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    Stellantis con i conti ancora in rosso

    Il direttore finanziario (cfo) di Stellantis, Doug Ostermann, nel commentare i dati preliminari della prima metà dell’anno e quelli del secondo trimestre, ha fatto da apripista al nuovo ceo Antonio Filosa che il 29 luglio, in occasione dei risultati finanziari, si sottoporrà per la prima volta al fuoco di domande degli analisti. E a conferma dell’eredità pesante lasciata dal precedente ceo Carlos Tavares, uscito di scena a inizio dicembre 2024, il cfo ha sottolineato come “ci sia molto lavoro da fare, in particolare per quanto riguarda la ripresa commerciale; ovviamente non siamo contenti del punto in cui siamo, ma rispetto al periodo precedente si vedono alcuni passi avanti”.I dati preliminari di Stellantis presentano, infatti, una situazione molto complessa: tra gennaio e giugno sono stati riportati ricavi per 74,3 miliardi con una perdita netta di 2,3 miliardi, mentre l’utile operativo adjusted è stato pari a 0,5 miliardi e il free cash flow industriale negativo per 3 miliardi. Tra i fattori che hanno avuto un impatto significativo sui risultati del primo semestre, ci sono i primi effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti. A 300 milioni ammontano i danni economici relativi alla perdita di produzione, tra cui il fermo della linea Dodge Hornet, a Pomigliano d’Arco, il “gemello” di Alfa Romeo Tonale destinato al mercato Usa. Al 31 dicembre prossimo, comunque, le tariffe doganali avranno un effetto negativo stimato sul gruppo tra 1 e 1,5 miliardi di euro.A Piazza Affari il titolo Stellantis, dopo un avvio in rosso a 7,68 euro, ha ripreso quota portandosi a 8,04 euro con una crescita dell’1,5 per cento. Il mercato, pur nella consapevolezza delle difficoltà del gruppo, sembra aver apprezzato le affermazioni del cfo. Tra l’altro, i numeri presentati ieri sono risultati sotto le aspettative di Banca Akros, Morgan Stanley, Ubs e Jefferies.Un segnale importante il cfo Ostermann ha voluto darlo e riguarda la guidance che era stata sospesa lo scorso 30 aprile, in occasione della prima trimestrale, a causa delle incertezze legate alle tariffe doganali. “Ebbene – ha spiegato il manager americano – la società prevede di reintrodurla per l’intero anno con i conti del prossimo 29 luglio”. “I numeri dei primi 6 mesi – ha aggiunto – sono molto sotto il nostro potenziale, ma in questa prima metà del 2025 i progressi sui prodotti hanno rappresentato una parte importante: a cavallo del 2024 e dell’anno in corso abbiamo lanciato molte novità, tra cui 5 nuovi modelli nel segmenti B (vetture compatte) e C (medie) che hanno colmato alcune lacune temporanee nella nostra offerta, oltre al restyling dei pick-up Ram e Dodge di media e grande portata. E quello che è importante riguarda ciò che abbiamo in serbo da qui alla fine dell’anno”.C’è poi la presa d’atto, da parte del gruppo, della sempre maggiore richiesta di veicoli compatti. “Prevediamo – ha precisato Ostermann – un significativo aumento della produzione delle nuove auto del segmento B (quello della Fiat Grande Panda, per fare un esempio), il lancio imminente di tre modelli Stellantis di fascia media in Europa e il ritorno della Jeep Cherokee in Nord America, che contribuiranno a migliorare i risultati della seconda metà dell’anno”. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, la Consulta ribalta il risultato del referendum

