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    Polizze anti-calamità, via libera della Camera al decreto: le novità per i contratti assicurativi delle imprese

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVia libera della Camera dei deputati al ddl di conversione in legge del decreto sulle polizze catastrofali, senza modifiche rispetto al testo licenziato in commissione. Il provvedimento, che scade il 30 maggio, ha ottenuto 128 voti favorevoli e nessun voto contrario con le opposizioni che si sono astenute. Ora passa al Senato in seconda lettura. Il Governo corre ai ripari sul fronte della protezione dei beni produttivi dai danni causati da eventi catastrofali. Con il decreto-legge n. 39 del 2025 (già entrato in vigore), vengono introdotte nuove scadenze e regole più chiare per l’obbligo assicurativo destinato alle imprese, con l’obiettivo di rendere più efficace il sistema di tutela economica in caso di calamità naturali.Il provvedimento si compone di due articoli e contiene misure urgenti in materia di assicurazione obbligatoria per i rischi catastrofali. Il cuore del decreto è l’articolo 1, che posticipa le scadenze entro cui le imprese devono stipulare polizze a copertura di danni a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature, qualora colpiti da disastri naturali.Loading…Proroga dei tempiPer le medie imprese, il nuovo termine è fissato al 1° ottobre 2025, mentre le piccole imprese e le micro-imprese avranno tempo fino al 31 dicembre 2025. Nessuna proroga invece per le grandi imprese, che dovranno mettersi in regola entro il 31 marzo 2025, ma con l’applicazione delle sanzioni rinviata al 30 giugno. Le sanzioni consistono nella perdita del diritto ad accedere a contributi, agevolazioni o sovvenzioni pubbliche, nel caso in cui non sia stata stipulata la copertura assicurativa.Regole più chiare e vincoli più strettiNel corso dell’esame parlamentare sono state introdotte modifiche significative: il valore assicurabile è ora definito in maniera puntuale: si parla di valore di ricostruzione a nuovo per gli immobili, costo di rimpiazzo per i beni mobili, e costo di ripristino per i terreni.Per le grandi imprese e le società collegate che rispettano determinati criteri, non si applicano i limiti su franchigie e premi. È previsto un monitoraggio dei contratti da parte del Garante per la sorveglianza dei prezzi. LEGGI TUTTO

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    Referendum, per cosa si vota e come sono schierati i partiti

