Patuanelli: governo diviso in 3 sulla politica estera, non stupiscono toni Salvini
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in PoliticaCosì il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, arrivando all’evento, ha replicato a chi gli chiedeva un commento sulla querelle Salvini-Macron: “Se si devono far valere delle ragioni, si vince con la forza delle idee, non con la violenza delle parole”. Poi ribadisce: “Impegnati a costruire pace, non è facile ma non bisogna demordere”
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“La politica estera la fanno il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e se si devono far valere delle ragioni, come ho detto, si vince con la forza delle idee, non con la violenza delle parole”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, arrivando al Meeting di Rimini, ha replicato questa mattina a chi gli chiedeva un commento sulla querelle Salvini-Macron. “Io uso sempre toni calmi: bisogna sempre ricordare che la forza delle idee in politica conta più della violenza delle parole. Quindi se si vuole vincere bisogna usare la forza delle idee. Quello che io ho sempre cercato di fare per prevalere”, ha aggiunto il titolare della Farnesina.
Tajani: “Impegnati a costruire pace, non facile ma non demordere”
“Costruire la pace: in questo momento siamo tutti impegnati per questo. Non è facile sia in Medio Oriente sia in Ucraina, però bisogna sempre non demordere. Dobbiamo andare avanti, lavorare perché poi quando ci sono delle idee giuste vanno difese, bisogna combattere per loro”, ha detto Tajani, arrivando a Rimini. “Ci vorrà tempo, ma alla fine vincerà la pace. I mattoni nuovi – ha aggiunto riferendosi al tema della kermesse riminese ‘Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi’ – sono l’impegno di tutti quanti noi, le idee, perché sono tante le persone di buona volontà, tanti costruttori di pace e alla fine ‘non prevalebunt’, appunto, quelli che vogliono distruggere la pace”. LEGGI TUTTO
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in PoliticaLo scontro si riaccende con nuove dichiarazioni del leader leghista, che definisce il presidente francese “permaloso” ma si dice pronto a parlare di pace “anche a mezzanotte”. Sul no all’invio di soldati in Ucraina il vicempremier ribadisce il no. Dal governo Giorgia Meloni tace, mentre Tajani e Barrot lavorano a mantenere rapporti cordiali tra Roma e Parigi. La maggioranza si divide: Fi e Lupi criticano i toni, la Lega rilancia. Dure le opposizioni: per Elly Schlein le parole del vicepremier “imbarazzano l’Italia”
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Lo scontro a distanza tra Matteo Salvini ed Emmanuel Macron si arricchisce di nuovi capitoli. “Se vogliamo parlare di pace, Macron può chiamarmi anche a mezzanotte, sono disponibile”, ha dichiarato il vicepremier e leader della Lega collegato con 4 di sera weekend su Rete 4. Ma, ha aggiunto, resta “inflexibile” sul no all’invio di truppe: “Non manderò un solo soldato, italiano o francese che sia, a combattere o morire in Russia o in Ucraina. La politica prevede il dissenso”. Salvini ha precisato di non avere “nessuna voglia di litigare con la Francia”, ricordando i rapporti di collaborazione sui cantieri al confine. “Se Macron chiarisse che non vuole armare un esercito europeo, il problema si chiude qua”, ha spiegato, sottolineando che il presidente francese “è molto più importante di me, io sono solo un ministro”.
Il leader leghista: “Attaccati al tram non è un insulto”
Nonostante i toni apparentemente concilianti, il leader leghista ha però rilanciato l’affondo, definendo Macron “permaloso” e ironizzando da un palco a Pinzolo: “Attaccati al tram non è un insulto”. Poi la battuta: “Potrei chiedere asilo politico in Francia, tanto lì Macron me vol ben”, seguita dal richiamo alla presenza a Pontida di Jordan Bardella, figura sgradita all’Eliseo. Salvini ha quindi citato i sondaggi che darebbero Macron sfavorito presso l’80% dei francesi, auspicando “un cambiamento” alle prossime elezioni d’Oltralpe.