    È incostituzionale il tetto massimo di sei mensilità previsto dal Jobs Act per l’indennità risarcitoria nei casi di licenziamento illegittimo nelle imprese con meno di 15 dipendenti. Lo ha stabilito la Consulta, affermando che il limite rigido imposto dal Jobs Act non tiene conto della gravità dei fatti, delle specificità dei singoli casi e della reale forza economica dell’azienda. A poco più di un mese dall’esito dei referendum sul lavoro, l’Alta Corte riporta così all’attualità uno dei quesiti referendari proposti dalla Cgil, toccando uno dei punti più divisivi della riforma del 2015 che ha modificato profondamente lo Statuto dei lavoratori. E sancendo a posteriori la vittoria del sì in una consultazione che non ha raggiunto il quorum.La sentenza ha trovato immediata eco nel mondo sindacale. Ringalluzzito, dopo le ultime débâcle, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha sottolineato come “la posizione della Corte è esattamente la richiesta che facevamo noi con il referendum”. Adesso, rilancia Landini, “bisogna rimettere il lavoro al centro della discussione politica e sociale del Paese”. Anche la Cisl ha accolto positivamente la decisione. Per il segretario confederale Mattia Pirulli, si tratta di un segnale che rafforza la necessità di un nuovo intervento legislativo “con il pieno coinvolgimento delle parti sociali”. Sulla stessa linea la Uil. “Ben vengano queste sentenze che scardinano, pezzo per pezzo, norme che creano differenti trattamenti tra lavoratori”, ha commentato la segretaria confederale Ivana Veronese che auspica la reintroduzione della reintegra.Preoccupata Confapi per l’aggravio di costi su pmi che “non hanno le coperture e la liquidità delle grandi aziende”. Per Unimpresa un’azienda con quattro dipendenti potrebbe trovarsi a versare 12-18 mensilità di retribuzione (in media 30-40mila euro) per rapporto di lavoro, “con la concreta possibilità di dover ricorrere a indebitamento, dismissioni o cessazione dell’attività”. LEGGI TUTTO

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    Unicredit, Orcel verso l’addio all’offerta. Ma valuta di tornare all’attacco su Bpm

    La decisione finale di Unicredit riguardo all’offerta su Banco Bpm è prevista per oggi, quando si riunirà il consiglio d’amministrazione per esaminare i conti trimestrali della banca. L’attesa è tanta, anche perché l’offerta pubblica di scambio terminerà naturalmente entro domani e le adesioni sono a un livello da prefisso telefonico (allo 0,48%). Nel frattempo, nella giornata di ieri si è rincorsa l’indiscrezione della convocazione di un consiglio d’amministrazione preparatorio in vista di quello ufficiale del giorno seguente. La banca, interpellata da Il Giornale, ha smentito la convocazione formale di un board. Tuttavia, secondo alcune fonti l’amministratore delegato Andrea Orcel (in foto) e diversi consiglieri dovrebbero essersi incontrati per scambiare pareri in vista dell’appuntamento di oggi, che sarà quello di ratifica della decisione.Secondo quanto raccolto, tutti gli scenari al momento rimangono aperti, ma quello ben più probabile degli altri è che il cda decida per lasciare andare su un binario morto questa Ops, di fatto rinunciandoci, per poi valutare di ripresentarla a stretto giro in un secondo momento, magari sfruttando un eventuale ribasso del titolo di Bpm e con modalità diverse rispetto all’offerta presentata ormai otto mesi fa. Restano sul tavolo anche ipotesi alternative: ovvero, un rilancio con proroga dei termini (più difficile); oppure una ritirata completa per rivolgersi verso altri obiettivi.Ognuna di queste ipotesi ha un margine di rischio. Ripresentando successivamente l’offerta con una nuova formula, Unicredit dovrebbe ricominciare da zero l’iter autorizzativo, ma avrebbe il vantaggio di guadagnare il tempo necessario affinché si riesca a fare definitiva chiarezza riguardo al decreto Golden Power del governo che la sentenza del Tar ha smussato in alcuni punti. Secondo alcune fonti, Piazza Gae Aulenti avrebbe bisogno di un paio di notizie, tra Tar e Commissione Ue, per avere una visione completamente chiara su quello che l’aspetterebbe nel caso l’acquisizione di Banco Bpm arrivasse a compimento. Il punto è che, lasciando e ripresentando un’offerta, il Credit Agricole avrebbe a disposizione il tempo necessario per salire oltre il 20% di Bpm e costruire una minoranza di blocco a qualsiasi ambizione di Orcel (a meno che le due banche non si mettano d’accordo). LEGGI TUTTO

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    Controlli del Fisco, arriva lo stop alle verifiche “a sorpresa”: la sentenza che cambia tutto