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaManca un mese ai quattro referendum sul lavoro (promossi dalla Cgil) e a quello sulla cittadinanza (sponsorizzato tra gli altri da +Europa) dell’8-9 giugno. E i partiti iniziano a schierarsi. Nella maggioranza (contraria al merito dei quesiti) prevale la linea dell’astensione, per far fallire il raggiungimento del quorum. Pd, M5s e Avs sono invece mobilitati per la partecipazione al voto e per il sì ai quesiti (con l’eccezione del M5s che sul referendum sulla cittadinanza ha lasciato libertà di voto).Cosa chiedono i 5 cinque referendumI 5 referendum che hanno superato il vaglio della Corte Costituzionale, si svolgeranno l’8 e 9 giugno in occasione del secondo turno delle elezioni amministrative. Nel mirino c’è innanzitutto il Jobs act per il ripristino dell’articolo 18 e quindi del reintegro nei casi di licenziamento illegittimo per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 (da quando sono entrate in vigore le norme del governo Renzi, che hanno introdotto il contratto a tutele crescenti); i contratti a termine per limitarne l’utilizzo a causali specifiche e temporanee; l’eliminazione del limite all’indennità per i lavoratori licenziati in modo ingiustificato nelle piccole aziende (l’obiettivo è aumentare le tutele per chi lavora in aziende con meno di 16 dipendenti); la responsabilità solidale delle aziende committenti negli appalti, in caso di infortunio e malattia professionale. L’altro quesito ammesso, proposto tra gli altri da +Europa, chiede di dimezzare da 10 a 5 anni la residenza in Italia degli extracomunitari maggiorenni per presentare la domanda di cittadinanza.Loading…Maggioranza per la linea dell’astensioneManca ancora una presa di posizione ufficiale di Fdi (così come della Lega), ma, in base ad alcune indiscrezioni circolate, i vertici di Fratelli d’Italia avrebbero indicato a deputati e senatori la linea dell’astensione sul voto referendario dell’8 e 9 giugno. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha invece schierato chiaramente il partito. «Non so cosa dice FdI noi siamo per un astensionismo politico, non condividiamo la proposta referendaria». E la linea della non partecipazione al voto, secondo fonti del Carroccio, è quella scelta anche dalla Lega. Nella maggioranza, invece, a non seguire la linea dell’astensione è Noi Moderati, che però preannuncia 5 noSchlein schiera il Pd per cinque sì, ma riformisti su altra lineaLa segretaria del Pd Elly Schlein ha firmato per tutti i referendum. E ha schierato il partito a favore di 5 sì ai quesiti, compresi i 4 sul lavoro promossi dalla Cgil, tra cui quello sul Jobs Act. Ma consapevole dei mal di pancia dell’ala riformista del Pd, non ha chiesto abiure a chi non li ha firmati tutti e ha deciso in favore di tutti. Una sorta di libertà di coscienza, insomma, che alla minoranza tanto basta per veder garantita la sua agibilità politica. L’orientamento prevalente dei riformisti del Pd di Energia Popolare è di andare a votare, con l’indicazione di dire sì ai referendum sulla cittadinanza e a quello sulla responsabilità dell’impresa committente e di non votare gli altri tre sul lavoro.Conte: al referendum quattro sì per il lavoro Il leader del M5s Giuseppe Conte ha annunciato che ai referendum dell’8 e 9 giugno il M5s dirà 4 volte sì. Libertà di coscienza, invece, sul referendum cittadinanza. «Il Movimento 5 Stelle ha avviato il percorso dello Ius scholae – ha spiegato -. Riteniamo che sia il modo migliore per consentire l’acquisto della cittadinanza. Con la formazione scolastica c’è la possibilità di un’integrazione vera anche culturale, quindi è qualcosa di molto più concreto rispetto al dimezzamento puro e semplice dei termini attuali per l’acquisito della cittadinanza. Però abbiamo lasciato libertà di coscienza alla nostra comunità politica” LEGGI TUTTO

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    Codice della Strada, sostanze stupefacenti: circolare sui nuovi criteri per i test

    Una circolare datata 11 aprile 2025 fa chiarezza su un particolare aspetto legato al recente codice della strada, approvato lo scorso novembre dal parlamento italiano. Inviata, nello specifico, dai ministeri dell’Interno e della Salute alle prefetture e alle forze dell’ordine, la circolare in questione ha fatto maggior luce sulle sanzioni prese in considerazione per chi fa uso di sostanze stupefacenti a prescindere dagli effetti sulla capacità di guida. Dopo l’entrata in vigore del codice, questo specifico aspetto era stato contestato da diverse associazioni ed esperti di diritto. Adesso, la circolare in questione ha, di fatto, sconfessato la versione precedente e chiarito che quel principio non ha valore. Infatti, affinchè una persona sia punibile per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti occorre “una correlazione temporale tra l’assunzione e la guida, che si concretizza in una perdurante influenza della sostanza stupefacente o psicotropa in grado di esercitare effetti negativi sull’abilità alla guida”. 

