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    Mattarella dimesso dall’ospedale torna al Quirinale

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaIl presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato dimesso dall’ospedale romano del Santo Spirito, dove nella serata di martedì 15 aprile era stato sottoposto ad un intervento per l’impianto di un pacemaker. L’operazione al cuore, hanno spiegato i sanitari al termine dell’intervento, era “programmato” ed è perfettamente riuscito.Il bollettino medico diffuso ieri, l’unico diramato dal Quirinale, ha confermato che l’intervento “è stato effettuato alle 20” del 15 aprile, “poi il presidente è rientrato nel reparto di cardiologia dove ha trascorso una notte tranquilla. Il capo dello Stato è totalmente asintomatico e in condizionicliniche stabili”. Il medico che ha preso in cura il capo dello Stato, Roberto Ricci primario di cardiologia dell’Ospedale Santo Spirito di Roma, è lo stesso che nel 2018 operò il Presidente Giorgio Napolitano. Mattarella è assistito anche dal suo medico personale Salvo Madonia, che lo seguirà nel periodo di riposo che seguirà le dimissioni dall’ospedale.Loading… LEGGI TUTTO

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    Da Vance ai colloqui sul nucleare, Roma diventa il crocevia della geopolitica mondiale

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaRoma questo fine settimana sarà un importante snodo della geopolitica internazionale. Con due appuntamenti di primo piano. Venerdì la visita del vice presidente americano JD Vance. E sabato il secondo round dei negoziati Usa-Iran sul nucleare previstiprobabilmente nella sede dell’ambasciata dell’Oman.L’incontro di Vance con MeloniRoma si prepara agli eventi delle festività di Pasqua che coincideranno quest’anno con la visita del vicepresidente americano JD Vance. Pronto il piano sicurezza per i prossimi giorni, particolarmente impegnativi sotto il profilo dell’ordine pubblico. Con tiratori scelti, no fly zone, bonifiche, chiusure di strade e filtraggi con metal detector. Il vicepresidente degli Stati Uniti, accompagnato dalla moglie Usha, atterrerà la mattina di venerdì a Ciampino. Poi ci saranno i primi appuntamenti istituzionali. La sua agenda, come quella della second lady, resta blindata per motivi di sicurezza ma la Casa Bianca ha fatto sapere che è in calendario un incontro con la premier Giorgia Meloni (di ritorno dall’incontro con Donald Trump alla Casa Bianca), in programma venerdì a ora di pranzo a Palazzo Chigi. Nella tre giorni vedrà, inoltre, il segretario di stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Scontato, inoltre, che nel corso della visita nella Capitale Vance e signora approfittino delle bellezze artistiche, a partire dal Colosseo.Loading…A Roma il secondo round dei negoziati sul nucleare iranianoDopo annunci e smentite iraniane, il dado è tratto: si svolgerà sabato a Roma il secondo round dei negoziati indiretti tra l’inviato Usa Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi sul nucleare. A dare la conferma la tv di stato iraniana che spiega che sarà «il ministero degli Esteri dell’Oman ad ospitare i colloqui», probabilmente all’ambasciata nella capitale. Era stato proprio Araghchi a riportare il negoziato a Muscat (capitale dell’Oman) nonostante le parti avessero concordato in un primo momento di vedersi a Roma alla vigilia di Pasqua. Una retromarcia che, secondo alcuni media iraniani, derivava dalla riluttanza di Teheran a tenere i colloqui mentre nella capitale italiana era presente anche il vicepresidente Usa JD Vance. E infatti la decisione sul cambio di sede viene definita dal portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei, come «una mossa che potrebbe essere considerata una mancanza di serietà e buona volontà» mentre «siamo ancora nella fase di sperimentazione». Il ministro degli esteri Antonio Tajani aveva confermato sin da subito la disponibilità del governo italiano ad ospitare i colloqui a Roma: «L’Italia vuole semplicemente essere un ponte di pace, non abbiamo ambizioni di nessun tipo», aveva spiegato Tajani.Le difficoltà del negoziatoIl primo incontro tra Witkoff e Araghchi, che si erano scambiati dieci messaggi attraverso il ministro degli Esteri omanita Badr Albusaidi, si era chiuso senza alcun reale passo avanti, nonostante alla fine dei colloqui indiretti a Muscat una settimana fa c’era stato un brevissimo faccia a faccia, un primo contatto diretto dopo molto tempo. E anche il nuovo round negoziale parte con linee rosse ben demarcate da entrambi le parti e in un clima di diffidenza reciproca. «Siamo pronti a costruire fiducia rispetto a possibili preoccupazioni riguardo al nostro programma nucleare ma la questione dell’arricchimento dell’uranio non è negoziabile», ha chiarito Araghchi. In un’intervista a Fox News, Witkoff ha lasciato intendere che l’obiettivo degli Usa è impedire agli ayatollah di dotarsi dell’arma nucleare, tollerando tuttavia un certo margine di arricchimento dell’uranio (al 3,67% come prevedeva l’accordo Jpcoa del 2015 poi abbandonato da Trump, contro l’attuale 60%). LEGGI TUTTO

