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    Giorgetti: “Il Mef ha agito correttamente”. E Tajani: “Importante rispettare le regole”

    L’offerta di Mps su Mediobanca va avanti dopo il via libera senza condizioni della Banca centrale europea. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (in foto), a margine dell’audizione di ieri al Copasir ha detto che “è la decisione della Bce, che fa il suo mestiere e riguarda Mps. Noi facciamo il governo”. A chi gli chiede se l’operazione Mps-Mediobanca ora è in discesa, il ministro replica: “E chi l’ha detto che è in discesa? Lo deciderà il mercato”.Tutte le attenzioni, però, sono sulla vicenda della cessione da parte del Tesoro del 15% di Mps su cui sta indagando la Procura di Milano. “Ho ribadito qui al Copasir”, ha sottolineato Giorgetti, “l’assoluta correttezza dell’operato degli uomini e delle donne del Mef che hanno lavorato sull’operazione che è assolutamente identica in termini di procedura a quelle fatte precedentemente”. Quanto al faro acceso dalla Commissione europea, come ha scritto nei giorni scorsi il Financial Times, il ministro ha specificato che l’interlocuzione con Bruxelles è da sempre fitta: “L’uscita da Mps si è chiusa con una lettera della Commissione Ue che ha dato l’ok e ha detto che abbiamo puntualmente rispettato tutte le condizioni poste nel 2017 per perdere il controllo di Mps. Questa lettera è arrivata all’inizio del 2025”. Quanto alla gestione di Mps, Giorgetti ha detto che “il Mef è un azionista non invadente”. E poi ha ringraziato l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, per aver “gestito in maniera brillante l’operazione di salvataggio. Mps fa utili ed è valorizzato e questo fa bene” anche allo Stato.Positivo il commento del ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, che si era scontrato con Giorgetti sulla vicenda del Golden Power sull’operazione Unicredit-Bpm: “Io sono sempre favorevole al libero mercato, l’ho sempre detto, lo Stato meno interviene, meglio è, l’importante è che si rispettino le regole, anche nel settore bancario”. LEGGI TUTTO

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    “Più donne leader, più cresce l’Italia”

    “Più donne leader ci sono più cresce l’Italia”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Marina Calderone (foto) aprendo i lavori del W Leadership Summit 2025 organizzato da Class Editori in partnership con Human Hall, l’hub di inclusione dell’Università degli Studi di Milano. “Il ritardo strutturale rispetto all’occupazione femminile – ha spiegato Calderone – ha […] LEGGI TUTTO

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    Ifis, effetto premio: le adesioni all’Opas su Illimity arrivano al 32%

    Si aggiunge un altro 4% alle adesioni all’Opas di Banca Ifis su Illimity Bank. A due giorni dalla chiusura del periodo di adesione prevista per domani, i soci dell’istituto guidato da Corrado Passera hanno consegnato oltre il 32% delle azioni, con Banca Ifis che di recente ha posizionato la sotto-soglia di efficacia dell’offerta al 60 per cento. Nella serata di martedì, il presidente di Ifis Ernesto Fürstenberg Fassio (in foto) ha annunciato un premio in denaro del 5% per gli aderenti all’Opas qualora le azioni consegnate dovessero superare il 90%: un valore di 0,1775 euro per un premio complessivo che ai valori di Borsa di ieri può arrivare al 12,1 per cento. Secondo quanto raccolto da Il Giornale, nel quartier generale di Ifis c’è ottimismo circa le adesioni nelle prossime ore che dovrebbero vedere arrivare gli azionisti più importanti. La mossa del premio è pensata anche per convincere i soci dell’accordo di consultazione recentemente varato dall’ex ministro Passera (che raggruppa il 27,2% delle quote) ad aderire all’Opas. Infatti, se questi aderissero in blocco la soglia del 90% sarebbe molto probabilmente superata. L’istituto guidato dall’amministratore delegato Frederik Geertman, tuttavia, ha smentito “negoziazioni in corso con la controparte”. LEGGI TUTTO