    La verifica necessaria

    La riforma così come approvata, sostanzialmente, aveva tolto le parole “stato di alterazione psico-fisica” dalle regole e dalle sanzioni legate alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Inizialmente, era sufficiente un test positivo, persino a distanza di giorni o settimane dopo l’assunzione delle stesse sostanze, per far scattare la sanzione e, di conseguenza, far sospendere la patente di chi contravveniva alle regole. La circolare, dunque, specifica che per far scattare una sanzione nei confronti di chi guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, è necessario appurare dettagliatamente che la sostanza in questione “produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida”. Il documento rileva che la nuova norma, “diversamente dalla precedente formulazione, punisce la guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, a prescindere da un effettivo stato di alterazione psicofisica”. L’elemento caratterizzante, richiamato nella locuzione “dopo aver assunto”, aggiunge, “è costituito dallo stretto collegamento tra l’assunzione della sostanza e la guida del veicolo”. Occorre così provare, si legge ancora nella circolare, “che la sostanza stupefacente o psicotropa sia stata assunta in un periodo di tempo prossimo alla guida del veicolo, tale da far presumere che la sostanza produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida”. A questo scopo, “la presenza dei principi attivi delle sostanze stupefacenti o psicotrope deve essere determinata esclusivamente attraverso analisi di campioni ematici o di fluido del cavo orale del conducente, le uniche matrici biologiche nelle quali la presenza di molecole o metaboliti attivi costituisce indice di una persistente attività della sostanza, in grado di influire negativamente sulla guida”. Di fatto, dicono i ministeri, serve proprio certificare che la sostanza stupefacente sia stata assunta in un lasso temporale definito strettamente “prossimo” al momento in cui ci si è messi al volante. In definitiva, la circolare ha voluto ristabilire il criterio legato allo stato di alterazione psico-fisica, in un primo momento non contemplato.
    Le analisi
    Come verificare questo stato di alterazione? “La presenza di sostanze stupefacenti o psicotrope e/o loro metaboliti nelle urine, sulla base di evidenze scientifiche – prosegue il testo di Interno e Salute – non può essere indicativa di una intossicazione in atto, ma può rappresentare il presupposto per l’accertamento della sussistenza delle condizioni psicofisiche richieste per il mantenimento” della patente. La procedura spetta alle forze dell’ordine che eseguono i controlli su strada. Infatti, la persona controllata deve essere sottoposta ad un test salivare che, se risulta positivo, impone il prelievo di due campioni di saliva che devono essere conservati a 4 gradi, ed inviati ad un laboratorio di tossicologia forense. Qui, attraverso una analisi definita “di conferma” si può effettivamente certificare la violazione del codice che scatta qualora anche questa tipologia di analisi confermi la positività. LEGGI TUTTO

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    Decreto Pa ottiene approvazione in Senato, ora è legge: cosa prevede

    È un provvedimento voluto per ridisegnare l’architettura della Pubblica Amministrazione, intervenendo su nodi strutturali quali il reclutamento alle graduatorie, la mobilità, le stabilizzazioni, il rafforzamento della governance sul reclutamento tramite la Commissione Ripam alla quale è affidato il coordinamento e lo svolgimento delle procedure concorsuali

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    Con 99 voti favorevoli, 70 contrari e due astensioni l’Aula del Senato ha confermato la fiducia chiesta dal governo sul decreto pubblica amministrazione. Il provvedimento disciplina reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni, su iniziativa della premier Meloni e del ministro della Pubblica amministrazione, Zangrillo. È stato approvato dalla Camera lo scorso 23 aprile e ora è convertito in legge.  Come ha ricordato in aula la senatrice Susanna Camusso del Pd, è l’84esimo voto di fiducia posto dal governo. È un provvedimento apparentemente tecnico, ma capace di ridisegnare l’architettura della Pubblica Amministrazione, intervenendo su nodi strutturali quali il reclutamento alle graduatorie, la mobilità, le stabilizzazioni, il rafforzamento della governance sul reclutamento tramite la Commissione Ripam alla quale è affidato il coordinamento e lo svolgimento delle procedure concorsuali.

    Zangrillo: “Efficienza per affrontare sfide del contesto europeo”

    “Con il via libera definitivo del Senato è stato raggiunto l’obiettivo di affrontare in maniera organica alcune criticità del sistema pubblico”. Lo afferma Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione, dopo l’approvazione del decreto Pa.   Il testo introduce “un ampio pacchetto di misure finalizzate a rafforzare l’efficienza della pubblica amministrazione”, e per il ministro “dimostra ancora una volta l’impegno concreto del governo verso le persone che sono il cuore pulsante della Pubblica amministrazione”. Le nuove norme incideranno, tra le altre cose, sul sistema di reclutamento, sul rafforzamento dei processi di formazione, ma anche, e soprattutto, sulle funzionalità degli enti locali. “L’obiettivo è costruire una macchina amministrativa sempre più efficiente e pronta ad affrontare con rinnovate competenze le sfide del contesto europeo”, aggiunge.  LEGGI TUTTO

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    David Donatello 2025, Mattarella: “Cinema essenziale per identità e democrazia”. VIDEO

