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    Non sappiamo quali saranno gli effetti del nuovo El Niño sull’Europa

    L’8 giugno la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di meteorologia, ha annunciato che è infine tornato il cosiddetto “El Niño”, quell’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e influenza il clima di gran parte del pianeta, portando tra le altre cose a un aumento della temperatura media globale. Per i prossimi anni dunque si prevedono nuovi record di alte temperature perché gli effetti del riscaldamento dovuto alle emissioni di gas serra saranno ulteriormente accentuati da quelli di El Niño.Ci saranno poi altre conseguenze del fenomeno atmosferico, che riguarderanno le precipitazioni: a causa di El Niño in alcune regioni pioverà di più e in altre di meno. Per la sua lontananza dal Pacifico, l’Europa non subirà gli effetti più forti di El Niño, ma un’influenza ci sarà comunque, specialmente se quello di quest’anno – ed eventualmente dei prossimi, se la situazione dovesse durare a lungo – sarà particolarmente intenso.Con l’espressione “El Niño” si fa riferimento a una delle tre fasi di quello che i climatologi chiamano ENSO, acronimo inglese di “El Niño-Oscillazione Meridionale”: una variazione dei venti e della temperatura della superficie della parte tropicale orientale del Pacifico che avviene periodicamente a intervalli irregolari. C’è una fase neutra in cui l’acqua superficiale del Pacifico è più fredda nella parte orientale dell’oceano rispetto a quella occidentale e i venti tendono a soffiare da est a ovest complessivamente.“El Niño” è invece la fase detta di riscaldamento, in cui i venti si indeboliscono o cambiano direzione, spingendo le acque più calde verso est invece che verso ovest: si scaldano così le acque superficiali del Pacifico orientale, sempre nella fascia tropicale. Il suo nome significa “il bambino” in spagnolo: deriva dal fatto che nel Diciassettesimo secolo i pescatori del Perù notarono che a intervalli di qualche anno le acque dell’oceano diventavano più calde nel periodo di Natale, cioè della festa di Gesù bambino.Convenzionalmente si dice che El Niño è iniziato quando la temperatura negli strati d’acqua superficiali nella fascia tropicale del Pacifico orientale aumenta di almeno mezzo grado Celsius rispetto alla media di lungo periodo, situazione che si è verificata tra fine maggio e inizio giugno.Come è cambiata la temperatura degli strati superficiali dell’acqua del Pacifico rispetto alla media tra il 30 gennaio e il 4 giugno 2023 rispetto alla media di lungo periodo (NOAA)Tra le altre cose El Niño potrebbe portare molte precipitazioni nel sud degli Stati Uniti e nel Golfo del Messico, e ridurle fino a condizioni di siccità nel sud-est asiatico, in Australia e nell’Africa centrale; al tempo stesso El Niño aumenta la frequenza di tempeste tropicali nel Pacifico e diminuisce quella di uragani nell’Atlantico.Un El Niño molto forte potrebbe avere effetti considerevoli, con alluvioni in alcune aree e siccità in altre, con danni per l’agricoltura e la pesca soprattutto per i paesi sulle coste del Pacifico. Si stima che tra il 1997 e il 1998 El Niño causò danni in giro per il mondo pari a quasi 35 miliardi di dollari, con 23mila morti riconducibili al fenomeno atmosferico. L’ultima volta in cui si è verificato fu nel 2016: l’anno con la temperatura media globale più alta mai registrata.Da zona a zona comunque gli effetti possono variare, anche a seconda dell’intensità dell’El Niño in questione, e sarebbe complicato elencarli tutti: alcune regioni del mondo potrebbero essere più fredde o più calde del solito in diversi momenti dell’anno.Per quanto riguarda l’Europa, ci sono molte incertezze su se e come il nuovo El Niño ne influenzerà le condizioni meteorologiche, sia per quanto riguarda la temperatura che le precipitazioni. Potrebbe causare inverni più freddi della media nel Nord Europa, ma non è certo: dipenderà da quanto sarà intenso, se fosse molto forte ci sarà invece una tendenza per temperature più alte. Altre possibilità sono che porti un’estate e un autunno più piovosi nella penisola iberica, cioè in Portogallo e Spagna, e un autunno più caldo nel Mediterraneo, Italia compresa.La terza fase di ENSO, quella di raffreddamento, è stata chiamata “La Niña”, al femminile, in quanto opposto di El Niño. Si verifica quando i venti diretti da est a ovest soffiano più forte, spingendo le acque calde ancora più a ovest rispetto alla fase neutra e rendendo particolarmente più fredde quelle del Pacifico orientale: succede infatti che acque più fredde risalgono dalle profondità oceaniche, raffreddando quelle in superficie.Generalmente due diverse fasi di El Niño avvengono a una distanza che va dai due ai sette anni e di solito durano dai nove mesi a un anno; non si alternano necessariamente con le fasi di La Niña, che peraltro sono meno frequenti.Fino allo scorso marzo eravamo in una fase di La Niña, la terza di fila dal 2020: nonostante il suo generale effetto di raffreddamento globale gli ultimi tre anni sono stati particolarmente caldi (il 2022 il terzo più caldo di sempre per temperatura media), un segno del fatto che anche in presenza di La Niña le conseguenze del cambiamento climatico causato dalle attività umane sono evidenti.– Leggi anche: È molto probabile che supereremo il limite di 1,5 °C entro il 2027 LEGGI TUTTO

