Robee, in corsia arriva il robot umanoide per la riabilitazione dei pazienti
Da sinistra Fabio Puglia, Franco Molteni, Robee e Paolo Denti
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Sono 73mila le auto Volvo, delle gamme “60” e “90”, richiamate dalla casa madre perché a rischio di prendere fuoco. Le vetture circolanti in Italia interessate alle verifiche risultano 745, tutte ibride plug-in (una motorizzazione a benzina e una elettrica ricaricabile) con batterie che risalgono agli anni dal 2020 al 2022. Il richiamo viene fatto a scopo precauzionale dopo una serie di controlli minuziosi a cura della stessa casa automobilistica svedese controllata dal colosso cinese Geely.Le batterie che equipaggiano i 73mila modelli interessati dal richiamo presentato un difetto di costruzione che porterebbe al surriscaldamento e al successivo incendio. Il problema sorgerebbe nel momento in cui è in corso la ricarica elettrica. Da qui l’avvertimento di Volvo alla clientela di evitare di collegare il cavo e recarsi subito nelle officine indicate. Due le opzioni: il montaggio di una nuova batteria o l’aggiornamento del software.Un report di Motus-E, l’organizzazione che riunisce gli stakeholder della mobilità elettrica, rileva come i veicoli 100% elettrici hanno dalle 10 alle 60 volte meno probabilità di prendere fuoco rispetto a quelli ibridi e con motore endotermico. Sempre per i veicoli solo elettrici, sottolinea il report di Motus-E, l’attenzione si concentra sul rischio di incendi delle batterie per trazione in quanto “contengono elementi chimici reattivi, che in caso di grave danneggiamento dell’accumulatore, possono in rari casi innescare il cosiddetto thermal runaway, ossia un aumento di temperatura di una cella capace di generare una fiamma in grado di diffondersi alle altre celle”.In caso di incendio, infine, per le vetture a batteria è richiesta una procedura specifica per spegnere le fiamme. Ecco perché i Vigili del fuoco, affidandosi anche all’esperienza e ai dati dei costruttori, hanno lavorato alla definizione di protocolli di intervento dedicati, che individuano i metodi più efficaci per estinguere eventuali fiamme in sicurezza. LEGGI TUTTO
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I parcheggi sulle strisce blu sono oramai più di una necessità, in particolar modo nelle grandi città, dal momento che trovare un luogo adatto per posteggiare la propria auto senza dover pagare sta diventando quasi un’impresa. A ciò si aggiunga anche il fatto che fruire di queste aree di sosta, spesso e volentieri dopo una ricerca estenuante, significa sborsare una quantità di denaro sempre maggiore, visti i frequenti ritocchi verso l’alto dei tariffari, che differiscono da comune a comune ma anche a seconda dell’azienda che le ha in gestione.Tra le novità introdotte a dicembre 2024 nel Codice della strada ve ne sono alcune inerenti proprio i parcheggi sulle strisce blu, che hanno modificato la normativa precedente tanto in termini di sanzioni quanto di tempistiche. Nel caso in cui si venisse sorpresi a occupare un parcheggio a pagamento senza aver pagato la quota prevista, la sanzione comminata è di 42 euro, ma a questa somma andrebbe ad aggiungersi anche un importo variabile corrispondente al prezzo del posteggio per una giornata intera. Qualora, solo per fare un esempio, si lasciasse l’auto senza regolare ticket in un’area a pagamento dalle ore 8.00 alle ore 20.00 il totale da corrispondere in caso di sanzione sarebbe pertanto di 66 euro: alla parte fissa di 42 euro, infatti, andrebbero aggiunti anche i 2 euro previsti per ciascuna delle 12 ore in cui vige il pagamento (per un totale, quindi, di ulteriori 24 euro). Solo in alcuni Comuni italiani, e per questo motivo sarebbe bene comunque informarsi prima, sono previste tariffe agevolate o addirittura esenzioni per i proprietari di autovetture ibride o elettriche,Proseguendo con le novità, è bene sapere anche che per quanto concerne la tolleranza si è passati a un meccanismo di valutazione che si basa sulle tempistiche di occupazione dello spazio a pagamento. Se si occupa il parcheggio sulle strisce blu non superando il 10% del tempo per cui il conducente ha pagato allora non è prevista alcuna sanzione: quindi, per esempio, avendo versato una quota per due ore, ovvero 120 minuti, c’è una tolleranza di 12 minuti dalla scadenza del ticket. LEGGI TUTTO