    “Il cinema ha subito ripreso a camminare velocemente insieme alla società, a camminare nella libertà”, ha detto il presidente della Repubblica durante la cerimonia di presentazione dei candidati alla 70esima edizione dei Premi David di Donatello per l’anno 2025 

    “Il cinema è organo vitale delle nostre comunità. Nei suoi molteplici generi, ha contribuito a raccontare la nostra storia, a scriverla, a interpretarla. Con emozioni e immagini, con verità e fantasia, con i volti che sono impressi nella nostra memoria”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevendo i candidati ai Premi David di Donatello (DISCORSO DI MATTARELLA AI DAVID, IL VIDEO INTEGRALE). “Il cinema ha contribuito a formare l’identità degli italiani, ha aiutato a sviluppare una lingua comune, a far maturare una coscienza civica, e dunque a rafforzare le basi della nostra libertà e della nostra democrazia”, ha aggiunto, “A pochi giorni dall’ottantesimo della Liberazione torna alla mente “Roma città aperta”, capolavoro di Roberto Rossellini, che aprì la finestra su un’Italia che voleva ripartire. In quel 1945 le risorse erano scarse, il Paese da ricostruire. In quell’anno vennero prodotti soltanto 25 film. Ma il cinema ha subito ripreso a camminare velocemente insieme alla societa’. A camminare nella libertà. Presentando al mondo l’originalità e la creatività italiana”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale va il David Speciale per i 70 anni dei premi per essere “un punto saldo e per la sua affettuosa complicità. Lo ringrazio per aver colto l’omaggio del cinema italiano”. Questo l’annuncio di Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano in occasione della tradizionale cerimonia dei candidati al Quirinale. LEGGI TUTTO

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    Separazione carriere, la maggioranza accelera: subito in Aula al Senato

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaForza Italia accelera sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati. E nelle stesse ore in cui la maggioranza incontrerà oggi l’Associazione Nazionale Magistrati in Parlamento, il presidente dei senatori forzisti Maurizio Gasparri fa sapere di voler andare in Conferenza dei Capigruppo a chiedere che il testo venga calendarizzato per l’Aula anche senza che sia stato dato il mandato al relatore, cioè senza che si sia concluso l’esame in Commissione.Ipotesi esame in Aula tra fine maggio e inizio giugno In realtà lui, più che di accelerazione, Gasparri preferisce parlare del «superamento del blocco dei lavori che si è creato in Commissione Affari Costituzionali per gli oltre 1000 emendamenti presentati dalle opposizioni». «Ci avrebbero inchiodato a quasi 700 ore di lavoro in Commissione e questo non è accettabile», dichiara. Ma l’effetto, qualora la Capigruppo dovesse fissare per fine maggio o inizio giugno la riforma in Aula, come si ipotizza, sarebbe comunque quello di arrivare al secondo voto del ddl (la Camera lo ha approvato il 16 gennaio), «ben prima dell’estate».Loading…Obiettivo approvazione entro fine annoEntro la fine dell’anno il testo sulla giustizia dovrebbe, secondo i programmi concludere il percorso parlamentare, con i quattro sì previsti, per arrivare al referendum all’inizio dell’anno prossimo.La partita della fase attuativaCi sarebbe così tutto il tempo per il ministero della Giustizia di mettere a punto la complessa fase attuativa della riforma, scrivendo e facendo approvare le norme ordinarie che per esempio dovranno declinare nel dettaglio il sorteggio per la scelta dei componenti togati dei due futuri Csm. Un passaggio che andrebbe concluso prima del 2027, quando è previsto il rinnovo del Consiglio superiore e che dovrebbe vedere alla prova il nuovo meccanismo scandito dalla riformaLe altre questioni sul tappetoL’ok alla riforma delle carriere consentirebbe inoltre di riprendere in mano molte altre questioni, care soprattutto all’anima garantista di Forza Italia, che erano state messe in stand by per volere della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non voleva avere troppi fronti aperti con i magistrati. Tra i ddl finiti nel cassetto c’è quello ad esempio di Pierantonio Zanettin (FI) che disciplina il sequestro di Pc e smartphone. LEGGI TUTTO

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    Riarmo, energia, riforme, ma anche Gaza: Meloni con l’elmetto in Senato