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    Perché è così difficile trovare il sommergibile disperso vicino al Titanic

    Caricamento playerNell’Atlantico settentrionale a circa 700 chilometri dalla costa della provincia canadese Terranova e Labrador proseguono le ricerche del Titan, il sommergibile con cinque persone a bordo di cui non si hanno più notizie dalla mattina di domenica 18 giugno. L’immersione era stata organizzata dalla società OceanGate per esplorare il relitto del Titanic, il famoso transatlantico affondato nell’aprile del 1912. Le attività di ricerca sono complicate dalle condizioni del mare e più in generale dalla difficoltà di ritrovare oggetti di dimensioni relativamente contenute, come nel caso del Titan, in acqua a profondità che potrebbero essere di svariate migliaia di metri.OceanGate non ha fornito molti dettagli sulle persone a bordo, per tutelare la loro riservatezza e quella delle loro famiglie. Secondo le ricostruzioni, nel sommergibile dovrebbero comunque esserci il milionario britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood con il figlio Suleman, l’esploratore francese Paul-Henry Nargeolet e Stockton Rush, il CEO della società che organizza le esplorazioni sottomarine. La lista non è ufficiale e si attendono ancora conferme.La spedizione era partita dal Canada sulla nave di appoggio Polar Prince e l’immersione era iniziata nelle prime ore di domenica. Dopo poco meno di due ore, la Polar Prince aveva perso i contatti con il sommergibile e da allora non si sono più avute notizie delle persone a bordo. Da lunedì la Guardia Costiera degli Stati Uniti coordina le ricerche, cui partecipano anche la sua omologa canadese, alcune navi commerciali e altre organizzazioni che si occupano di esplorazioni sottomarine.Le attività di ricerca si stanno concentrando nell’area di mare in cui si trova il relitto del Titanic, a una profondità di 3.800 metri. È una zona molto ampia per trovare un sommergibile lungo poco meno di 7 metri e con un diametro di circa 2,5 metri. Di solito i veicoli sottomarini sono dotati di un dispositivo acustico che invia un segnale che si propaga nell’acqua e che può essere captato dalle squadre di soccorso nelle vicinanze. Non è al momento chiaro se il Titan sia dotato di uno strumento di questo tipo e se stia funzionando correttamente.Se la rilevazione non può essere effettuata in questo modo, si possono impiegare le “sonoboe”, particolari tipi di boe che emettono onde acustiche e che rilevano poi come queste vengono riflesse da ciò che si trova nell’acqua. L’analisi della riflessione può offrire importanti informazioni per scoprire la presenza di qualcosa di estraneo nell’ambiente marino, come un sommergibile. Queste tecnologie vengono spesso utilizzate in ambito militare per rilevare la presenza di sottomarini e altri dispositivi, ma il loro impiego per scopi civili è sempre più diffuso.Le sonoboe vengono lanciate in mare da un aereo e sono costituite da vari elementi che si inabissano nell’acqua, collegati a un trasmettitore che rimane invece sulla superficie. La profondità a cui scendono i sensori è variabile e può essere determinata prima del lancio in base alle necessità di ricerca. I sensori trasmettono via cavo i dati fino al trasmettitore sulla superficie dell’acqua che invia poi un segnale radio all’aeroplano che sta compiendo la ricognizione. Di solito si utilizzano più sonoboe in un ampio tratto di mare, con l’aereo che passa poi periodicamente per raccogliere i dati inviati dai trasmettitori.Cilindri contenenti le sonoboe in fase di preparazione (U.S. Navy photo by Chief Mass Communication Specialist Keith DeVinney/Released)La ricerca rende quindi necessaria la presenza di uno o più aerei, in grado di avere una buona autonomia per rimanere a lungo sul tratto di mare in cui si stanno effettuando le ricerche. Le condizioni del mare e del meteo possono rendere difficili le rilevazioni e in alcuni casi possono costringere gli aerei ad allontanarsi dalla zona in attesa di un miglioramento delle condizioni atmosferiche. Almeno quattro aerei C-130 sorvolano da lunedì la zona in cui è scomparso il Titan.Se il sommergibile si trova comunque a migliaia di metri di profondità, le ricerche potrebbero essere ancora più complicate dall’impossibilità di compiere ricognizioni in tempi rapidi. A causa della pressione molto alta, a quelle profondità non si possono inviare squadre di sommozzatori. L’unica opzione è l’impiego di altri sommergibili equipaggiati per muoversi a quelle profondità, con equipaggio o privi di equipaggio e guidati a distanza. Anche in questo caso si dovrebbero utilizzare sistemi di rilevazione basati sulle onde acustiche (sonar), perché a quelle profondità i raggi solari non arrivano e l’ambiente marino è completamente al buio.La Marina militare statunitense ha a disposizione alcuni veicoli sottomarini guidati a distanza, sostanzialmente dei droni che possono raggiungere profondità di oltre 3.500 metri. Ma ci sono comunque tempi tecnici per trasportare veicoli di questo tipo nella zona, utilizzando una nave di appoggio che sia adeguata per condurre poi le ricerche in mare, e il tempo a disposizione è sempre meno.Il CURV 21 è uno dei dispositivi sottomarini guidati a distanza di cui dispone la Marina militare statunitense (US Navy)OceanGate dice che il Titan ha un’autonomia di ossigeno per 96 ore circa, grazie a un sistema di riciclo e purificazione dell’aria. Considerato che si sono perse le tracce del sommergibile nelle prime ore di domenica, alle persone a bordo non resta molto tempo, ammesso che le batterie e i sistemi per purificare l’aria abbiano continuato a funzionare nelle ore dopo la scomparsa.Le batterie a bordo non servono solamente per l’aria, ma anche per scaldare l’interno del sommergibile a profondità in cui la temperatura è intorno ai 4 °C. Le persone a bordo potrebbero soffrire di ipotermia, una condizione che se prolungata può avere conseguenze gravi. In mancanza del sistema di pulizia dell’aria, gli occupanti perderebbero i sensi e morirebbero per asfissia in poco tempo.Il sommergibile Titan (OceanGate)Oltre alle difficoltà che si hanno in generale nel cercare qualcosa sott’acqua a grandi profondità c’è il problema di riuscire a recuperarlo. Se il Titan si fosse per esempio incastrato in parte del relitto del Titanic o in qualche altro oggetto che si trovava in acqua, potrebbe essere molto difficile liberarlo e riportarlo in superficie. Il veicolo sottomarino di soccorso potrebbe provare a urtare il più delicatamente possibile il Titan, cercando in questo modo di smuoverlo. In alternativa, sarebbe necessaria la presenza di un braccio robotico potente a sufficienza per liberare il sommergibile rimasto incastrato.Nella storia delle attività e delle esplorazioni sottomarine ci furono casi in cui fu possibile recuperare un sommergibile e metterne in salvo l’equipaggio, ma a profondità di poche centinaia di metri e non delle migliaia ipotizzate per il caso del Titan. Nel 1973, per esempio, il sommergibile canadese Pisces III per la posa di cavi per le telecomunicazioni perse la capacità di tornare a galla, mettendo a rischio la vita dei due tecnici che si trovavano a bordo. Due sommergibili di soccorso riuscirono a raggiungere la profondità di circa 500 metri a cui si trovava il Pisces III, agganciandolo e riportandolo in superficie anche con l’aiuto di un veicolo sottomarino guidato a distanza. I due tecnici sopravvissero. LEGGI TUTTO