    Cambiano i controlli fiscali da parte di Agenzia delle entrate: una recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) impone di motivare le verifiche svolte nei confronti dei contribuenti e l’Italia ha deciso di adeguarsi.La sentenza della CEDU risale al 6 febbraio 2025, quando l’Italia è stata ripresa per i suoi controlli tributari. Nello specifico, i giudici hanno trovato illegittime determinare verifiche nei confronti di persone e imprese effettuate senza reale autorizzazione giudiziaria. Ecco perché in occasione della conversione in legge del DL fiscale (DL 84/2025), ha ricevuto il via libera anche un emendamento che obbliga Fisco e la guardia di finanza a motivare i loro controlli.In futuro, dunque, gli agenti del Fisco dovranno avere delle valide ragioni per procedere. Durante le verifiche si cerca di capire se il contribuente ha adempiuto a tutti i suoi obblighi fiscali. Le attività del Fisco consistono in controlli di persona, ispezioni, accessi ai conti e molto altro.A svolgere le dovute verifiche sono gli uomini della guardia di finanza, cui spetta il compito di verificare lo stato finanziario del contribuente, valutando la sua capacità contributiva. Una volta conclusi i controlli, si procede con la compilazione di un Processo verbale di Constatazione (PVC), in cui vengono riportate le attività svolte e le eventuali violazioni riscontrate. LEGGI TUTTO

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    Cnpr forum, politica estera e difesa comune al centro della crescita economica

