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    Validità convocazione assemblea: vecchio indirizzo e obblighi delle parti

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    I punti chiave

    La validità della convocazione dell’assemblea condominiale inviata al vecchio indirizzo del registro anagrafico dipende principalmente dalla comunicazione tempestiva delle variazioni di residenza da parte dei condòmini.È fondamentale che i condòmini informino l’amministratore di qualsiasi cambio di indirizzo per garantire la corretta ricezione delle comunicazioni ufficiali. Inoltre, l’amministratore deve utilizzare le modalità di convocazione previste dalla legge, salvo diverse indicazioni concordate con i condòmini. Vediamo più nel dettaglio i vari aspetti della questione.Principio generaleSecondo l’articolo 66 delle Disposizioni di Attuazione del Codice Civile, la convocazione dell’assemblea condominiale deve essere inviata con mezzi idonei a garantire la prova della ricezione (ad esempio raccomandata, Pec, fax o consegna a mano con ricevuta). La validità della convocazione dipende quindi dalla corretta identificazione del destinatario e dal fatto che questi abbia ricevuto l’avviso in tempo utile.Indirizzo errato e responsabilità del condòminoSe la convocazione viene inviata all’indirizzo risultante dal registro anagrafico condominiale, che non sia stato aggiornato dal condòmino, la giurisprudenza tende a ritenere comunque valida la comunicazione. Infatti, è obbligo del condòmino comunicare tempestivamente all’amministratore eventuali variazioni di domicilio o di residenza (articolo 1130 del Codice Civile).Se tuttavia l’amministratore è a conoscenza del nuovo indirizzo del condòmino, anche se il registro non è stato aggiornato, potrebbe essere considerata irregolare una convocazione inviata al vecchio indirizzo.Giurisprudenza sulla questioneLa Corte di Cassazione ha più volte ribadito che, in caso di contestazione, la validità della convocazione dipende dal comportamento delle parti:se il condòmino non ha aggiornato il proprio domicilio nel registro anagrafico condominiale, la mancata ricezione della convocazione non può essere imputata all’amministratore;se invece l’amministratore conosce il nuovo indirizzo ma continua a inviare le comunicazioni a quello vecchio, il condòmino può impugnare le deliberazioni assembleari per vizio di convocazione.Un esempio recente è la Sentenza del Tribunale di Rieti n. 329 del 3 giugno 2024, che ha confermato la validità della convocazione inviata all’indirizzo presente nel registro dell’anagrafe condominiale, anche se il condòmino si è trasferito senza comunicarlo.Modalità di convocazione e nuovi strumenti digitaliLa legge di riforma del condominio (220/2012) ha specificato le modalità con cui devono essere inviate le convocazioni delle assemblee, stabilendo che gli avvisi devono essere comunicati tramite posta raccomandata, posta elettronica certificata (Pec), fax o consegna a mano. Tuttavia, in alcuni casi, l’uso di email ordinaria è stato ritenuto valido, soprattutto se espressamente richiesto dai condòmini.Si è pronunciato su questo anche il Tribunale di Roma, stabilendo che la convocazione via email ordinaria è valida se richiesta dai condòmini stessi, evidenziando che il mancato rispetto delle disposizioni di legge non può essere imputato all’amministratore che aderisce a una loro specifica richiesta. LEGGI TUTTO

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    Danni, come funziona la richiesta di risarcimento al condominio da parte di un condomino

