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    Consob, Savona: “Pronto a lasciare se non sono gradito”

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    Pronto al passo indietro se non gradito al governo. È quanto ha annunciato di essere pronto a fare il presidente della Consob, Paolo Savona, interpellato a margine di un intervento al Festival dell’Economia a Trento, sulla reazione di Bpm alla proroga di un mese dell’opus di UniCredit.”La Consob è un organo collegiale che lavora con gli uffici, il legale, gli emittenti, quello della trasparenza e del mercato – ha affermato – e quindi il risultato è la somma di tutte queste riflessioni”.Ai cronisti che gli hanno riportato le critiche di esponenti della maggioranza il presidente della Consob ha risposto in modo netto: “Io sempre pronto ad andarmene”. E poi ha aggiunto: “A un certo punto, quando non sono più gradito io vado via in tutte le istituzioni… finché sono gradito resto quando non sono più gradito vado via”. Non solo. Perché Savona ha continuato spiegando di avere un’età tale che “la saggezza incombe, significa che quando uno è saggio se ne deve andare in queste condizioni”. LEGGI TUTTO

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    Il Gruppo fa da apripista anche per la transizione green della Val d’Aosta

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    Prosegue la collaborazione dei due principali attori industriali della Valle d’Aosta per la transizione energetica sostenibile: il gruppo Cva e Cogne Acciai Speciali hanno sottoscritto un contratto di Energy Release, il primo della Regione. Secondo il meccanismo Energy Release, misura introdotta dal ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, l’accordo prevede che Cogne Acciai Speciali chieda al Gse il Gestore dei Servizi Energetici l’anticipazione di 272.075 megawattora di energia elettrica, che verrà poi restituita nel corso dei 20 anni grazie all’installazione di nuovi impianti rinnovabili, in capo a Cva. Quest’ultima si occuperà infatti della realizzazione di quattro nuovi impianti fotovoltaici in Sicilia, per una potenza complessiva di oltre 20 megawatt e una produzione di energia elettrica rinnovabile complessiva di 593.600 megawatt, con entrata in funzione prevista entro il 2026.Per la prima volta in Valle d’Aosta e tra i primi esempi a livello nazionale, la partnership tra Cas e Cva per l’attivazione dell’Energy Release consente alle due aziende di rafforzare il proprio ruolo di primo piano nella transizione energetica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del piano energetico ambientale regionale al 2030 e del Green Deal europeo.Cogne Acciai Speciali avrà così l’opportunità di migliorare le proprie performance energetiche, riducendo l’impatto ambientale della propria produzione, in linea con quanto previsto dal protocollo d’intesa siglato a dicembre 2024 con Cva. Quest’ultima potrà trarre beneficio dall’accordo, grazie alla stabilizzazione del prezzo di vendita dell’energia prodotta dai nuovi impianti. L’adesione al meccanismo Energy Release, inoltre, avrà ricadute economiche positive per il gruppo Cva, grazie a un flusso di ricavi stabile e agli incentivi concessi dal Gse, accelerando il raggiungimento degli obiettivi del piano Strategico al 2026-2029. La sinergia e la condivisione di obiettivi con CAS sarà un volano per la competitività del settore siderurgico della Valle D’Aosta oltre a contribuire alla conversione green del settore produttivo regionale, ha commentato l’amministratore delegato di Cva, Giuseppe Argirò.Nel frattempo, Cogne Acciai Speciali ha anche intrapreso – per il sito di Aosta – il percorso verso la certificazione ResponsibleSteel, lo standard che promuove la sostenibilità in tutta la filiera produttiva dell’acciaio. LEGGI TUTTO

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    “Acciaio barometro di sviluppo. Centrale il costo delle bollette”