    “La tensione internazionale è foriera di rischi e cambiamenti, anche la nuova profilazione degli Stati Uniti che vogliono resettare i rapporti economici con il mondo per rispondere alla sfida della competizione globale pone interrogativi. L’Unione europea deve affrontare la situazione nello spirito del Rapporto Draghi, facendo crescere la domanda interna e riducendo le barriere artificiali come la burocratizzazione. Nel momento in cui esistono tensioni e conflitti è chiaro che il libero commercio ne risente così come l’approvvigionamento delle risorse, delle materie prime soprattutto sul piano energetico e anche la dimensione della sovranità alimentare. L’Italia ha reagito in maniera decisa con una politica estera molto più intraprendente rivolta non soltanto ai tradizionali partner come l’Europa e gli Stati Uniti. Penso soprattutto al Piano Mattei, iniziativa strategica e di lungo periodo che mira allo sviluppo dell’Africa e alla costruzione di un partenariato a tutto tondo con i Paesi africani”.Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Viceministro degli Affari Esteri intervenuto nel corso del Cnpr forum speciale, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, dedicato a ‘Geopolitica ed Economia internazionale’ nell’ambito dell’evento organizzato da ‘Forbes Italia’ e introdotto dal direttore Alessandro Rossi, che si è svolto nella sala Trilussa della Cassa di previdenza dei Geometri, che ha rieletto al vertice dell’ente Diego Buono.Gli effetti delle crisi internazionaliSugli effetti delle crisi internazionali nell’economia italiana è intervenuto Maurizio Lupi, presidente nazionale di “Noi Moderati”: “Oggi più che mai la sfida geopolitica determina la crescita o la decrescita di un paese e il benessere di una comunità. Non possiamo giocare da soli questa sfida perché l’Italia è piccolissima, la possiamo giocare da protagonisti in un’Europa che deve recuperare la sua funzione per il bene comune e una difesa comune. Se Trump vuole conquistare la Groenlandia non è per il gioco del Risiko ma perché con il cambiamento climatico se si disgela quella tratta diventerà la tratta strategica del commercio mondiale e cambierà gli assetti di tutti. Abbiamo compreso come la logistica e l’intermodalità siano diventati assi fondanti. Alcide De Gasperi settanta anni fa diceva che la politica estera era il pilastro fondamentale per lo sviluppo economico di un paese. Dopo tanti anni, ci siamo drammaticamente accorti che quanto De Gasperi prevedeva è una realtà. Abbiamo capito che, se scoppia un conflitto nel cuore dell’Europa ci riguarda non solo dal punto di vista della difesa ma anche dal punto di vista del bene comune, dell’economia, l’aumento dei costi delle materie prime incide anche sui bilanci delle famiglie”.L’importanza del pil per GaravagliaSecondo Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze al Senato: “Finché l’UE non capisce che il suo ruolo non è produrre carta ma fare pil siamo tagliati fuori. Esiste un tema di competitività. L’Europa è una cosa con attori globali importanti, l’UE è un enorme foglio di excel che non riesce mai a prendere una decisione. Per tornare a essere competitivi dobbiamo cancellare tutta la burocrazia. In Italia dobbiamo sostenere la nostra forza, le pmi, dobbiamo solo lasciarle lavorare in pace eliminando tutti i lacci e lacciuoli che arrivano dall’Europa. Oggi accade che la politica commerciale di Trump sta determinando la fine della globalizzazione così com’era intesa e si va verso un nuovo ordine mondiale. Sicuramente non c’è più il G7, oggi abbiamo un G4 formato da Cina, Usa, l’India e i paesi Brics e il quarto protagonista è formato dalle grandi multinazionali hi-tech. Come volevasi dimostrare oggi Usa e Cina hanno trovato un accordo tra loro, all’interno del G4. L’Europa è fuori, si è autoesclusa perché noi siamo campioni del mondo in una sola cosa: la burocrazia”. Sul ruolo dell’Italia in Europa si è soffermato Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze a Montecitorio: “Noi europei dobbiamo mettere da parte la supponenza con cui spesso guardiamo alle grandi questioni internazionali, come se quello che viene deciso a Bruxelles potesse applicarsi a livello globale: evidentemente non è così, in un mondo sempre più frammentato e multiforme. Dobbiamo fare ‘massa critica’ grazie alla nostra ragionevolezza: soltanto così potremo aspirare a una rinnovata centralità sul piano economico e sociale. Per fare questo bisogna abbandonare le bandierine ideologiche — una su tutte: il Green Deal — rafforzando il mercato dei capitali e strutturando meglio l’identità fiscale dell’Ue, al fine di scongiurare un dumping interno al Vecchio continente. Nonostante il contesto globale instabile, l’Italia dimostra una solida tenuta economica, con una produzione più resiliente rispetto ad altri Paesi europei. In uno scenario dominato da potenze emergenti come Cina, India e i Brics, e da politiche commerciali controverse degli Stati Uniti, l’Europa ha l’opportunità di tornare protagonista, e l’Italia può sicuramente esercitare un ruolo di guida”.Lo scenario globaleNel corso del focus, condotto da Anna Maria Belforte, lo scenario globale è stato tracciato da Renato Loiero, consigliere del Presidente del Consiglio: “Oggi l’Italia, come l’Europa, deve confrontarsi con diverse autocrazie spesso a capitalismo di stato, al G7 si è aggiunto il patto dei paesi Brics, gli Usa sono sempre più attentati nella loro supremazia dalla Cina che vanta diversi monopoli come, ad esempio, quello delle terre rare”.L’intervento di SangiulianoNel suo intervento Gennaro Sangiuliano, corrispondente Rai Parigi, ha tracciato il profilo dei protagonisti di questa fase storica: “Il 900 è davvero finito, con le sue contrapposizioni storiche dove due modelli ideologici, il liberal capitalismo e il comunismo, si sono confrontati per decenni. E siamo entrati in un’epoca nuova, multipolare, dove il vero antagonista dell’occidente è la Cina con il suo modello assolutistico”.Le parole di Marco RagoPer Marco Rago, consigliere per la diplomazia economica del Ministero degli Esteri: “I due conflitti armati in Ucraina e a Gaza stanno influenzando moltissimo la catena di valori che le imprese sono destinate ad analizzare per calcolare il rischio geopolitico dell’area. Un rischio che aumenta e influenza anche l’export. Il governo è impegnato già da tempo a mettere in campo una serie di misure nuove di sostegno alle aziende italiane che vogliono internazionalizzare il loro business”.Secondo Francesco Sciaudone, managing partner di GA-GrimaldiAlliance, “per poter continuare nello svolgimento dell’attività economica, le imprese italiane, che sono le principali esportatrici al mondo, devono sapere che non ci sarà a breve uno scenario di ritorno alla normalità ma che questa situazione di tensione nel mondo legata alla crisi geopolitica, alle sanzioni, ai dazi e quindi alle difficoltà nel mondo del trade sarà una situazione che durerà ancora molto tempo”. LEGGI TUTTO

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    Email personalizzate provenienti da utenti verificati con tanto di badge, è allarme per la nuova truffa