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    Le Nazioni Unite hanno adottato il primo trattato per proteggere la vita marina in alto mare

    Lunedì i 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno adottato il trattato per proteggere la vita marina in alto mare. Il trattato mira a proteggere la biodiversità nelle acque al di fuori dei confini nazionali (l’”alto mare”), che coprono quasi la metà della superficie terrestre ma sono finora state in larga parte escluse da tutti i trattati esistenti sulla preservazione della biodiversità. Nelle Nazioni Unite si discuteva di questo trattato da vent’anni, ma si è trovato un accordo sul testo soltanto nel marzo di quest’anno.Il nuovo accordo è considerato particolarmente importante perché negli ultimi decenni gli animali e le piante marine sono diventati sempre più vulnerabili non solo a causa degli effetti del cambiamento climatico, ma anche per via della pesca eccessiva, del traffico navale e dell’inquinamento.Per entrare in vigore il testo dovrà essere ratificato da 60 paesi: lo si potrà fare a parrtire dal 20 settembre, quando i leader mondiali si troveranno per l’incontro annuale all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il nuovo accordo contiene 75 articoli: tra le altre cose, verrà creato un nuovo organismo per gestire la conservazione della vita oceanica e istituire aree marine protette in alto mare, con l’obiettivo di trasformare il 30 per cento delle acque internazionali in mare aperto in aree protette entro il 2030. Verranno inoltre stabilite delle regole su come svolgere le valutazioni di impatto ambientale sulle attività commerciali negli oceani.– Leggi anche: Nel 2022 le temperature medie degli oceani sono aumentate ancora (Pixabay) LEGGI TUTTO