Il silenzio di Meloni e le tensioni nella maggioranza
Mentre la polemica cresce, da Palazzo Chigi non arrivano commenti. Giorgia Meloni, in vacanza in Puglia, tace, ma tra gli alleati c’è chi scommette che sia infastidita dalle esternazioni leghiste. La politica estera è competenza di Palazzo Chigi e della Farnesina, ricordano da Forza Italia, che sottolinea i rischi di destabilizzare rapporti con Parigi appena ricuciti anche grazie all’intervento del Quirinale. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto oggi un lungo colloquio con l’omologo francese Jean-Noël Barrot, concordato con la premier, per coordinare le posizioni su Ucraina e Medio Oriente in vista del G7. Un segnale di continuità istituzionale che contrasta con le incursioni verbali di Salvini.
Le reazioni politiche
Dal centrodestra, il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo ha ribadito che “se Macron smentisce l’intenzione di inviare soldati in Ucraina, il problema è chiuso”. Stesso messaggio dal capogruppo Riccardo Molinari, che ha riaffermato il “no a qualsiasi escalation”. Più critico Maurizio Lupi, che dal Meeting di Rimini ha definito “sbagliati” i toni di Salvini, pur confermando che la linea contraria all’invio di truppe è quella dell’intero governo. Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha cercato di ridimensionare, spiegando che Salvini “usa una terminologia molto forte, ma parla da leader politico”, aggiungendo che in democrazia i messaggi sono “legittimi e leciti”. Le opposizioni, al contrario, parlano di “imbarazzo internazionale”. La segretaria del Pd Elly Schlein ha accusato Salvini di “discreditare l’Italia”, invitandolo a occuparsi piuttosto “dei treni e dei loro cronici ritardi”. Parole che hanno provocato la replica dura della Lega, che ha bollato il Pd come “anti-italiano, guerrafondaio e servile con Parigi”. Intanto, mentre il governo prova a mantenere i rapporti con l’Eliseo su un terreno “cordiale e costante”, Salvini sembra determinato a non arretrare. Anzi, promette nuove schermaglie con l’inquilino dell’Eliseo, convinto che la Francia, prima o poi, cambierà rotta.
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in PoliticaSalvini, attacca ancora: ‘Macron? è permaloso e indigesto agli 80% dei francesi’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in PoliticaIl ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è intervenuto in videocollegamento al Meeting di Rimini, a un panel su “Invecchiamento della popolazione e sicurezza sociale”. Diversi i temi di cui ha parlato, dal lavoro del governo ai dazi agli aiuti per banche, imprese e famiglie. I primi risultati di questi tre anni di governo – ha detto Giorgetti – si iniziano a vedere: lo dimostrano il calo dello spread e il miglioramento del rating, i cui effetti positivi sono arrivati fino alle banche. Che ora però – ha aggiunto il ministro – sono chiamate a tradurre questi vantaggi in “benefici concreti” per le famiglie. Con questo nuovo “piccolo pizzicotto” il titolare dell’Economia è tornato a pungolare gli istituti finanziari. Un accenno che fa pensare – proprio alla vigilia dell’apertura ufficiale del cantiere della Manovra – al possibile arrivo di qualche misura ad hoc.
“Benefici concreti in favore delle famiglie”
Gli effetti su spread e rating del lavoro del governo, ha detto Giorgetti, hanno prodotto “risultati positivi sia per le imprese che per le famiglie e anche per le istituzioni finanziarie, cui ogni tanto io mi diverto a dare questo piccolo pizzicotto. Anche alle banche stesse, di riflesso”, che sono “in condizioni più favorevoli. Tutto questo deve tradursi poi in benefici concreti in favore delle famiglie”.
