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    Moody’s promuove l’Italia: “Prospettive positive”

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    «Il giudizio di Moody’s è il frutto del lavoro serio e silenzioso che stiamo portando avanti dall’inizio del governo. Un risultato che arriva, inoltre, in un contesto dove, a fronte di giudizi negativi diffusi, c’è un Paese, l’Italia, al quale viene riconosciuto un upgrade significativo». Così il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha commentato con soddisfazione (e con un chiaro riferimento al recente downgrade degli Usa cui Moody’s ha tolto la tripla A) la decisione dell’agenzia di valutazione di alzare da «stabile» a «positivo» l’outlook sul debito sovrano italiano, pur confermando il rating a Baa3. «Voglio anche sottolineare ha aggiunto il ministro che questo risultato porta un beneficio concreto alle famiglie, alle imprese e persino alle banche italiane».Una promozione che giunge in un momento delicato per molte economie avanzate, ma che, nel caso italiano, certifica la solidità del percorso intrapreso sul fronte dei conti pubblici, della stabilità politica e della tenuta economica generale. È passato, infatti, poco più di un mese dalla promozione di Standard & Poor’s (che l’11 aprile ha alzato il rating a BBB+ con outlook stabile) e dalla conferma della tripla B di Fitch con prospettiva positiva.Alla base della revisione al rialzo dell’outlook da parte di Moody’s c’è un miglioramento significativo del quadro fiscale. L’anno 2024 si è chiuso con un deficit pari al 3,4% del Pil, meglio delle attese sia del governo che della stessa agenzia (3,8%). Il risultato è stato ottenuto grazie a una riduzione della spesa pubblica in particolare con la fine del Superbonus e a un forte aumento delle entrate fiscali, trainato dalla crescita dei redditi da lavoro.Oltre alla disciplina di bilancio, l’Italia può contare su fondamenta economiche robuste. Il mercato del lavoro è solido: il tasso di disoccupazione si è attestato al 6% a marzo 2025, e l’occupazione continua a crescere più rapidamente della forza lavoro disponibile. Le riforme pensionistiche degli anni passati hanno innalzato l’età effettiva di pensionamento, favorendo l’occupazione dei seniores. Inoltre, il crescente numero di contratti a tempo pieno rafforza il potere d’acquisto delle famiglie. LEGGI TUTTO

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    Cardinale sborsa 600 milioni e si compra il Telegraph

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    Non sono tutti riferibili i commenti postati ieri sulle piattaforme Internet del tifo milanista alla notizia che RedBird Capital Partners, il fondo di investimento guidato da Gerry Cardinale che è proprietario del Milan (anche se a Elliott deve ancora 489 milioni di quota capitale del vendor loan più interessi), ha acquisito il Daily Telegraph, storico quotidiano conservatore londinese per 500 milioni di sterline (circa 600 milioni di euro) da Lloyds Bank, creditrice dei fratelli Barclay, miliardari londinesi proprietari fino a cinque anni fa dello storico hotel Ritz.Cardinale ha dato un altro scossone nei media d’Oltremanica, sempre più sotto controllo straniero, dichiarando di voler essere «l’unico azionista di controllo» del Telegraph Media Group, che comprende anche il domenicale Sunday Telegraph, e ha promesso di investire «nelle operazioni digitali, negli abbonamenti e nell’ambito giornalistico», con l’obiettivo di espandere il gruppo a livello internazionale. Sono in corso trattative anche con «investitori di minoranza britannici accuratamente selezionati, specialisti della carta stampata e fermamente impegnati a difendere i valori editoriali del Telegraph», ha precisato la società Usa. Ma è prevista anche una partecipazione fino al 15% del fondo emiratino Imi, da tempo interessato al Telegraph. Proprio un anno fa RedBird in partnership paritaria con Imi si era visto bloccare la scalata al gruppo editoriale dall’intervento del precedente governo conservatore, guidato allora da Rishi Sunak, mentre l’esecutivo laburista di Keir Starmer non ha frapposto particolari ostacoli. LEGGI TUTTO

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    Governo e Consob agli stracci su Bpm