    Gli hacker continuano a perfezionare la cura dei dettagli e le tecniche di ingegneria sociale, con il chiaro obiettivo di rendere sempre più complessa alle proprie vittime la distinzione di quei segnali che dovrebbero rivelare una truffa o quantomeno far scattare un campanello d’allarme.Proprio in questo ambito s’inserisce la massiccia campagna di phishing di recente portata all’attenzione dagli esperti di cybersicurezza di Kaspersky, i quali hanno individuato una nuova serie di false email indirizzate in particolar modo ad aziende, all’interno delle quali vi sono delle comunicazioni sempre più personalizzate. Oltre al contenuto “mirato” del testo e all’indicazione precisa del destinatario, a rendere più difficile capire fin da subito di trovarsi al centro di una potenziale truffa c’è il fatto che accanto al nome del mittente compaia l’etichetta di utente verificato: questo falso ma estremamente realistico badge è un ulteriore elemento utilizzato dagli hacker per far abbassare le difese al loro obiettivo di turno.La comunicazione personalizzata e rassicurante consente ai cybercriminali di conquistare la fiducia della persona a cui è indirizzata, convincendola della bontà del messaggio e spingendola ad aprire il “Manuale per dipendenti” allegato nell’email contenente delle nuove linee guida da seguire. In realtà il documento, nel quale è più volte indicato il nome del destinatario, presenta solo un frontespizio, un indice e una pagina nella quale si trova un QR Code, scansionando il quale si dovrebbe avere accesso al file completo.Peccato che, una volta effettuata la scansione, si venga trasferiti in una pagina esterna nella quale vengono richieste le credenziali di accesso aziendali le quali, una volta inserite, forniscono all’hacker gli strumenti per violare i sistemi di sicurezza e impossessarsi di dati sensibili, da riciclare e rivendere online oppure da restituire dietro il pagamento di un riscatto. LEGGI TUTTO

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    Patente B, cambia tutto: cosa prevede la direttiva europea

    Il cambiamento, atteso da tempo, dovrebbe diventare realtà in tutto il territorio dell’Unione europea: chi è in possesso di una patente B potrà guidare mezzi da 4,25 tonnellate. L’aumento del limite di peso, ad oggi fissato a 3,5 tonnellate, è inserito all’interno di un pacchetto di novità inerenti le patenti di guida di recente approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo.Si tratta, in sostanza, di un passo in avanti necessario per venire incontro alle caratteristiche dei veicoli più moderni, dal momento che spesso e volentieri questi superano il sopra citato tetto massimo a causa del peso aggiuntivo dei nuovi sistemi di sicurezza e di quello delle batterie di cui sono dotati i mezzi ad alimentazione elettrica. Come si traduce in senso pratico questo cambiamento? Per guidare auto, camper e furgoni entro la 4,25 tonnellate non sarà più necessario conseguire una patente C qualora essi non siano alimentati con combustibili fossili: via libera, quindi, a biogas, idrogeno ed elettricità.Rimane da effettuare una distinzione di fondamentale importanza. Per quanto concerne la guida di auto, furgoni o mezzi di soccorso che possono risultare più pesanti rispetto ai loro corrispettivi dotati di motore termico, non ci sarà bisogno di esami aggiuntivi solo nel caso in cui il conducente abbia la patente B da almeno 2 anni. Diverso, invece, il discorso per i camper elettrici, per guidare i quali sarà invece richiesto un corso di formazione e il superamento di una prova di guida.L’obiettivo dell’UE è quello di far sì che gli Stati membri si adeguino entro il 2029/2030, pur concedendo a tutti la possibilità di adottare le nuove norme a seconda delle proprie necessità. C’è infatti chi, ad esempio, ha già fatto proprie le nuove direttive a partire dal 1° luglio, come i Paesi Bassi: chi ha la patente B da almeno 2 anni può già guidare veicoli entro le 4,25 tonnellate e non più entro le 3,5, un limite di peso che impediva ad esempio di condurre auto elettriche di grandi dimensioni e quasi ogni modello di camion elettrico. Oltre ciò, in Olanda sarà ora possibile anche agganciare rimorchi entro i 750 kg, facendo salire il peso massimo del veicolo conducibile con una patente B fino a 5 tonnellate.Il prossimo Stato membro pronto a cambiare pare la Svezia, che ha già chiesto una deroga per condurre mezzi entro le 4,25 tonnellate alimentati a elettricità, idrogeno o biogas per gli automobilisti in possesso di patente B: per il momento sono esclusi i mezzi per trasporto passeggeri come bus e taxi. LEGGI TUTTO

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    Altermind, l’AI made in Italy punta sugli assistenti digitali intelligenti