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    A2a aggancia i data center. Nuovo passo verso l’atomo

    Nuove frontiere e nuovi passi verso l’energia decarbonizzata. L’Italia è in una fase di grande fermento e messa a terra delle nuove sperimentazioni e nel giorno in cui il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin annuncia “per il 2029 il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica e per il 2039 la messa in esercizio del Deposito Nazionale per lo smaltimento delle scorie nucleari, con l’individuazione delle aree idonee”, A2a avvia ufficialmente il business dei data center sfruttandone il calore in favore di un teleriscaldamento green.Lo aveva preannunciato a Moneta l’amministratore delegato Renato Mazzoncini (foto), che nel giro di un paio di mesi è passato dalle parole ai fatti: l’utility ha inaugurato ieri nella centrale Lamarmora a Brescia un nuovo data center progettato dalla società francese Qarnot. Il centro cloud operativo, grazie a un avanzato sistema di raffreddamento a liquido, consente di recuperare energia termica a temperature elevate, fino a 65 gradi centigradi, da immettere direttamente in rete per portare calore agli edifici. Si tratta di una delle prime applicazioni in Italia di recupero di calore dai data center, la prima in una rete cittadina con l’innovativa tecnologia di raffreddamento a liquido. Va inoltre osservato che a regime consentirà di soddisfare il fabbisogno termico di oltre 1.350 appartamenti evitando l’emissione in atmosfera di 3.500 tonnellate di CO2 all’anno.”La rapida diffusione dei data center e la crescente elettrificazione dei consumi richiedono importanti investimenti nelle reti elettriche per sostenere la maggiore richiesta di energia. Ma apre anche una straordinaria opportunità per le città dotate di reti di teleriscaldamento: recuperare il calore di scarto dai server e trasformarlo in energia termica”, ha spiegato Mazzoncini. D’altra parte, a livello mondiale, il mercato è monstre e vale 125 miliardi. Di questi, la quota europea è di circa il 22%. LEGGI TUTTO

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    Montepaschi, mani libere su Mediobanca

    A Siena si inizia a respirare aria di Palio: ieri mattina gli operai comunali hanno steso il tufo in Piazza del Campo, che si veste a festa in vista dei giorni della Carriera di Provenzano del 2 luglio. Alla vigilia di uno dei due appuntamenti più importanti per le contrade si sono già alzati i calici ai piani alti di Rocca Salimbeni. Perché ieri la Bce ha abbassato il canape per la mossa su Mediobanca. È infatti arrivato il via libera definitivo da Francoforte all’Ops del Monte dei Paschi su Mediobanca e all’acquisizione della partecipazione di controllo dell’istituto di Piazzetta Cuccia (e indirettamente in Mediobanca Premier e Compass Banca).Non ci sono soglie di capitale da rispettare ma una serie di passaggi che la banca guidata da Luigi Lovaglio dovrà seguire e che l’Eurotower monitorerà da vicino. “La Bce ha rilasciato contestualmente anche il via libera ad acquisire una partecipazione in Mediobanca il cui valore eccede il 10% del patrimonio di vigilanza di gruppo e nelle rilevanti partecipazioni indirette”, ha annunciato ieri una nota di Mps nelle prime ore della mattinata. Non solo. L’autorizzazione vale anche nel caso in cui il Monte non arrivasse al 50% del capitale di Mediobanca. Nell’eventualità in cui l’offerta registri un tasso di adesione inferiore a questa soglia, Siena dovrà fornire alla Bce entro tre mesi dalla data di conclusione dell’operazione: un report approvato dal cda e condiviso con la società di revisione incaricata che confermi la sussistenza del controllo di fatto. In assenza di controllo di fatto, Mps dovrà fornire “un piano approvato dal cda che indichi l’approccio strategico alla partecipazione di Mediobanca acquisita, i criteri per il mantenimento o la cessione di tale partecipazione insieme ai relativi obiettivi, tempistiche e principali snodi operativi”. Il Monte è poi tenuto, “entro sei mesi dalla data di acquisizione del controllo” a presentare alla Vigilanza europea una serie di informazioni: dalla governance del nuovo gruppo fino ai sistemi informatici passando per i mutamenti all’assetto retributivo per i professionisti chiave di Mediobanca. Il piano dovrà prevedere una tempistica di tutte le attività di integrazione. Oggi, intanto, si riunirà il cda presieduto da Nicola Maione per dare seguito all’aumento di capitale al servizio dell’offerta, dopo il via libera dell’assemblea di aprile. Entro cinque giorni Consob valuterà il prospetto per il nullaosta, poi partirà l’Ops. LEGGI TUTTO