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    Si alzano i toni dello scontro tra la Consob e il governo Meloni sulla sospensione dell’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm. La massima autorità di vigilanza sui mercati si è di fatto schierata contro una decisione assunta in nome dell’interesse nazionale. Il presidente della Commissione, Paolo Savona, ieri al Festival dell’Economia di Trento ha lasciato intendere di essere pronto alle dimissioni se la sua decisione (non proprio condivisa al 100% come da lui stesso dichiarato; ndr) dovesse essere ulteriormente avversata. «Se non sono più gradito, me ne vado. La saggezza dell’età impone anche questo», ha dichiarato.Savona, infatti, ha rivendicato la piena legittimità dell’operato della Consob. «Abbiamo applicato la legge, dando tempo al mercato di valutare in una situazione di incertezza», ha detto ribadendo che «la nostra priorità resta la tutela dei risparmiatori».Di diverso avviso Marco Osnato (Fdi), presidente della Commissione Finanze della Camera, che ha definito «sorprendente» la decisione della Consob, lamentando il fatto che questa possa trasmettere all’opinione pubblica il messaggio distorto di un errore da parte dell’esecutivo. «Siamo di fronte a una presa di posizione che rischia di apparire come un’assunzione di parte a favore di Unicredit, che sta chiaramente tentando un pressing sul governo», ha dichiarato in un’intervista a Class Cnbc rimarcando che «una posizione del genere irrigidisce i toni, perché a condizioni immutate è impensabile che l’esecutivo possa fare un passo indietro». Secondo Osnato, «l’Authority dovrebbe facilitare i mercati, non alimentare confusione politica».Ancora più diretto il passaggio in cui Osnato ha messo in discussione l’equidistanza di Savona. «Mi sorprende che una figura con tanta esperienza abbia deciso di abbandonare la consueta prudenza per dare un segnale così netto», ha affermato precisando che «questa Ops è nota da mesi, il mercato ha avuto tutto il tempo per valutarla; e allora perché ora questo intervento che suona come un favore a Unicredit? Che messaggio stiamo dando, che chi rispetta il Golden Power sbaglia e chi fa ricorso ha ragione?». Osnato ha anche ribaltato le critiche mosse all’esecutivo. «Le richieste del governo, come il mantenimento dei titoli di Stato in portafoglio, sono più che ragionevoli», ha evidenziato; quindi «se disturbano tanto Unicredit, è forse perché l’obiettivo reale era liberarsene, ma questo, in una fase così delicata per i conti pubblici, è inaccettabile». LEGGI TUTTO

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    Moody’s promuove l’Italia. Giorgetti: “Frutto di lavoro serio e silenzioso”

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    Moody’s conferma il rating Baa3 per l’Italia e alza l’outlook da stabile a positivo. Un settore bancario “finanziariamente solido favorisce la resilienza economica”, sostiene, “Le banche italiane dimostrano una solida capitalizzazione, una redditività migliorata, un’ampia liquidità e una solida qualità degli attivi”. L’agenzia di rating prevede poi che il debito pubblico raggiungerà il 138,4% del pil nel 2026 e nel 2027, in aumento rispetto al 135,3% dell’anno scorso. Ma “dal 2028 in poi, avanzi primari sostenuti dovrebbero portare il peso del debito a un graduale calo”.La revisione dell’outlook a positivo riflette il “miglioramento delle prospettive di bilancio, in un contesto di performance fiscale migliore del previsto nel 2024 e di un contesto politico interno stabile, che aumenta la probabilità che i parametri di bilancio continuino a migliorare, in linea con il piano strutturale di bilancio a medio termine del governo”. Lo afferma Moody’s in una nota. “Le prospettive di bilancio dell’Italia sono migliorate. Il principale fattore determinante del miglioramento del risultato di bilancio è stata una riduzione della spesa, dovuta principalmente all’eliminazione graduale dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie ad alta efficienza energetica (“superbonus”), ma anche alla forte crescita delle entrate, principalmente derivanti dalle imposte sul reddito delle persone fisiche e da altre imposte”, mette in evidenza Moody’s LEGGI TUTTO

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    Festival Economia Trento. Iardino (Fondazione The Bridge): “Salute mentale nei luoghi di lavoro è sfida non più rinviabile”

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    “La salute mentale nei luoghi di lavoro è una sfida prioritaria e non più rinviabile. È fondamentale adottare politiche pubbliche che pongano al centro il benessere psicologico dei lavoratori, promuovendo un approccio integrato e multidisciplinare”. Lo ha detto Rosaria Iardino, presidente di Fondazione The Bridge, intervenuta nel corso dell’incontro “Tu come stai?”, che si è tenuto presso la Camera di Commercio di Trento, in occasione del Festival dell’Economia “Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio”, giunto alla XX edizione. Al centro dell’evento, la ricerca dell’equilibrio tra lavoro e vita privata per il benessere della persona e le migliori strategie per promuovere l’importanza della salute mentale nell’ambiente lavorativo.Politiche pubbliche contro lo stigmaEsperti e psicoterapeuti si sono confrontati sul complesso rapporto tra attività occupazionale e salute mentale, provando a definirne i contorni nel contesto sociale e le prospettive future. Tra le esigenze emerse, quella di avviare politiche pubbliche in grado di combattere lo stigma associato alla salute mentale dei lavoratori. Secondo Iardino “abbiamo bisogno di programmi strutturati di prevenzione e supporto psicologico all’interno delle aziende; di formare dirigenti e responsabili delle risorse umane per aiutarli a riconoscere i segnali di disagio; di rafforzare la rete territoriale dei servizi di salute mentale. Serve, allo stesso tempo, un impegno istituzionale per superare lo stigma, attraverso campagne di sensibilizzazione, investimenti nella ricerca e l’inclusione del tema della salute mentale nelle agende politiche nazionali ed europee”.Diritto alla salute nei luoghi di lavoroDurante i lavori è stato sottolineato come benessere e lavoro non siano solo una questione individuale o aziendale, ma riguardino anche l’accesso ai diritti, alla salute, alla comunicazione corretta e inclusiva. Purtroppo, ha osservato Iardino, “il diritto alla salute mentale nei luoghi di lavoro è ancora troppo poco garantito. Secondo l’OMS si stima che ogni anno vengano persi 12 miliardi di giorni lavorativi a causa di depressione e ansia, con un costo di 1 trilione di dollari all’anno in termini di perdita di produttività. Occorre allora comunicare in maniera più efficace il tema della salute mentale, soprattutto in contesti professionali. I vertici organizzativi devono farsi promotori di una cultura del benessere, è centrale, inoltre – prosegue la presidente di Fondazione The Bridge – il ruolo della narrazione, cioè condividere testimonianze, esperienze e buone pratiche, perché ciò contribuisce a ridurre il pregiudizio e a favorire la consapevolezza collettiva”. LEGGI TUTTO