    Sì, ok: c’è ChatGpt, Perplexity Ai, Gemini e quant’altro. Ma esiste anche un’intelligenza artificiale made in Italy, che utilizza tutti gli strumenti avanzati possibili ma che viene costruita al contrario, ovvero partendo dalle regole. Che poi è la grande sfida del mondo dell’AI: incorporare in modo nativo i vincoli, le tutele, i principi di trasparenza e controllo previsti dal GDPR europeo, dall’AI Act e dalle regolamentazioni nazionali. Ecco, dunque, la visione di Altermind, una giovane società italiana di AI nata da una costola tecnologica del gruppo bancario Illimity, guidata da Filipe Teixeira, portoghese nato a Monte Carlo che vive in Italia da 12 anni ed ha appunto lanciato l’idea di un’intelligenza artificiale ancor più intelligente: “Sarà perché non siamo partiti da un garage ma come divisione digitale di una banca – spiega lui -, stiamo molto attenti a vincoli, budget e responsabilità. Quando è esploso il fenomeno GPT abbiamo scelto un approccio diverso: non ci siamo lanciati subito nei casi d’uso promettendo miracoli, ma abbiamo preso tempo. Ci siamo detti: aspettiamo che la tecnologia maturi, che si chiarisca il panorama dei modelli, che arrivi la regolamentazione. E nel frattempo, costruiamo le fondamenta”.Quella prudenza iniziale si è rivelata una strategia vincente. Oggi, a pochi mesi dalla sua nascita ufficiale (dicembre 2024), Altermind conta già una decina di clienti, ha ricevuto riconoscimenti dalla Banca d’Italia ed è una delle poche realtà europee di IA tech che può davvero dirsi made in Europe, oltre che made in Italy. In regola con tutto ciò che l’Unione richiede. Il cuore della proposta è semplice: nessun dato personale esce dal perimetro dell’azienda, “e per questo abbiamo creato una piattaforma che funziona anche con i modelli di OpenAI su Azure, assicurando che nessuna informazione sensibile transiti fuori dai confini infrastrutturali del cliente”, racconta ancora Teixeira. Il che vuol dire avere a disposizione una soluzione che consente governance, controllo dei costi, sicurezza e appunto pieno rispetto del GDPR. E questo vale per qualsiasi settore – non solo bancario – perché “siamo agnostici: costruiamo tecnologia per aziende, non importa quale sia il loro mercato”.Uno dei concetti-chiave dell’offerta Altermind è quello degli agent collaborativi: assistenti digitali intelligenti, configurabili senza codice, capaci di interagire tra loro. “Immaginate di dover sapere se un certo fornitore è registrato in azienda: in passato avreste dovuto chiedere a qualcuno di fare la ricerca. Ora si può semplicemente domandarlo a un agent, che dialoga con gli altri agent responsabili dei contratti, della contabilità, della compliance e restituisce una risposta articolata: non solo se il fornitore esiste, ma anche quanto costa, su quali processi è coinvolto, quando scade il contratto e se ci sono criticità”. È una visione, ci tiene a sottolineare il CEO dell’azienda, non sostitutiva dell’umano, ma liberatrice: di tempo e di carichi ripetitivi (“Il nostro obiettivo non è far fuori le persone, ma far sì che possano concentrarsi su ciò che conta davvero”). E il tutto senza voler entrare nel mondo della fantascienza: “Spesso si pensa che l’intelligenza artificiale debba per forza fare cose futuristiche, ma le vere rivoluzioni stanno nelle operazioni quotidiane”. Per dire: uno degli ambiti dove Altermind ha portato maggiore innovazione è la gestione intelligente dei documenti, con modelli di ragionamento digitale che estraggono informazioni da scritture e certificati di qualsiasi tipo (buste paga, contratti, carte d’identità) anche se con formati differenti: “La macchina capisce ciò che ha davanti, come farebbe un essere umano”.L’approccio, insomma, è stato quello di partire non dal codice ma dai “paletti”: la normativa europea, la protezione dei dati, il controllo del rischio operativo, la sostenibilità dei costi. Con uno strumento personalizzato per ogni processo aziendale: “Ci siamo chiesti: cosa succede se l’AI risponde a domande delicate, se prende decisioni senza contesto? Come evitiamo il bias, le allucinazioni? La risposta è: gestendo tutto questo prima di mettere il modello in produzione”. Utilizzando tutto quanto di meglio offre il mondo dell’IA, che siano modelli open source come Mistral o proprietari come GPT-4:“Prendiamo solo i migliori e li adattiamo all’uso reale. Il nostro lavoro è selezionare, integrare e proteggere. Il prossimo passo è scendere in campo anche con le PMI, con offerte personalizzate e costi sostenibili: oggi molte piccole imprese sono escluse da queste tecnologie per via dei costi delle soluzioni più note, ma con i modelli open source e con la discesa dei prezzi possiamo portare l’IA anche a loro”. LEGGI TUTTO