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    Dalla perdita delle tubature del condominio che causano macchie o infiltrazioni nell’appartamento, sino ai danni causati dal vicino di casa durante le ristrutturazioni passando, nel peggiore dei casi, in un infortunio dovuto magari ad una caduta per il pavimento lasciato bagnato dalla ditta di pulizia.Quando un condomino subisce dei danni legati allo stesso immobile della cui assemblea fa parte, capire come richiedere i danni non è cosa scontata, perché è necessario dimostrare che vi è una responsabilità effettiva del condominio rispetto ai danni patiti.Quando e come è possibile richiedere i danni? Entriamo più nel dettaglio.Quando spetta il risarcimentoSecondo quanto previsto dall’articolo 2051 del Codice civile:“ Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”. Pertanto, se il danno proviene dall’appartamento di un condomino, dovrà essere lui a provvedere alla riparazione del danno.Invece se colui che ha causato il danno è proprio il condominio la situazione è un po’ diversa in quanto chi ha subito il danno è a sua volta proprietario delle parti comuni e, dunque, responsabile (in parte) del danno subito. Di conseguenza, per ottenere il risarcimento è necessario dimostrare che l’evento sia legato ad un caso fortuito, cioè un evento imprevedibile e indubitabile come la caduta di una tegola.Per proprietà, invece, in questo caso dobbiamo riferirci alle parti comuni di cui abbiamo parlato in un precedente articolo de IlGiornale.It, tra cui, ad esempio scale, il tetto e il lastrico.Dunque, è possibile richiedere un risarcimento, ad esempio, nel caso in cui si allaghi casa a causa di una rottura di un tubo condominiale dovuto alla cattiva manutenzione. Per richiedere il risarcimento, pertanto, è necessarioaver subito un danno.che il danno sia dovuto ad una cattiva gestione.Che sussista un nesso tra evento e cattiva gestione.che si possa provare questo nesso.Come richiedere il dannoIl primo passo per richiedere il risarcimento al proprio condominio è quello di inviare una raccomandata A/R o una posta elettronica certificata all’amministratore di condominio, inserendo un termine per rispondere che, di solito, va dai 7 ai 14 giorni lavorativi. LEGGI TUTTO

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    Sei un fumatore? Ecco come puoi risparmiare

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    I punti chiave

    Fumare costa salute e soldi. Ogni anno, in media, ogni persona spende circa 2.080 euro per l’acquisto di sigarette, tabacco riscaldato o sigarette elettroniche. Tuttavia, questa cifra si estende oltre la semplice spesa individuale. Il sistema sanitario italiano sostiene una spesa annuale di circa 26 miliardi di euro per curare le malattie causate dal fumo, comprese quelle legate al fumo passivo, lo afferma un rapporto di Federconsumatori e Fondazione Isscon. Ecco come risparmiare.Ridurre i costi del fumoEsistono diverse opzioni per ridurre il costo del fumo senza dover smettere completamente. Una delle soluzioni più efficaci è quella di ridurre il numero di sigarette fumate. Ad esempio, se un fumatore consuma un pacchetto al giorno, la spesa annuale ammonta a circa 2.080 euro. Se, invece, la frequenza si riduce a tre pacchetti a settimana, la spesa scende a circa 890 euro, mentre fumando due pacchetti a settimana si spendono circa 590 euro. In questo modo, il fumatore può risparmiare notevolmente senza rinunciare del tutto al vizio.Tabacco riscaldatoUn’altra opzione interessante è il tabacco riscaldato, che rappresenta una alternativa meno costosa rispetto alle sigarette tradizionali. Un pacchetto di sigarette riscaldate costa circa 5,50 euro, con un risparmio di circa 0,20 centesimi rispetto alle sigarette classiche. Tuttavia, bisogna tenere presente che l’acquisto del dispositivo per riscaldare il tabacco comporta una spesa iniziale che può variare tra i 49 e i 129 euro. A lungo termine, il costo annuale per fumare sigarette riscaldate potrebbe risultare simile a quello delle sigarette tradizionali, a meno che non si riduca l’uso del dispositivo.Sigarette elettronicheLe sigarette elettroniche sono un’altra alternativa, sebbene richiedano un investimento iniziale per l’acquisto del dispositivo, che può variare dai 30 ai 90 euro. Una volta acquistato il dispositivo, il costo annuo per l’uso della sigaretta elettronica si aggira intorno agli 837 euro, considerando il liquido e i pod (serbatoi) necessari. Questo rappresenta un costo inferiore rispetto alle sigarette tradizionali, ma anche in questo caso la spesa può variare a seconda del modello scelto e della frequenza di utilizzo.Acquisto all’ingrossoPer chi trova difficile ridurre o smettere di fumare, una soluzione temporanea potrebbe essere l’acquisto all’ingrosso. Acquistando pacchetti più grandi, infatti, è possibile ridurre il costo per sigaretta, ottenendo un risparmio rispetto all’acquisto di singoli pacchetti. Sebbene questa opzione non riduca i costi a lungo termine, può comunque rappresentare una soluzione per chi non riesce a fare a meno del fumo. LEGGI TUTTO