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    Luca Ciriani a Sky TG24: “Meloni da Trump per scongiurare guerra dazi tra Ue e Usa”

    Tutti gli occhi sono puntati sull’imminente viaggio di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. Anche quelli del suo governo: “Va a difendere con determinazione gli interessi dell’Italia, innanzitutto, che è un grande Paese esportatore, colpito da una politica di dazi. Ma è anche un segnale da parte dell’Ue, che non c’è l’interesse di nessuno ad avere una guerra commerciale”, spiega Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ai microfoni di Sky TG24 Live On Gorizia. Si è parlato anche di Autonomia, di spesa militare, delle mire espansionistiche di Fratelli d’Italia sulle regioni del Nord Italia, di separazione delle carriere dei giudici.

    Dazi: “Meloni vuole scongiurare guerra Ue-Usa”

    Partendo dai dazi – dopo aver ribadito che “noi siamo alleati degli Usa sul piano politico, militare, economico, l’ultima delle utilità è una guerra a muso duro fra Ue, Italia e Usa” – Ciriani si mostra “fiducioso” sul fatto che politica e diplomazia facciano il loro corso. L’obiettivo è quindi andare oltre i 90 giorni di sospensione delle tariffe reciproche tra Washington e Bruxelles. Una delle ipotesi in campo, se questo non succedesse, è mettere in campo fondi europei per supportare l’economia. “Aspettiamo l’esito dell’incontro fra Meloni e Trump, poi decideremo il da farsi. L’ipotesi di usare i fondi del Pnrr o altri fondi, si determinerà solo eventualmente all’esito del colloquio di domani del presidente del Consiglio. Ma siamo fiduciosi che questa strada possa essere evitata”, dice il ministro. 
    Spese militari al 2% del Pil? “Obiettivo è questo, ma la strada è stretta”
    Un altro tema sul tavolo è quello dell’innalzamento delle spese militari fino al 2% del Pil, come impone la Nato e come chiede Trump. “È un obiettivo, ma sappiamo anche che la strada per l’Italia è molto stretta perché siamo un Paese indebitato, e ora non vogliamo perdere l’outlook positivo certificato dalle agenzie di rating solo pochi giorni fa. Anche se pare noioso ripeterlo, sarà l’esito del colloquio fra Trump e Meloni a determinare in che modo, se e con che tempi raggiungere 2% spese militari”, evidenzia Ciriani. Poi ricorda che in Cdm si è da poco approvato il Dfp, dove per ora “non è prevista nessuna deroga al Patto di stabilità per nuove spese militari da approvare entro il 30 aprile, anche perché attendiamo l’esito del colloquio fra Meloni e Trump.

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    Perché Trump ha fatto un passo indietro sui dazi?

    “FdI vuole una grande Regione al Nord. Se non Veneto sarà un’altra”

    Passando alle questioni interne, il ministro evidenzia come Fratelli d’Italia sia “il più grande partito italiano”, ma al tempo stesso anche “nettamente sottorappresentato in termini di governatori”. Visto che i sondaggi più recenti vedono FdI viaggiare intorno al 30%, è quindi “naturale” che “un grande partito aspiri a governare una regione del Nord”. Si guarda nello specifico al Veneto. Altrimenti, dice Ciriani, “sarà un’altra Regione”.
    Riforme: “Faremo sia Autonomia che premierato”
    Sulle riforme, Ciriani rassicura: sia Autonomia differenziata che premierato si faranno, nonostante le difficoltà. “Sull’Autonomia differenziata, Calderoli sa che fa parte del nostro programma e siamo intenzionati a portarla a compimento. Ci sono state osservazioni puntuali e profonde da parte della Consulta. Attendiamo che il ministro Calderoli completi il suo lavoro e anche quella riforma avrà il suo iter, senza rallentamenti, perché siamo leali con tutti i partiti della maggioranza e la porteremo a compimento entro la fine della legislatura”, ha detto il ministro. “Lo stesso – ha aggiunto – vale per il premierato. Tutte queste riforme, alla fine vanno tutte in prima commissione al Senato e alla Camera, e purtroppo c’è un imbuto dal punto di vista dell’iter in Parlamento – ha spiegato -. Una cosa alla volta, ma le faremo tutte quante. C’è un po’ di tempo da attendere perché il Parlamento deve fare tante cose, ma porteremo tutte le riforme a compimento entro il 2026”.
    Giustizia, separazione delle carriere “può arrivare nel 2025”
    Poi c’è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. “Lavorando a tappe forzate, l’approvazione definitiva” entro il 2025 “è un obiettivo raggiungibile: nonostante le proteste scomposte di un pezzo di magistratura, la maggioranza intende andare avanti. Abbiamo ascoltato, ma chi governa ha il diritto di portare avanti i suoi obiettivi”, sottolinea il senatore. In ogni caso “il referendum giustamente ci sarà, e sarà il popolo sovrano a decidere se riforma va bene o è sbagliata e va rigettata”.  LEGGI TUTTO