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaTranquilla e orgogliosa, perché «ha i risultati dalla sua». Così, secondo i collaboratori, Giorgia Meloni si appresta oggi alle 13.30 – orario anticipato per permettere la diretta Tv nel pomeriggio all’avvio del Conclave – a varcare la soglia del Senato e ad affrontare il fuoco di fila delle opposizioni al suo quarto Premier Time. Un appuntamento con il Parlamento che la presidente del Consiglio manca da gennaio 2024 e che era stato fissato per il 23 aprile, salvo slittare dopo la scomparsa di Papa Francesco. Spinosi i nove quesiti in agenda: la spesa militare, l’esito dell’incontro con Donald Trump a Washington, i dazi (Meloni non smette di lavorare sotto traccia al vertice Usa-Ue), il gas e il caro bollette, le riforme, l’economia e il Pnrr.Il M5S all’attacco su Gaza, il nodo IsraeleScontato che il clima si surriscalderà forse più di quanto avvenne l’ultima volta, quando l’Aula di Montecitorio si infiammò intorno alla vertenza Stellantis, al Patto di stabilità e alla questione palestinese, che a Palazzo Madama potrebbe essere risollevata. «Il suo silenzio su Gaza è un disonore nazionale», ha attaccato in serata a “DiMartedì” il leader M5S Giuseppe Conte, accusando la premier di mentire su tutti i fronti, lavoro in primis. Meloni potrebbe approfittarne per schierarsi con nettezza in difesa dei civili e prendere le distanze dalle ultime mosse del premier israeliano Benjamin Netanyahu.Loading…Renzi pungola sulle riforme, il Pd sul caro bollettePromette battaglia anche Matteo Renzi (Italia Viva): «Giorgia Meloni è il presente dell’Italia e secondo me non è capace di guidare il Paese. Voglio evitare che Giorgia Meloni sia il futuro dell’Italia». Renzi ha anticipato che incalzerà la premier sulle tre riforme che ritiene cruciale approvare entro fine legislatura, nel tentativo di svelare lo schema di gioco e verificare l’intenzione di rimandare il referendum sul premierato a dopo le elezioni politiche. Il Pd di Elly Schlein solleciterà Meloni sul «palese fallimento del decreto bollette» e sugli impegni assunti con Trump per ampliare gli acquisti di gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Usa. Avs si concentrerà sugli incrementi degli investimenti promessi agli Stati Uniti. La premier ripeterà quanto affermato nell’intervista del 2 maggio all’Adnkronos: «Con gli Usa leali, mai subalterni».La difesa della leadership «più stabile d’Europa»Meloni non è preoccupata. Si presenta ai senatori a carte scoperte: nella stessa intervista ha già chiarito la volontà di ricandidarsi. La partenza fragile del governo di Friedrich Merz in Germania, eletto decimo cancelliere solo al secondo scrutinio (un unicum nella storia tedesca), la rafforza come la leader più stabile in Europa. Nelle congratulazioni a Merz, si è detta certa che la collaborazione tra Italia e Germania «è fondamentale» per raggiungere insieme risultati importanti anche a livello Ue, G7 e Nato e sui principali dossier internazionali» e per «fare la differenza» per il rilancio della competitività, in particolare dell’automotive, «per la costruzione di partenariati paritari con l’Africa e per il contrasto all’immigrazione irregolare».La cautela sulle spese militariMa su un punto le strade di Roma e Berlino si divaricano: il finanziamento del riarmo in deficit. Sia il pentastellato Patuanelli sia Calenda (Azione) chiederanno conto a Meloni della spesa militare. La premier ribadirà quanto ha detto alla Casa Bianca: l’Italia arriverà al 2% del Pil. Sull’ipotesi di ulteriori aumenti non si sbilancerà. È probabile che il piano Readiness 2030 entri domani nell’orbita del Consiglio supremo di difesa convocato dal presidente Sergio Mattarella. E che la premier rimarchi la linea sin qui tenuta ferma dal governo: l’Italia non accumulerà altro debito. Il vertice Nato del 24 giugno all’Aja sarà dirimente per capire fin dove si dovrà alzare l’asticella della spesa. Nel frattempo, si cercano sponde tra Parigi e Madrid per la soluzione che Roma gradirebbe: il debito comune europeo. LEGGI TUTTO