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    Parcheggio a pagamento, come evitare le sanzioni

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    Parcheggiare l’auto all’interno delle strisce blu non è sempre facile e la possiblità di incorrere in una sanzione è dietro l’angolo. Le difficoltà derivano non solo dalla scarsità di spazi, ma anche dalle problematiche legate alla gestione delle aree di sosta, dalla segnaletica poco chiara e dalle possibili sanzioni ingiustificate. In questo contesto, la ricerca di soluzioni per migliorare l’esperienza di parcheggio diventa cruciale. Ecco tutto ciò che c’è da sapere per sostare con la propria auto.Segnaletica confusa e imprecisaIn molte città italiane, le strisce blu sono accompagnate da una segnaletica che a volte risulta mal posizionata o addirittura sbiadita, creando notevoli difficoltà per gli automobilisti. La mancanza di chiarezza nella segnaletica può generare disorientamento, portando a sanzioni ingiustificate. Quando la segnaletica è tracciata male o non è ben visibile, anche chi parcheggia correttamente può trovarsi ad affrontare situazioni problematiche.Errori nel posizionamento delle autoUn aspetto che contribuisce significativamente allo stress da parcheggio riguarda il modo in cui i veicoli vengono sistemati all’interno degli spazi delimitati dalle strisce blu. Troppo spesso, le auto vengono parcheggiate in modo disordinato, invadendo più di un posto o lasciando spazi troppo stretti. Questa situazione rende più difficile il parcheggio per gli altri automobilisti e aumenta il rischio di incidenti, soprattutto nelle aree con un elevato volume di traffico.Le strisce blu sbiaditeLe strisce blu sbiadite rappresentano un ulteriore ostacolo per chi cerca di parcheggiare correttamente. Quando le linee di delimitazione sono poco visibili, diventa difficile orientarsi e parcheggiare nel modo giusto. In questi casi, se la sosta non rispetta le indicazioni, gli automobilisti hanno la possibilità di fare ricorso contro la multa. La legge prevede infatti che la segnaletica sia chiara e visibile, e se questa condizione non è rispettata, il ricorso ha buone possibilità di essere accettato.Le regole di parcheggioSecondo il Codice della Strada, esistono precise norme per il parcheggio dei veicoli. Il veicolo deve essere sistemato vicino al margine destro della carreggiata, parallelamente alla strada e senza invadere il marciapiede. In assenza di un marciapiede rialzato, è necessario lasciare almeno un metro di spazio per il passaggio dei pedoni. Queste regole sono fondamentali per garantire la sicurezza stradale, ma spesso la segnaletica errata rende difficile il rispetto di tali disposizioni. LEGGI TUTTO

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    Bancomat, nuove commissioni in base al valore del bene acquistato: cosa cambia da luglio

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    Il circuito Bancomat è pronto a cambiare faccia a partire dal primo giorno del mese di luglio 2025, quando entrerà in vigore il nuovo listino in quella che è a tutti gli effetti la prima revisione dopo un periodo di circa due anni.La principale differenza rispetto alla situazione attuale è quella delle commissioni applicate nel pagamento con carta, dal momento che varieranno a seconda del valore del prodotto che viene acquistato: ciò significa, ad esempio, che il ricarico sarà minimo per un caffè al bar e si incrementerà in modo proporzionale mano a mano che aumenta il prezzo dei beni oggetto di compravendita. Nonostante il ritocco verso l’alto del prezzario, ai commercianti comunque continuerà a convenire, pesando meno degli altri circuiti internazionali delle più diffuse carte di credito, quali Visa e Mastercard.Questa novità è conseguenza diretta dell’ingresso nel capitale di Bancomat da parte del fondo FSI, divenuto primo azionista del circuito con il suo 44%, grazie al quale ha scavalcato Intesa Sanpaolo e Unicredit, nonché principale promotore del processo di modernizzazione ed espansione anche all’estero. Con questo ingresso, il circuito Bancomat si è letteralmente trasformato, diventando a tutti gli effetti un’impresa e aprendosi all’adozione di nuove linee e soluzioni digitali in grado di accogliere anche i servizi derivanti dagli accordi commerciali stretti con Apple Pay e Amazon.Le commissioni applicate da Bancomat prevedono un’incidenza dello 0,2%-0,3% sul costo della transazione per l’esercente, contro lo 0,7% medio del circuito di debito e l’1,2% medio di quelli internazionali come Visa e Mastercard. Non è dato sapere se l’incremento delle tariffe, modulate in base al valore del bene dell’acquisto oggetto di transazione, sarà assorbito interamente dagli intermediari, che sacrificherebbero il proprio margine per mantenere inalterata la commissione, oppure se peserà esclusivamente sugli esercenti, cosa che potrebbe comportare un aumento dei costi anche per gli acquirenti. LEGGI TUTTO