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    Gilberto Pichetto Fratin a Sky TG24: “Bollette care? Pesa enormemente il prezzo del gas”

    L’ipotesi di aumentare le importazioni di gnl dagli Stati Uniti, il nucleare, il futuro delle centrali a carbone residue in Italia, il costo delle bollette. Sono molti i temi toccati dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia Gilberto Pichetto Fratin all’evento di Sky TG24, Live On Gorizia. Partendo dalle bollette: perché il prezzo dell’energia elettrica in Italia è più alta che negli altri Paesi europei? “Perché nel prezzo c’è un peso enorme da parte del gas, che produce il 40% dell’energia ma determina il 70% del prezzo finale”, dice il ministro. E questo è un rapporto da cui l’Italia è più dipendente di altri Paesi. Il quadro, spiega, potrà cambiare con il solidificarsi della produzione da rinnovabili, dall’eolico al fotovoltaico.

    “Acquisto gas? Servono prezzi convenienti”

    Secondo alcune indiscrezioni, tra i motivi del viaggio di domani, 17 aprile, di Giorgia Meloni a Washington c’è anche la possibilità che l’Italia acquisti più gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti. Tra contratti già aperti con fornitori come Algeria e Azerbaigian e l’obiettivo della decarbonizzazione, c’è spazio per comprare più gas americano? “A livello nazionale c’è spazio: da pochi giorni abbiamo 5 miliardi di metri cubi di disponibilità dal rigassificatore di Ravenna. Ma vorrei precisare che il gas lo acquistano le compagnie europee (o italiane) e lo vendono le compagnie americane. Di conseguenza deve esserci una forza notevole da parte degli Usa di imporre prezzi convenienti. In questo momento il prezzo a livello europeo, ahimè, è fatto dal Ttf. Il mercato olandese lo unifica, indipendentemente da dove proviene, quindi non è che ci siano enormi benefici a favore dei cittadini europei”, spiega il ministro. In sostanza: servono prezzi convenienti. 
    “Centrali a carbone in standby e non dismesse, pronti a qualsiasi evenienza”
    Sul tema delle centrali a carbone, la filosofia del governo è: meglio lasciare in standby quelle esistenti, senza produrre energia, perché in futuro potrebbero servire. Lo spiega Fratin: “Le due grandi centrali di Civitavecchia e di Brindisi producono poco e niente. Rimangono le due centrali della Sardegna, perché quella è una fonte di produzione di energia elettrica. Il quadro geopolitico è tale che dobbiamo mettere le mani avanti. Se per qualche ‘guasto’ si fermasse il Tap che arriva dall’Azerbaigian o il collegamento con la Tunisia, dobbiamo essere pronti”. Insomma, continua il ministro: “La cautela è d’obbligo, che significa ‘non smantellare’ e poi vediamo”. LEGGI TUTTO

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    Olimpiadi 2026, Fondazione Milano Cortina: per Pm decreto governo incostituzionale

    La richiesta al gip nell’ambito di un’istanza di archiviazione dell’inchiesta sull’appalto per i servizi digitali a carico di alcuni indagati per corruzione e turbativa, tra cui l’ex ad Vincenzo Novari

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    Inviare gli atti alla Consulta sulla legittimità costituzionale del decreto del governo che ha stabilito che la Fondazione Milano-Cortina 2026 è ente di diritto privato: lo chiede al gip la Procura nell’ambito di un’istanza di archiviazione dell’inchiesta sull’appalto per i servizi digitali a carico di alcuni indagati per corruzione e turbativa, tra cui l’ex ad Vincenzo Novari. L’aggiunta Siciliano e i pm Cajani e Gobbis hanno chiesto di sollevare la questione sull’illegittimità costituzionale del decreto, che ha avuto l’effetto di bloccare le indagini per il reato di corruzione. Per i pm, il comitato organizzatore è ente pubblico.