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    Premier time, Meloni oggi in Senato. Dai dazi alle bollette, i temi sul tavolo

    Giorgia Meloni è attesa oggi alle 13.30 nell’Aula del Senato per il premier time, previsto inizialmente per il 23 aprile e rinviato a causa della morte di Papa Francesco. La presidente del Consiglio dovrà rispondere ai quesiti di opposizioni e maggioranza su diversi temi. Dopo quasi un anno e mezzo dall’ultima volta, Meloni torna alla prova delle domande dei parlamentari. In questo caso dei senatori. E se il 24 gennaio 2024 l’arena di Montecitorio si animò sulla vertenza Stellantis, le critiche al rinnovato Patto di stabilità e lo Stato di Palestina (per la premier, in dissenso dal governo Netanyahu) ora i quesiti si spostano sui rapporti con gli Usa di Donald Trump, i dazi, le bollette, le spese per la difesa militare e le riforme costituzionali promesse. A meno di cambiamenti dell’ultim’ora, vista la pressante richiesta delle opposizioni che il governo riferisca sulla situazione a Gaza.

    I precedenti

    Per la presidente del Consiglio è il quarto premier time negli oltre 900 giorni del suo esecutivo. Ed è molto atteso, essendo finito nei giochi delle casualità e coincidenze del Vaticano, prima con la morte di Papa Francesco e poi con il Conclave. Inizialmente, infatti, il question time era in programma il 23 aprile ma la morte del Pontefice, due giorni prima, ha costretto al rinvio. Fissato al 7 maggio, è stato anticipato dalle 16 alle 13.30 per non finire in concomitanza con l’inizio del Conclave che si apre questo pomeriggio.
    I quesiti
    Nove i quesiti sul tavolo. Meloni li affronterà nei tempi stringati previsti dal regolamento. Tre minuti per illustrare ogni quesito, tre per la risposta e altri 2 concessi all’autore della domanda, per replicare. Aria di sfida si attende da Matteo Renzi pronto a interrogare la premier sulle riforme, con una domanda secca quasi da quiz tv: “Quali sono le tre riforme che il governo ritiene fondamentali e che punta a chiudere nella legislatura”, dovrebbe essere il senso del quesito. Stefano Patuanelli del M5s e Carlo Calenda di Azione chiederanno conto delle spese per la difesa. Il primo per sapere con quali fondi e se davvero l’Italia non farà ricorso al fondo di coesione. Calenda anche per sondare il governo sull’intenzione di partecipare alla “costruzione di un pilastro europeo della Nato”. Avs si concentra su effetti e risultati del bilaterale tra Meloni e Trump a Washington, per conoscere “le ragioni a fondamento della decisione di garantire 40 miliardi di euro dei cittadini italiani al governo Usa?”. Il Pd resta sul caro bollette (“visto il palese fallimento del decreto bollette”) e per sapere che impegno ha preso Meloni a Washington sugli acquisti del gas naturale liquido.

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    Meloni e la sfida nazionale

    Le domande della maggioranza

    Lavoro ed economia saranno invece tra i temi oggetto di interrogazioni da parte delle stesse forze di maggioranza. In questo contesto, la presidente di Fratelli d’Italia è pronta a rivendicare i risultati del suo esecutivo, come fatto in occasione del primo maggio: oltre un milione di posti di lavoro creati in due anni e mezzo; record per quanto riguarda il numero complessivo degli occupati, più di 24 milioni e 300mila, e l’occupazione femminile. Meloni potrebbe rimarcare l’impegno sul fronte della sicurezza, “con nuove risorse, più controlli, incentivi e una forte spinta sulla prevenzione e sulla formazione”: di questo si parlerà anche giovedì, in occasione dell’incontro tra governo e sindacati (appuntamento che non figura nell’agenda della premier, la cui presenza non è confermata). Non mancheranno i migranti tra i quesiti. A porre la questione sarà proprio il partito della premier, Fratelli d’Italia, che presenterà un’interrogazione sulle politiche di contrasto dell’immigrazione clandestina.

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    Governo e opposizione, un bilancio di metà legislatura LEGGI TUTTO