perché le missioni finora si sono concentrare nella zona equatoriale. È considerato interessante per la presenza di acqua, sotto forma di ghiaccio, che in futuro potrebbe essere sfruttata per il mantenimento di una base con esseri umani.Luna-25 porterà sulla Luna un “lander”, cioè una sonda che rimarrà fissa là dove è allunata. La missione non comprende invece un “rover” (un veicolo automatico capace di spostarsi sulla superficie lunare) e nemmeno un “orbiter”, cioè un veicolo che orbita attorno alla Luna per raccogliere dati dall’alto.Luna-25 punta piuttosto chiaramente a essere la prima a fare un allunaggio di successo nel polo sud lunare. La speranza della Russia è di riuscire a battere sul tempo la missione indiana Chandrayaan-3, che è partita un mese fa (il 14 luglio) ma che impiegherà più tempo a raggiungere la Luna perché ha preso un percorso più lungo che richiede un minor dispendio di carburante. Luna-25 dovrebbe fare il suo allunaggio il 21 agosto, mentre si stima che Chandrayaan-3 allunerà tra il 21 e il 23 agosto.Luna-25 si pone in continuità diretta con le missioni lunari sovietiche non soltanto nel nome. Il progetto della missione ricorda piuttosto da vicino i progetti sovietici di cinquant’anni fa: «L’architettura del lander è molto simile a quelli che l’Unione Sovietica usava per gli allunaggi negli anni Settanta, ma più piccolo», ha detto al New York Times Anatoly Zak, un esperto di settore spaziale russo.Per il governo russo di Vladimir Putin Luna-25 ha anche un evidente valore politico e simbolico, che si è amplificato ulteriormente con l’inizio della guerra in Ucraina. Per la Russia, e in particolare per un leader autoritario e nazionalista come Putin, i successi spaziali dell’Unione Sovietica sono uno dei momenti più gloriosi della storia russa. La cosiddetta “corsa allo Spazio”, cioè quel periodo di competizione tecnologica che portò Stati Uniti e Unione Sovietica a raggiungere eccezionali successi nell’ambito dell’esplorazione spaziale, è ancora oggi ricordata in Russia come uno dei momenti di massima potenza e influenza del paese.Dopo il crollo dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni Novanta, anche il programma spaziale russo entrò in grave crisi. La Russia continuò a mantenere le infrastrutture di epoca sovietica e a usarle per numerose importanti operazioni. Per esempio per alcuni anni dopo la fine del programma spaziale americano degli Shuttle, il razzo Soyuz russo è stato l’unico mezzo con cui era possibile mandare esseri umani in orbita. Ma le missioni più grandi e ambiziose furono bloccate praticamente del tutto. Per questo riportare la Russia nello Spazio è sempre stato una delle priorità del grande piano di restaurazione nazionale di Vladimir Putin.La necessità di mostrare a livello internazionale che la Russia è un paese capace di lanciare ambiziose missioni spaziali è diventata più urgente dopo l’invasione russa dell’Ucraina, quando la Russia è stata colpita da imponenti sanzioni occidentali che hanno, tra le altre cose, l’obiettivo di danneggiare il suo settore tecnologico privandolo dell’accesso alle tecnologie e ai componenti occidentali. La guerra inoltre ha annullato quasi del tutto i progetti di collaborazione tra l’agenzia spaziale russa e quelle occidentali.Con Luna-25 la Russia tenta di dimostrare di essere immune alle sanzioni, e capace di lanciare una missione lunare nonostante i tentativi dell’Occidente di isolarla e colpirla economicamente. In realtà le missioni come Luna-25 richiedono molti anni di preparazione, e difficilmente le sanzioni imposte poco più di un anno fa hanno influito pesantemente sulla missione. Non è chiaro invece se e quanto le sanzioni influiranno sulle prossime eventuali missioni. La Russia spera di lanciare nei prossimi anni una missione Luna-26, che dovrebbe essere un orbiter, e Luna-27, che dovrebbe essere costituita da un lander più grande e sviluppato di quello della missione attuale. LEGGI TUTTO

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    Scoperto a Gussago un laboratorio clandestino per realizzare olio di canapa

    A Gussago in provincia di Brescia è stato scoperto un laboratorio clandestino dedito alla realizzazione di olio di cannabis, che veniva poi rivenduto illegalmente online a clienti anche con patologie severe. Il responsabile della creazione del laboratorio è un 50enne bresciano. Le indagini sono partite in seguito alla segnalazione, effettuata alle forze dell’ordine, da parte […] LEGGI TUTTO