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    “Affitti, tasse e turismo Così i negozi muoiono”

    Lino Stoppani, presidente di Epam, vice presidente vicario di Confcommercio Imprese per l’Italia, ex patron di Peck interviene nel dibattito sulla chiusura dei negozi storici, gli ultimi in ordine temporale Cargo High Tech e La libreria dei ragazzi, stritolati dal caro affitti e dalla trasformazione della città per via del turismo “mordi e fuggi”. Cosa sta succedendo?”Bisogna premettere che le librerie stanno soffrendo molto della concorrenza spietata dell’e-commerce. Si tratta di beni vendibili anche senza valore aggiunto, per cui c’è un problema di tipologia merceologica. Per quanto riguarda i pubblci esercizi sicuramente la grande differenza con le catene di fast food è la qualità del servizio, che purtoppo non sempre è sufficiente a garantire i conti”.In sostanza?”La sostenibitlità economica del business soffre per il caro affitti, ma anche per il caro bollette e il caro personale. Però c’è un problema di fondo che riguarda Milano”.Quale?”Tutte queste attività di prossimità stanno scontando il fatto che Milano sta diventando sempre più una città per turisti e del lusso con la conseguenza che le attività a supporto dei turisti stanno subentrando alle attività per i residenti. In sostanza sta cambiando il tessuto urbanistico, commerciale e sociale. Anche i residenti si trovano ad affrontare affitti insostenibili e si trasferiscono altrove. E allora è chiaro che ci vuole una lungimiranza nella programmazione”.In che senso?”Il commercio sconta le conseguenze di una politica della mobilità che vede lo sviluppo delle corsie preferenziali, la cancellazione delle aree di carico e scarico merci, le pedonalizzazioni che danneggiano i negozi, creando il fenomeno della desertificazione commerciale, con degrado e insicurezza conseguenti. Cambia anche la qualità della vita dei cittadini”.Eppure hanno chiuso Cargo Cargo High Tech in piazza XXV Aprile, un big del design milanese, e la trattoria Pont de Ferr, una stella Michelin…”Incidono anche i cambiamenti delle abitudini di acquisto dei consumatori, sempre più orientati verso la comodità che il commercio on line offre. Così stanno cambiando le priorità dei consumatori, basta pensare alla crisi degli articoli per la casa: se la mia generaizone ambiva ad arricchire la propria dote con pezzi di Richard Ginori, Rosenthal, Christofle, oggi i ragazzi mangiano nei piatti usa e getta e i risparmi vengono destinati ad altri consumi”.Ci si immagina che i turisti con un alto budget di spesa, però, vogliano fare una certa esperienza e quindi gustare le specialità milanesi sui Navigli al Pont de ferr…”È cambiato il pubblico che li frequenta e sono cambiati i Navigli: c’è un abusivismo imperante, a volte problemi di sicurezza con la conseguente deviazione dei flussi dei clienti. Anche qu servirebbe una regia pubblica sul quartiere”.Venendo alle botteghe storiche Regione Lombardia ha previsto dei bandi per le imprese che rimangono famigliari o che restaurano il locale. La regia pubblica potrebbe tutelare di più queste attività?”Sì, soprattutto per favorire la storicità dei locali e quindi mantenere l’identità di Milano”.Si potrebbe pensare anche a riduzioni delle imposte locali o agevolazioni fiscali…”Certo, ci sono tutta una serie di interventi che favoriscono queste attività, ma ci vuole la volontà politica”.Non si potrebbe intervenire con una politiche di calmierazione degli affitti?”Sì, ma è chiaro che il Comune non può imporre a un proprietario immobiliare condizioni che lo penalizzino economicamente però l’amministrazione dovrebbe avere la capacità di programmare lo sviluppo urbanistico perché quando chiudono i negozi si crea quella desertificazione commerciale che porta degrado, abbandono, insicurezza”E la cedolare secca per le attività commerciali?”Sarebbe una cosa positiva” LEGGI TUTTO