    La richiesta dei pm

    I pm, dunque, chiedono alla gip Patrizia Nobile di inviare gli atti alla Consulta per sciogliere il nodo giuridico sulla Fondazione, cosa che non aveva fatto il Riesame nelle indagini. Già a luglio l’aggiunta Tiziana Siciliano, dopo il ricorso di uno degli indagati contro perquisizioni e sequestri del 21 maggio 2024 confermati nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, aveva definito “di una gravità inaudita” ed “illegittimo” il decreto legge con cui il governo, a giugno, aveva “ribadito” che la Fondazione, come da atto istitutivo, non è organismo di diritto pubblico, ma una società privata. Il procuratore di Milano Marcello Viola aveva spiegato che l’ente “sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ‘ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato’, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali”.

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    Olimpiadi di Milano Cortina 2026: a che punto siamo con i lavori?

    I nodi giuridici dell’inchiesta

    Lo scorso febbraio, anche l’Anac, l’Autorità nazionale anti-corruzione, in un approfondimento trasmesso al comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali aveva scritto che la Fondazione si qualifica come ente di diritto pubblico, perché gli organi di direzione sono di nomina pubblica, persegue un interesse pubblico di portata generale e non incorre in alcun rischio d’impresa, dato che gli eventuali deficit di bilancio sono a carico di Stato ed enti territoriali. La natura della Fondazione è uno dei nodi giuridici centrali dell’inchiesta dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis sulle presunte irregolarità nella gestione della Fondazione, proprio per la qualificazione dell’ipotesi di corruzione del pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di archiviazione dei pm sul caso dell’appalto del 2020-2021 assegnato a Vetrya (tre indagati), ma anche di quello sempre per i servizi digitali affidati a Deloitte nel 2023 (altri quattro indagati), non potendo proseguire nel procedimento, ma anche con istanza, la principale in pratica, al gip di invio degli atti alla Corte costituzionale per valutare quel decreto. LEGGI TUTTO

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    Rita De Crescenzo pensa alla politica: “Fonderò un partito con Maria Rosaria Boccia”

    “La gente mi segue: fonderò un partito con Maria Rosaria Boccia e rimetteremo il reddito di cittadinanza”. Parola di Rita De Crescenzo. La tiktoker e influencer napoletana (è la donna che ha affollato Roccaraso dando un appuntamento online) in un’intervista a La Stampa dice di essere “una ragazza semplice, vengo dai vicoli del Pallonetto di Santa Lucia. Ne ho passate tante, droghe, psicofarmaci, violenze, ho avuto un’infanzia terribile e ho fatto un figlio a 13 anni. E mo’ voglio dare una mano a gente che ha avuto delle vite difficili come la mia”. E ancora: “Tutta Napoli è con me. Ho un milione e ottocentomila follower e quando dico che voglio candidarmi sono tutti dalla mia parte. Voglio dare un messaggio di positività, fare qualcosa di buono, scendere nei vicoli per dire stop alla droga, stop al bullismo, stop alla violenza sulle donne. Girare nei bassi fra la gente come me che non è acculturata e di politica non capisce”.

    La Boccia “mi fa imparare ‘nu poco”

    Dice che il presidente della Repubblica si chiama Mattarella (ma non ne ricorda il nome) e sostiene che “Berlusconi lo amo tutta la vita. Se non era morto, adesso  stavo a casa sua”. Ammette di non sapere chi sia Putin ma confessa che Trump le sta tanto simpatico perché, dice, “somiglia a mio marito”. Riconosce, ancora, di non sapere nulla di politica ma di volerci entrare: “Prima devo studiare. Anzi, su questo non farmi domande perché non posso rilasciare interviste. Al momento dovuto annuncerò i nostri progetti con Maria Rosaria”, la Boccia (l’imprenditrice di Pompei coinvolta nell’affaire che ha fatto dimettere l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano) “mi fa imparare ‘nu poco”.
    Il programma politico
    Sulla carta d’identità, ammette, ha ancora scritto “casalinga” ma se diventasse premier sa già cosa farebbe: “Rimetto subito il reddito di cittadinanza. Poi metto a posto gli ospedali che sono tutti scassati”. E ancora: “Ho letto delle liste di signori che di precedenti ne hanno più di me, eppure la politica la fanno. In passato mi sono fatta del male con le mie mani, ma l’ho fatto solo a me. Non sono una camorrista né una delinquente, e non ho mai spacciato. Ci sono dei politici che hanno fatto peggio di me”.  LEGGI TUTTO