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    Per l’OMS la pandemia da coronavirus non è più un’emergenza internazionale

    Il Comitato di emergenza sul coronavirus dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – l’agenzia dell’ONU che si occupa di salute – ha stabilito che la pandemia da COVID-19 non è più un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. La scelta è stata condivisa dal direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha ufficializzato la decisione.L’emergenza era stata dichiarata nel gennaio del 2020: da allora ci sono stati almeno 6,8 milioni di morti ufficiali riconducibili alla pandemia (il bilancio è sicuramente più alto), che però ormai da mesi è tenuta sotto controllo in varie parti del mondo. La stessa decisione dell’OMS era attesa da settimane: diversi funzionari dell’agenzia avevano anticipato che il 5 maggio sarebbe arrivata questa decisione.Ghebreyesus ha sottolineato che questa decisione non dovrebbe indurre le persone a ritenere finita la pandemia: «il virus è qui per rimanere, sta ancora uccidendo e mutando. Rimane il rischio che la nascita di nuove varianti causi aumenti di casi e di morti», ha detto nella conferenza stampa con cui ha annunciato la decisione dell’OMS.L’OMS dichiara un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale quando ci si trova di fronte a «un evento straordinario che può comportare rischi per la salute pubblica in altri stati». L’Organizzazione ha dichiarato questo tipo di emergenza altre sei volte: nel 2009 con l’epidemia di influenza H1N1, nel maggio del 2014 per la poliomielite, nel 2014 e nel 2019 per Ebola e nel 2016 per il virus Zika. Nell’estate del 2022 lo ha fatto anche per il cosiddetto vaiolo delle scimmie. LEGGI TUTTO

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    In Spagna c’è un gran caldo anomalo e precoce

    In Spagna è stata raggiunta la temperatura più alta mai registrata nel mese di aprile, con una massima di 38,4 °C rilevata nel tardo pomeriggio di giovedì all’aeroporto di Cordoba, nel sud del paese. In molte altre città dell’Andalusia, la regione dove si trova Cordoba, sono stati superati abbondantemente i 30 °C, con una massima di 35 °C a Siviglia. Nel complesso, nel mese di aprile le temperature massime rilevate in Spagna sono state per alcuni giorni superiori di 10-15 °C rispetto alla media stagionale. Secondo gli esperti, quello di quest’anno sarà l’aprile più caldo mai registrato nel paese e aggraverà le già difficili condizioni legate alla siccità e alla mancanza di riserve idriche per affrontare la tarda primavera e l’estate.Le temperature massime registrate negli ultimi giorni sono state causate dal passaggio di un fronte di aria calda sulla penisola iberica proveniente dall’Africa, combinato a una fase di lenta evoluzione delle condizioni atmosferiche dovuta all’alta pressione. È un fenomeno che si verifica con una certa frequenza, ma di solito verso la primavera inoltrata e l’estate, difficilmente con ondate di calore così estese e precoci.Per ridurre i rischi per la popolazione, varie amministrazioni locali spagnole hanno già messo in pratica le procedure che di solito sono adottate per le ondate di calore estive. In molte zone si è deciso di modificare gli orari nelle scuole, in modo da concentrare le lezioni nei periodi più freschi della giornata o interromperle in anticipo, mentre a Madrid è stato rafforzato il servizio dei mezzi pubblici per ridurre i tempi di attesa. Le piscine pubbliche sono state aperte con un mese di anticipo e sono stati avviati piani di assistenza per gli anziani e le fasce più deboli della popolazione.Il caldo degli ultimi giorni avrà ulteriori conseguenze sulla siccità sempre più grave in molte aree della Spagna. Nelle prime tre settimane di aprile è caduto circa un quarto della pioggia che normalmente si ha in questo periodo dell’anno. I dati degli ultimi giorni del mese non sono ancora disponibili, ma è probabile che questo mese si confermi come il più secco mai registrato nel paese.The river discharge anomaly, based on reanalysis data from March to April 25, 2023, shows a concerning picture of the #drought still affecting Southern Europe, particularly northern Italy. #rstats #dataviz pic.twitter.com/q6jwC9xlhp— Dr. Dominic Royé (@dr_xeo) April 27, 2023Secondo le previsioni, nel fine settimana le temperature massime dovrebbero scendere, ma già dall’inizio di maggio potrebbe tornare a fare caldo a cominciare dalla Spagna meridionale. Lo scorso anno a maggio erano state registrate massime superiori ai 40 °C, con un ulteriore peggioramento tra giugno e luglio con due ondate di calore che avevano interessato anche diverse altre aree dell’Europa. Il caldo e la siccità avevano contribuito a un aumento degli incendi boschivi, tra i più grandi registrati nel paese negli ultimi anni.È difficile ricondurre un singolo evento meteorologico al cambiamento climatico, soprattutto nel breve periodo, ma numerose ricerche segnalano ormai da tempo come questi eventi stiano diventando sempre più estremi proprio a causa del riscaldamento globale. Lo scorso anno è stato il secondo più caldo mai registrato in Europa con la stagione più calda mai rilevata. Nel suo complesso nel continente si sta assistendo a un aumento della temperatura media più intenso rispetto alla media globale, con grandi implicazioni sia nell’immediato per le emergenze sanitarie legate alle ondate di calore sia nel medio-lungo periodo per la mancanza di precipitazioni, specialmente nel sud dell’Europa.Il governo della Spagna ha di recente chiesto aiuto all’Unione Europea per sostenere gli agricoltori in difficoltà a causa del lungo periodo di siccità, che rende impraticabile la semina. Il paese è un importante esportatore di frutta, ortaggi e materie prime per il settore alimentare: raccolti più contenuti potrebbero avere conseguenze per il resto dell’Europa e influire sui prezzi, già aumentati a causa dell’inflazione.In Europa la fine dell’inverno e i primi mesi della primavera sono stati più caldi rispetto alla media, con scarse piogge in molti casi insufficienti per ripristinare le riserve idriche già messe a dura prova dalla siccità dello scorso anno. Le ondate di caldo hanno inoltre interessato precocemente altre zone del pianeta, con temperature sopra i 45 °C nel nord-ovest della Thailandia e 40 °C rilevati a Dacca, la capitale del Bangladesh. LEGGI TUTTO