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    WhatsApp, occhio alla finta multa ZTL: come riconoscere la truffa

    Una nuova truffa ben congegnata dai suoi ideatori ha fatto scattare l’allarme tra numerosi utenti di WhatsApp. Come ormai tristemente noto, uno dei modi più efficaci per far cadere in trappola ignare vittime è quello di generare in esse un forte senso di urgenza, con lo scopo di farle agire istintivamente e senza riflettere in modo oculato. Chiaro che gli obiettivi in tal senso più a rischio sono soprattutto gli anziani e in genere le persone che hanno minor dimistichezza con gli strumenti informatici e col vasto mondo delle truffe sempre più in espansione soprattutto sul web.In questo caso la via scelta dai cybercriminali per far abbassare la guardia ai propri obiettivi e instillare preoccupazione è l’invio tramite WhatsApp di una finta multa ZTL. Ai più abituati a fronteggiare tentativi di phishing la frode appare lampante, ma con l’obiettivo di far cadere nel tranello il numero maggiore possibile di utenti i truffatori hanno cercato di rendere il messaggio più credibile.Con una veste grafica molto curata, una formula lessicale vicina a quella delle comunicazioni ufficiali e la citazione dell’art.7 del Codice della Strada, quello preposto all’infrazione contestata, i cybercriminali giocano tutte le carte a loro disposizione per ricreare una situazione verosimile: al cittadino viene contestata la violazione di una ZTL, tale da comportare una sanzione da 196 euro che potrebbe crescere fino a 468 euro se non pagata entro un tempo limite, secondo quanto previsto dagli artt. 203 e 206 del CdS.Il fatto è che sono fin da subito rilevabili dei chiari elementi rivelatori del raggiro. Imnanzitutto nessuna multa del genere arriva via WhatsApp ma solo tramite posta raccomandata A/R, Pec o al massimo app istituzionali come IO. Se a ciò si aggiunge che l’avviso arriva in una chat privata da un numero sconosciuto, il quadro è decisamente completo. Tutto questo senza considerare l’elemento ricorrente dell’urgenza, che in questa situazione arriva sottoforma di “sconto” nel caso in cui si risponda all’avviso entro i tempi indicati. Gli elementi per convincere il malcapitato a collaborare ci sono purtroppo tutti.Nel messaggio è inoltre presente un link su cui cliccare per adempiere al proprio dovere, e anche in questo caso dovrebbe suonare un campanello d’allarme dal momento che esso non trasferisce su un sito ufficiale bensì su un portale chiaramente fake ricreato ad hoc dai cybercriminali: l’URL è un elemento determinante a comprendere l’inganno. Cliccando su di esso, la vittima finisce inevitabilmente in trappola. Il rischio non è solo quello di perdere i soldi della multa, qualora si effettuasse il pagamento indicato, ma quello di vedersi sottrarre dati sensibili e bancari, spalancando le porte ai truffatori che potrebbero così agire indisturbatamente sul nostro conto corrente LEGGI TUTTO