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    Mattarella operato ieri sera: intervento per pacemaker riuscito e nottata tranquilla

    Sergio Mattarella si è sottoposto ieri sera all’intervento chirurgico per l’impianto di un pacemaker a causa del quale era stato ricoverato all’ospedale romano Santo Spirito. L’intervento è stato effettuato alle ore 20. Al termine, il capo dello Stato è rientrato nel reparto di cardiologia, dove ha trascorso una notte tranquilla. Il presidente è totalmente asintomatico e in condizioni cliniche stabili. A conferma del fatto che non si sia trattato di un’emergenza, il Quirinale ieri aveva ricordato come Mattarella avesse lavorato tutto il giorno fino ad incontrare intorno alle 18 il presidente del Montenegro Milojko Spajić. Inoltre il presidente, come è consuetudine, ha manifestato l’intenzione di trascorrere le festività pasquali nella sua Palermo ed è possibile che questo si possa realizzare visto che l’installazione di un pacemaker è ormai un’operazione di routine.

    Il capo dello Stato ricoverato nel reparto di cardiologia

    Secondo le poche informazioni disponibili, il capo dello Stato si trova dunque ricoverato nel reparto di cardiologia dell’ospedale romano Santo Spirito, nelle mani del primario Roberto Ricci.  Sergio Mattarella a luglio compirà 84 anni ed è al suo decimo anno al Colle: è evidente che ogni informazione che riguarda la sua salute sia estremamente sensibile. Probabile che Mattarella, insieme ai suoi medici di fiducia abbia manifestato da alcuni giorni problemi cardiaci e che dopo un ulteriore consulto si sia deciso di accelerare i tempi. Probabilmente anche la pausa per le vacanze pasquali può aver determinato la scelta di usare questa finestra per l’intervento. Gli impegni del presidente Mattarella per le prossime settimane sono tantissimi:  dall’agenda del Quirinale si vede che il primo è già il prossimo 23 aprile quando dovrà incontrare gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, nella ricorrenza dell’80esimi anniversario della Liberazione. Ma soprattutto al Quirinale è cerchiata in rosso la data del 25 aprile per la festa della Liberazione. Il capo dello Stato è atteso quest’anno a Genova.  LEGGI TUTTO

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    Edicole, diversificare per non sparire: la proposta Verini punta sull’utilità sociale

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaNegli ultimi tempi l’Italia ha perso migliaia di edicole, «soprattutto nei centri più sperduti e più marginali, nelle aree interne, ma anche nelle città». Si pensi che a Roma, «solo nel primo municipio hanno chiuso in questi anni 50 edicole». C’è anche questo bilancio – drammatico per chi considera le rivendite «un presidio anche sociale» oltre che «un contributo alla libertà di informazione» – all’origine di una proposta di legge dem appena presentata al Senato.Le misure salva edicoleIl dem Walter Verini, che della proposta di legge è il primo firmatario, riassume a Parlamento24 le possibili misure “salva edicole”, dalla defiscalizzazione di tasse e contributi previdenziali per gli edicolanti alla riduzione (o azzeramento) di una lunga serie di tasse locali che oggi gravano su queste particolari strutture di vendita capillare «ma con un ruolo di utilità sociale», dalla Tari alle tariffe comunali.Loading…La diversificazione delle attività e i contributi alla distribuzioneUno degli aspetti qualificanti della proposta di legge Verini riguarda la diversificazione delle attività delle edicole, per esempio come punto di contatto con i cittadini per conto delle amministrazioni locali: «Perché non mettere in rete le edicole con gli uffici comunali da cui arriva un certificato che consente ai cittadini di ritiralo senza andare lontano?». Tra le misure pro-edicole proposte da Verini anche l’introduzione di contributi per i distributori, «perché spesso portare dei giornali in luoghi lontani, sia nelle città e sia nelle aree più disagiate costa, costa in carburante, in benzina, in lavoro e magari per vendere cinque copie, dieci copie» in località difficile di raggiungere.Una battaglia che non deve avere bandierine politicheL’auspicio, conclude Verini, è che la sua proposta di legge attivi un dibattito per salvare le edicole aiutandole a superare la crisi che le caratterizza: «L’ho presentata io, ma davvero vuole essere molto aperta ai contributi di tutti. È una battaglia che non deve avere bandierine partitiche». LEGGI TUTTO