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    La fioritura dei ciliegi in Giappone è anticipata dal cambiamento climatico

    A Kawazu, una città giapponese a sud-ovest di Tokyo, stanno fiorendo certi tipi di ciliegi. Il vero e proprio hanami, l’usanza di ammirare la fioritura di questi alberi che ogni anno attraggono anche molti turisti stranieri in Giappone, si svolgerà tra qualche settimana ma in molte parti del paese comincerà prima del 20 marzo, cioè prima dell’inizio della primavera astronomica. Le date di fioritura cambiano di anno in anno, e variano nelle diverse parti del paese a seconda del clima locale, ma negli ultimi decenni in media sono state precoci rispetto al passato, e come per tante altre specie vegetali c’entra l’aumento delle temperature globali causato dalle attività umane.Abbiamo il primo Sakura dell’anno!Proprio nel tempio davanti casa今年初#ultragiappone #sakura #桜 pic.twitter.com/3adPbElnQz— フラ -pesceriso- (@pesceriso) February 28, 2023Secondo le previsioni dell’Associazione meteorologica giapponese (JWA) a Kyoto, l’antica capitale del Giappone e una delle principali mete turistiche del paese, la fioritura dei ciliegi quest’anno inizierà il 22 marzo. La piena fioritura, il momento migliore per ammirare gli alberi, è invece attesa per il 30 marzo. Non sarà estremamente anticipata rispetto alla media come quella del 2021, quanto avvenne il 26 marzo e fu la più precoce nei circa 1.200 anni da cui si registrano dati sui ciliegi di Kyoto (che erano tenuti in grande considerazione dalle corti imperiali giapponesi già più di un millennio fa), ma comunque ci andrà vicino.Le previsioni su quando avverrà la piena fioritura dei ciliegi nelle diverse parti del Giappone nel 2023 aggiornata al 2 marzo (JWA)Proprio a seguito del record del 2021, l’Università di Osaka aveva collaborato con il Met Office, l’agenzia meteorologica nazionale del Regno Unito e una delle più autorevoli istituzioni del mondo nel suo ambito, per stabilire se il cambiamento climatico avesse un’influenza sui tempi della fioritura dei ciliegi. In uno studio pubblicato l’anno scorso sulla rivista Environmental Research Letters, avevano dimostrato come dagli anni Trenta del Novecento in poi le conseguenze delle attività umane hanno determinato un’anticipazione delle fioriture di 11 giorni a Kyoto e avevano stimato che entro il 2100 potrà aumentare di altri 6.A influire non è solo l’aumento generale delle temperature causato dalle emissioni di gas serra, che riguarda tutto il mondo: c’entrano anche le maggiori temperature che si registrano a Kyoto come nelle altre città del mondo rispetto alle aree di campagna, e che sono dovute principalmente all’alta percentuale di superfici scure che assorbono molta più radiazione solare rispetto al terreno non edificato o asfaltato. Secondo lo studio dell’Università di Osaka e del Met Office, senza la particolare situazione urbana l’effetto del riscaldamento globale sulla fioritura dei ciliegi di Kyoto si sarebbe cominciato a vedere solo alla fine del Novecento invece che già settant’anni prima.Questi risultati sono stati ottenuti grazie ai numerosi dati sulle fioriture dei ciliegi e a quelli sulle temperature di Kyoto, registrati a partire dalla fine dell’Ottocento. Per appurare le differenze tra gli alberi di città e quelli di campagna sono stati usati dati relativi a Kameoka, una località rurale vicina a Kyoto. In passato i due luoghi avevano temperature simili, che però cominciarono a differenziarsi dagli anni Quaranta.La variazione rispetto alla media storica delle date di piena fioritura dei ciliegi nel corso del tempo: in azzurro sono indicati i dati relativi a Kameoka, in rosa quelli che riguardano Kyoto (Met Office)I ciliegi del Giappone (lì chiamati sakura) non sono gli stessi di cui si mangiano le ciliegie, ma appartengono a una specie da cui non si ricavano frutti commestibili (Prunus serrulata). Sono tuttavia noti in tutto il mondo per la bellezza dei loro fiori, che sono uno dei simboli del Giappone all’estero. Negli anni le autorità giapponesi ne hanno più volte regalati ad altri paesi: è il caso dei ciliegi del parco dell’EUR, a Roma, e di quelli del National Mall di Washington, negli Stati Uniti, l’area in cui si trovano la sede del Congresso americano e vari monumenti. LEGGI TUTTO