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    Calendario del fisco, le date di marzo 2025

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    Anche il mese di marzo sarà pieno di scadenze del fisco a cui i contribuenti italiani, i datori di lavoro, i liberi professionisti e le imprese saranno chiamati ad adempiere.Si va dalla Certificazione Unica al versamento annuale Iva passando per la registrazione contratti di locazione. Ma vediamo quelle de cerchiare in rosso sul calendario fiscale.3 marzoLa prima scadenza riguarderà la registrazione contratti di locazione e versamento imposta di registro. Tutti coloro i quali on abbiano optato per la cedolare secca per i contratti di locazione e affitto dovranno versare l’imposta di registro sui contratti di locazione e affitto stipulati il primo febbraio scorso o rinnovati tacitamente con decorrenza dallo stesso periodo.Il versamento potrà essere effettuato attraverso il Modello “F24 versamenti con elementi identificativi” (anche F24 Elide), utilizzando, in relazione alla fattispecie, i codici tributo che vanno dal 1500 al 1510.17 marzoIl terzo lunedì di marzo sarà la giornata maggiormente impegnativa per il fisco con numerose scadenze che, a vario titolo, coinvolgeranno i contribuenti.Tra le più importanti, entro il 17 marzo i sostituti d’imposta saranno tenuti alla trasmissione telematica, all’Agenzia delle Entrate, delle Certificazioni Uniche relative ai redditi di lavoro dipendente, autonomo e diversi erogati nel 2024. Entro il medesimo periodo le certificazioni dovranno essere consegnate anche ai percettori.Inoltre, I datori di lavoro dovranno versare, all’Inps, i contributi relativi alle retribuzioni dei dipendenti di competenza del mese di febbraio 2025.Lo stesso giorno, coloro i quali esercitano attività di intermediazione immobiliare sui contratti di locazione brevi dovranno provvedere al versamento della ritenuta del 21% operata sui canoni o corrispettivi incassati o pagati nel mese precedente; il versamento potrà essere effettuato tramite modello F24 con modalità telematiche.Infine, i titolari di partita Iva dovranno effettuare l’eventuale versamento dell’Iva dovuta in base alla dichiarazione Iva annuale.31 marzoL’ultimo giorno del mese i lavoratori autonomi dovranno inviare all’Agenzia delle entrate la propria certificazione dei soli redditi derivanti da prestazioni di lavoro autonomo rientranti nell’esercizio di arte o professione abituale entro il 31 marzo 2025.Invece, per quanto riguarda i datori di lavori, si dovrà procedere al conguaglio con l’Inps di tipo contributivo con la denuncia del mese di febbraio 2025 da trasmettere all’Inps entro la fine di marzo. LEGGI TUTTO

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    Bonus veterinario, come risparmiare sulle spese degli amici a quattro zampe