    Per Massimiliano Burelli, amministratore delegato di Cogne Acciai Speciali, «l’acciaio, declinato in tutte le sue infinite applicazioni, non è solo un materiale strategico ma è il barometro dell’avanzamento economico e tecnologico di un Paese». Del resto, la capacità produttiva di acciaio garantisce una posizione di forza sullo scacchiere globale e in periodi di tensione geopolitica l’indipendenza produttiva ne esalta l’importanza strategica.Dagli impianti del gruppo siderurgico valdostano escono prodotti usati nell’aerospazio, nella difesa e nel nucleare, settori in cui la domanda nei prossimi anni è destinata a superare l’offerta. A differenza dell’Ilva, l’azienda si occupa di acciaio prodotto da forno elettrico, non da altoforno come lo stabilimento di Taranto. «Sono due metodi produttivi completamente diversi, la catena di approvvigionamento di materia prima è diversa, il tipo di cliente è diverso».Il settore dell’acciaio è così variegato?«L’acciaio è come il tessuto. Quando parliamo di tessuti, possiamo riferirci alla viscosa, ovvero il nylon, sia alla vicuña, che è il cashmere più pregiato. Nel mondo dell’acciaio, il laminato mercantile, piuttosto che il tondino da cemento armato o l’acciaio inossidabile, sono sempre acciaio però hanno un livello di complessità produttiva e di costo della materia prima, del processo nonché del prodotto finito, che sono assolutamente incomparabili».Esiste una ricetta strategica valida per tutti?«Vanno trovate le giuste condizioni dando per scontato che la deglobalizzazione è galoppante e che sempre di più avremo economie regionali protette. L’Europa deve poi prendere consapevolezza che il rottame è una risorsa strategica. Invece, solo l’anno scorso hanno lasciato l’Europa, parlo di tutti i tipi di acciaio, oltre 18 milioni di tonnellate, Sono uscite dall’Unione Europea per andare altrove. Il 54% è finito in Turchia che poi è tornata da noi a farci concorrenza».A proposito di concorrenza straniera, i cinesi fanno paura?«I cinesi hanno una buona preponderanza di produzione da alto forno, quindi come l’Ilva però anche loro stanno riconvertendo gli impianti al forno elettrico. Resta il fatto che nel 2024, nel mondo, sono stati prodotti circa 1,8 miliardi di tonnellate di acciaio di tutti i tipi, acciaio inossidabile, acciaio da costruzione, acciai speciali. E di questi, un miliardo di tonnellate sono state fatte in Cina».Ma come si rende competitiva l’industria italiana dell’acciaio?«Uno dei temi centrali è quello dell’energia, per questo abbiamo firmato con Cva il primo accordo di Energy Release della regione. Noi miglioreremo l’efficienza energetica delle attività produttive, mentre Cva investirà in quattro nuovi impianti solari in Sicilia, con oltre 20 megawatt di capacità e 593.000 megawatt di energia rinnovabile entro il 2026. Si tratta di un vantaggio competitivo che ci permette di migliorare la nostra posizione a livello di costo dell’energia per un terzo del nostro fabbisogno. Un esempio di collaborazione, concreta e tangibile, tra realtà industriali locali che può essere replicato».Torniamo ai dazi. Rispetto agli annunci del Liberation Day del 2 aprile la Casa Bianca sembra aver mostrato segnali di distensione, anche per tamponare l’effetto boomerang sull’economia Usa della guerra commerciale. È più ottimista?«Io vedo quello che è successo in Uk dove sono riusciti, nel mondo dei metalli, a portare a zero il dazio temporaneo che era stato messo. Se si vanno a vedere i dettagli dell’accordo, non c’è niente di trascendentale, quindi sono fiducioso che i dazi reciproci tra Europa e Stati Uniti vengano discussi in maniera chiara e concreta come Europa. È importante farlo come Europa, non come singoli Stati. Gli Usa hanno una produzione di 80 milioni di tonnellate, sul totale di 1,8 miliardi di cui parlavamo prima. Quindi hanno sicuramente necessità di importare. Va fatto con una logica regolamentata e che sia, per quanto possibile, di buon senso. Ragionare con un’ottica dogmatica non aiuta, bisogna ragionare in modo pragmatico. Fermo restando che quello che è successo dal Liberation Day a oggi ha minato il mercato perché tutti sono in attesa di capire che cosa succederà».L’incertezza sta ancora complicando la catena di approvvigionamento? LEGGI TUTTO

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    I cinesi di Byd mettono la freccia su Tesla. E per la prima volta vendono più auto

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    Per il colosso cinese Byd il sorpasso su Tesla del mese scorso (prima volta) è coinciso con il lancio internazionale, al Foro Italico di Roma, della compatta elettrica Dolphin Surf, primo di una serie di modelli a essere prodotto nell’impianto ungherese in fase di ultimazione. Una vettura a batteria a meno di 19mila euro con oltre 500 chilometri di autonomia urbana. È stata la vicepresidente esecutiva di Byd, Stella Li, con lo special advisor per l’Europa, Alfredo Altavilla (in foto), a snocciolare i dati di crescita record della società, da soli 3 anni sul mercato europeo, insieme agli obiettivi sempre più ambiziosi. Sebbene i volumi di auto elettriche siano ancora molto inferiori ai big occidentali, il sorpasso di Byd su Tesla, leader da anni in Europa, è definito da Jato Dynamics «emblematico»: 7.165 i modelli americani immatricolati ad aprile (-49% annuale) e 7.231 (+169%) quelli del costruttore di Shenzhen. Considerando, però, anche i modelli ibridi plug-in, che Tesla non produce, la crescita di Byd è pari al 359%. «La rapida espansione di Byd – sintetizza Jato Dynamics – l’ha già portata a superare i marchi europei affermati, superando Fiat, Dacia e Seat nel Regno Unito; Fiat e Seat in Francia; Seat in Italia; e Fiat in Spagna. E questa crescita si verifica ancor prima dell’inizio della produzione nel suo nuovo sito in Ungheria». Allargando il quadro, più marchi cinesi stanno trainando la crescita del mercato delle elettrificate nel Vecchio continente. Ad aprile, i veicoli a batteria e gli ibridi plug-in rappresentavano insieme il 26% delle immatricolazioni di nuove auto in Europa: anche questo un nuovo record. Dazi o non dazi l’avanzata cinese continua.In più, Byd esporterà nella fabbrica ungherese di Szeged (Budapest ospiterà il quartier generale europeo) il modo per abbattere i costi di produzione. «Il processo di produzione della nostra Dolphin Surf dalla tecnologia avanzata – spiega Altavilla – è particolarmente innovativo: permette, infatti, di realizzare economie di scala e di ridurre significativamente i tempi di manodopera. Tutto ciò che si dice sugli elevati costi di produzione delle auto elettriche sarà vero per gli altri, ma sicuramente non per Byd». LEGGI TUTTO