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    Più Europa e Asia nei nuovi portafogli dell’era Trump

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    È partita la caccia al rendimento nella nuova era dei dazi. O, meglio, del rendimento meno insicuro e più stabile. La catena degli eventi scatenata dalla Trumpeconomics – con la politica dei dazi e dei tagli fiscali – ha generato in pochi mesi due grandi cambiamenti: il rialzo dei rendimenti Usa e il calo del dollaro. Mentre, all’orizzonte, si intravvedono due rischi: il rialzo dell’inflazione e il rallentamento dell’economia verso una recessione. Quindi ce n’è abbastanza per spingere i grandi investitori e gestori a ripensare i propri portafogli che, da anni, sono sovrappesati in asset nordamericani. Almeno nel breve e medio periodo. A questo proposito, dall’Investors Forum che il 20 maggio ha riunito a Milano molti importanti hedge fund internazionali, sono emerse indicazioni verso un alleggerimento di asset denominati in dollari Usa a favore di investimenti in Europa e Asia. Il Vecchio Continente, in particolare, offre (per la prima volta da tempo immemore) un combinato disposto di condizioni favorevoli e concorrenziali rispetto all’America: la politica monetaria, con i tagli dei tassi della Bce, è espansiva mentre quella della Fed resta prudente e ferma; anche la politica fiscale, attraverso i temi della difesa e dell’energia, diventa espansiva, con la partecipazione straordinaria del principale Paese europeo, la Germania, che per la prima volta dal dopoguerra sta rivedendo la sua politica sul debito pubblico; c’è infine il rapporto dollaro/euro, impostato a favore della valuta unica: gli effetti sono sempre difficili da quantificare perché una valuta forte è una medaglia a due facce. LEGGI TUTTO

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    Consob, Savona: “Pronto a lasciare se non sono gradito”

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    Pronto al passo indietro se non gradito al governo. È quanto ha annunciato di essere pronto a fare il presidente della Consob, Paolo Savona, interpellato a margine di un intervento al Festival dell’Economia a Trento, sulla reazione di Bpm alla proroga di un mese dell’opus di UniCredit.”La Consob è un organo collegiale che lavora con gli uffici, il legale, gli emittenti, quello della trasparenza e del mercato – ha affermato – e quindi il risultato è la somma di tutte queste riflessioni”.Ai cronisti che gli hanno riportato le critiche di esponenti della maggioranza il presidente della Consob ha risposto in modo netto: “Io sempre pronto ad andarmene”. E poi ha aggiunto: “A un certo punto, quando non sono più gradito io vado via in tutte le istituzioni… finché sono gradito resto quando non sono più gradito vado via”. Non solo. Perché Savona ha continuato spiegando di avere un’età tale che “la saggezza incombe, significa che quando uno è saggio se ne deve andare in queste condizioni”. LEGGI TUTTO

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    “Soci, non aderite all’offerta di Mfe”

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    Stoccata a Mfe-Media For Europe da parte del consiglio di amministrazione e di quello di sorveglianza di ProsiebenSat. Il board del broadcaster tedesco, sotto scalata da parte del gruppo guidato dall’ad Pier Silvio Berlusconi, ieri ha divulgato una nota per raccomandare «agli azionisti di non accettare l’offerta pubblica di acquisto volontaria presentata da Mfe». Dopo aver esaminato il documento d’offerta dell’8 maggio scorso, entrambi gli organi direttivi di Prosieben hanno concluso che la proposta «è inadeguata dal punto di vista finanziario». La valutazione è supportata dai pareri forniti dai consulenti di Morgan Stanley e di Goldman Sachs. LEGGI TUTTO