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    Per tutti coloro che amano gli animali e desiderano un aiuto per le spese veterinarie, esiste un bonus pensato proprio per offrire un sostegno economico. Tuttavia, questo beneficio non è disponibile per tutti i possessori di animali domestici, ma solo per coloro che soddisfano determinati requisiti. In particolare, per usufruire del bonus, il proprietario deve avere almeno 65 anni, risiedere in Italia e avere un Isee inferiore a 16.215 euro. Inoltre, è necessario che l’animale sia registrato correttamente presso l’Anagrafe degli animali d’affezione, e che le spese veterinarie siano debitamente documentate e tracciabili. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.Quali animali riguardaIl bonus è attualmente rivolto esclusivamente a determinate categorie di animali, come cani, gatti, criceti, furetti e piccoli roditori. Non sono inclusi rettili, anfibi e invertebrati, per i quali non ci sono indicazioni ufficiali sul possibile beneficio. Possono usufruire del bonus anche i possessori di animali da compagnia che non hanno finalità produttive o alimentari, come nel caso degli animali d’accompagnamento per persone disabili o quelli utilizzati in attività di riabilitazione e pet therapy. Questi ultimi, infatti, sono considerati animali da compagnia e rientrano tra i beneficiari del bonus.Il beneficioTuttavia, alcuni animali sono esclusi dal beneficio. Non possono usufruire del bonus, infatti, gli animali destinati all’allevamento, alla riproduzione, al consumo alimentare o alle attività commerciali e agricole. Sono esclusi anche gli animali impiegati per scopi illeciti. La detrazione fiscale, che si applica alle spese veterinarie, arriva fino a un massimo di 550 euro, indipendentemente dal numero di animali posseduti. È importante sottolineare che per le spese relative ai farmaci è necessaria una spesa minima di 129,11 euro. LEGGI TUTTO

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    Scadenze fiscali di marzo 2025, tutte le date da ricordare

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    Il calendario delle scadenze fiscali relative a marzo sarà particolarmente fitto fin dai primi giorni del mese: ecco un breve vademecum per non saltarle ed evitare il rischio di incorrere in sanzioni.Lunedì 3 marzo sarà importante per coloro i quali hanno firmato un contratto di affitto o di locazione non optando per il regime della cedolare secca: in questa data scadono i termini entro cui va versata l’imposta di registro nel caso in cui l’accordo sia stato stipulato in data 1 febbraio 2025 o rinnovato in modo tacito con decorrenza dall’ 1 febbraio 2025. Per mettersi in regola occorre compilare il Modello “F24 versamenti con elementi identificativi” (F24 ELIDE).Mercoledì 5 è il turno del pagamento della rata della Rottamazione Quater: per i contribuenti che hanno aderito al piano e si trovano in regola coi versamenti precedenti la scadenza è fissata a venerdì 28 febbraio, ma la data slitta fino a mercoledì prossimo in virtù degli ulteriori 5 giorni di tolleranza concessi a termini di legge.L’8 marzo decadono i termini per chi ha deciso di mantenere riservati i dati sanitari: per opporsi e ottenere l’esclusione delle spese sanitarie dall’elaborazione automatica della dichiarazione dei redditi precompilata per il 2024 si ha tempo fino a sabato prossimo, ovviamente a patto di rinunciare a detrazioni e deduzioni fiscali.Entro il giorno 16, anche se trattandosi di una domenica la scadenza slitta a lunedì 17, i sostituti d’imposta hanno l’obbligo di trasmettere attraverso la Certificazione Unica i dati di lavoratori e pensionati con “redditi di lavoro dipendente e assimilati, redditi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi nonché i corrispettivi derivanti dai contratti di locazioni brevi” all’Agenzia delle Entrate tramite “modello ordinario” e al contempo di inviarne copia ai percettori delle somme con “modello sintetico” per effettuare la dichiarazione dei redditi.Lunedì 17 marzo va versata l’Iva di febbraio per coloro i quali hanno l’obbligo mensile attraverso modello F24 con modalità telematiche e codice tributo: 6002. Il medesimo giorno è anche il termine ultimo per pagare il saldo Iva relativa al periodo d’imposta 2024, nel caso in cui si sia stata scelta l’opzione annuale, oppure della 1° rata senza interessi per chi ha optato per la soluzione rateale.Entro martedì 25 marzo vanno inviati gli elenchi Intrastat: i documenti riepilogativi delle operazioni intracomunitarie effettuate verso operatori di altri Paesi UE nel mese di febbraio devono essere spediti all’Agenzia delle entrate dagli operatori che hanno obbligo mensile. LEGGI TUTTO