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    L’India ha ricevuto dal Sudafrica 12 ghepardi per il suo progetto di reintroduzione della specie

    Sabato 12 ghepardi provenienti dal Sudafrica sono arrivati alla base dell’aeronautica indiana di Gwalior, nell’India settentrionale, e prossimamente saranno portati nel vicino Parco nazionale di Kuno-Palpur: fanno parte dell’ambizioso piano per la reintroduzione della specie nel paese e saranno aggiunti agli otto ghepardi che l’India aveva ricevuto dalla Namibia a settembre.In passato i ghepardi erano presenti in gran numero non solo in Africa, ma anche in alcune zone dell’Asia, dalla penisola arabica all’Afghanistan: oggi la popolazione asiatica di ghepardi è praticamente scomparsa a causa della riduzione del suo habitat per via delle attività umane, della scarsità di cibo legata a una più generale riduzione delle popolazioni di animali selvatici, e della caccia. Durante la dominazione britannica dell’India, i ghepardi venivano uccisi per evitare che sbranassero il bestiame e nel paese non ce ne sono più almeno dal 1952: da allora si era provato più volte a reintrodurli, finora senza successo. Nel 2020 la Corte Suprema indiana aveva stabilito che la specie potesse essere reintrodotta, a patto che il tentativo venisse condotto in un «territorio scelto accuratamente». Sono stati chiesti alla Namibia e poi al Sudafrica perché sono i paesi in cui vivono le più grandi popolazioni selvatiche di ghepardi; in Sudafrica in particolare si stima che ce ne siano troppi per le risorse a loro disposizione e per questo anche in passato ne sono stati donati alcuni ad altri paesi. A gennaio l’India ha detto che progetta di accogliere 12 ghepardi all’anno dai due paesi africani per i prossimi 8-10 anni.Quelli arrivati in India sabato saranno portati in elicottero al parco di Kuno-Palpur e inizialmente saranno liberati in una zona recintata per un periodo di quarantena.I ghepardi sono una specie considerata «vulnerabile» all’estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l’ente internazionale riconosciuto dall’ONU che valuta quali specie animali e vegetali rischiano l’estinzione. Dovrebbero essercene circa settemila in natura in tutto il mondo.– Leggi anche: Anche i ghepardi fanno le fusa Due ghepardi all’interno di un’area recintata in una riserva vicino a Bella Bella, in Sudafrica, il 4 settembre 2022: erano in quarantena in attesa di essere portati all’estero (AP Photo/Denis Farrell, LaPresse) LEGGI TUTTO