“Risultati lavoro governo cominciano a vedersi”
Parlando del lavoro portato avanti dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, il ministro ha dichiarato: “Penso che l’approccio che ha avuto questo governo, il mio ministero e io in questi tre anni è un approccio che nasce da un lato da una consapevolezza, del fine ultimo di come costruire una casa, qual è la casa che vorremmo, perché da noi la casa non si fa per abbatterla dopo 20 anni ma una casa è fatta per durare; allo stesso tempo, come dicono i nostri vecchi, non si può costruirla partendo dal tetto, bisogna partire dalle fondamenta, lavorando con serietà, con responsabilità e anche con umiltà e portando un mattone dietro l’altro”. “Questo – ha aggiunto Giorgetti – è quello è che abbiamo fatto, credo in silenzio, ma i risultati cominciano a vedersi: si cominciano a vedere quelle che sono le fondamenta solide, su cui poi costruire e arricchire la casa per il futuro”. Il lavoro portato avanti dal governo, ha detto ancora, “è stato percepito, si è tradotto” in elementi come “la vicenda dello spread, la vicenda del rating del Paese. Ancora io distinguo tra quello ufficiale e quello percepito: quello ufficiale non riflette ancora interamente come è percepito effettivamente il nostro Paese”. LEGGI TUTTO
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in PoliticaPiantedosi: ‘Salvini leader politico, usa termini forti’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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in Politica“Anche CasaPound rientra negli sgomberi, io sono stato da prefetto di Roma quello che l’ha inserito nell’elenco dei centri che sono da sgomberare, prima o poi arriverà anche il suo turno”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi interpellato a margine del Meeting di Rimini dopo il discusso sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano. E a chi gli ha fatto notare che il collega di governo e ministro della Cultura Alessandro Giuli ha detto che l’immobile di CasaPound potrebbe non essere sgomberato, Piantedosi ha spiegato: “Credo abbia detto che se si legalizza in qualche modo potrebbe non essere sgomberato. È successo già ad altri centri, il comune di Roma ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli, è successo anche in altre città”.
Piantedosi: “Lo sgombero non è stato anticipato”
Lo sgombero del Leoncavallo, dice ancora Piantedosi, “non è stato anticipato, anzi noi siamo stati condannati per un ritardo nell’esecuzione dello sfratto. Io ricordo a tutti che abbiamo pagato e siamo stati condannati a pagare per quel ritardo 3,3 milioni euro solo per i dieci anni pregressi e ogni ritardo avrebbe comportato un ulteriore risarcimento”, ha spiegato il ministro. “Voi capirete – ha aggiunto – che non era più procrastinabile nel momento in cui era possibile restituire la proprietà, è stata fatta un’operazione quantomeno doverosamente logica”.
Piantedosi: “Il video di Almasri? Sembra di molti anni fa”
Piantedosi, sempre al meeting di Rimini, ha anche risposto ai giornalisti sul video di Almasri, in cui il generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale, arrestato e poi rimpatriato dal governo italiano otto mesi fa, ucciderebbe un civile in strada a Tripoli. ‘L’ho visto sui social” ma ”le ricostruzioni sembrano attribuire quel video a molti anni fa. Nessuno ha mai pensato che quel personaggio fosse meritevole di qualche considerazione”, ha detto Piantedosi. ”Io ho firmato un decreto di espulsione” che si fondava in parte ”anche sugli elementi di pericolosità. Sono stato anche un po’ discusso per questo. Fa parte di considerazioni di giustizia, tutelare l’interesse degli italiani in Italia e all’estero”. Piantedosi ha anche commentato le dichiarazioni di Matteo Salvini sul presidente francese Emmanuel Macron sull’Ucraina – definiti dalla Francia “inaccettabili”: “La politica si alimenta e si esercita anche di espressioni forti, Salvini è un leader politico quindi utilizza una terminologia molto forte per veicolare in maniera molto forte i suoi messaggi, che sono comunque in democrazia legittimi e leciti”, ha detto difendendo il collega di governo. LEGGI TUTTO
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in PoliticaLupi: ‘Salvini su Macron sbaglia toni ma no invio truppe Ue’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
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