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Il 40% del magazzino fiscale è irrecuperabile, dalla rottamazione Quater possono arrivare al massimo 38,5 miliardi, sulle rate saltate bisogna avere più elasticità per non perdere i benefici ma la riforma introdotta sulle otto rate prevista nel progetto di legge della Lega sulla rottamazione Quinques rischia di causare qualche problema. È la sintesi dell’audizione in commissione Bilancio del Senato del direttore delle Agenzie delle Entrate e ed Entrate-Riscossione, Vincenzo Carbone. “Al 31 dicembre 2024 l’importo riscosso risulta pari a 12,2 miliardi, con un tasso di ‘decadenza’ pari al 49%”, ha aggiunto il successore di Ernesto Maria Ruffini, che ha puntato il dito sulla “rigidità del decadimento al mancato pagamento di una sola rata”, come succede adesso, serve dunque una maggiore “flessibilità” per chi è in buona fede “ma bisogna porre dei paletti, bisogna evitare di favorire chi se ne approfitta e fa azzardo morale”. Secondo Carbone, inoltre, il limite delle 8 rate non pagate per determinare l’inefficacia della rottamazione Quinques può portare al “verificarsi di una situazione anomala”, perché se alla fine del periodo un contribuente moroso non ne paga sette “da un lato non si perdono i benefici, dall’altro non si possono far scattare le azioni di recupero coattivo. “Nel magazzino fiscale ci sono oltre 1,279 miliardi, di cui il 40% è sostanzialmente irrecuperabile”.Poi c’è il tema dei recidivi: oltre il 77% dei 10 milioni di italiani che ogni anno ricevono una cartella hanno avuto iscrizioni a ruolo nei tre anni precedenti.Degli avvisi, solo il 20% viene regolarizzato subito, il 25% viene pagato in 4/5 con la rateizzazione. Ecco perché Carbone chiede al governo che la Riscossione possa acquisire elementi dalle banche dati dell’Agenzia delle Entrate a cui non ha accesso, che non si parlano tra loro, come la banca dati sulla fatturazione elettronica per cui l’accesso è limitato alla sola “attività istituzionale”. Sulla Riscossione pesa anche il calo dell’organico, passato da oltre 8mila risorse a meno di 7mila.Le critiche dei tecnici di Mef, Ufficio parlamentare di Bilancio e Corte dei Conti di ieri alla rottamazione come procedura di condono e alla Quinques in particolare hanno fatto infuriare la Lega. “Non sono le misure di rottamazione ad aver complicato la vita agli italiani, ma un sistema fiscale che ha fatto lievitare sanzioni e debiti – attacca il senatore della Lega Claudio Borghi Aquilini – la Lega vuole permettere a famiglie, imprese, pensionati, di rateizzare i debiti, un gesto di civiltà per recuperare entrate che lo Stato non rivedrebbe mai”. LEGGI TUTTO
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Il Consiglio di Amministrazione di Fondo Fon.Te., il fondo pensione complementare per i dipendenti di aziende del settore terziario, ha deliberato la possibilità di aderire online. Fon.Te. diventa così il primo fondo negoziale in Italia a offrire un servizio di iscrizione completamente digitale.A partire da martedì 1° aprile 2025, sarà possibile aderire a Fon.Te. tramite una procedura di iscrizione full digital, eliminando la necessità di documenti cartacei e rendendo il processo più rapido e semplice. I potenziali iscritti avranno l’opportunità di effettuare l’iscrizione in completa autonomia, seguendo le istruzioni disponibili in una sezione dedicata sul sito. Questa innovazione si inserisce nel percorso di modernizzazione e semplificazione avviato da Fon.Te., con l’obiettivo di facilitare l’accesso alla Previdenza Complementare per migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore terziario. LEGGI TUTTO
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John Elkann, ceo di Exor, si lascia alle spalle «un anno impegnativo» sia per la holding di casa Agnelli sia per alcune delle società che ne fanno parte. Realtà, ricorda nella lettera annuale agli azionisti, «che hanno affrontato questioni strategiche e operative e vissuto cambiamenti di leadership»: il burrascoso addio di Carlos Tavares da Stellantis e il passaggio di Gerrit Marx da Iveco Group alla guida di Cnh. A proposito del futuro ceo di Stellantis, atteso entro giugno: le ultimissime voci vedrebbero un possibile periodo «ponte» con al volante Richard Palmer, ex cfo di Fca e Stellantis, e attuale special advisor di Elkann, per dare poi il via libera ad Antonio Filosa, responsabile del mercato Usa, il più importante per il gruppo. In questo modo, Filosa, da poco a capo anche dell’ente Quality di Stellantis, acquisirebbe ancora più peso ed esperienza. «Exor – interviene Elkann sul tema – vuole assicurarsi di avere le persone giuste nei ruoli giusti».Il ceo, intanto, ringrazia la miniera d’oro Ferrari. Nel 2024, infatti, il Nav (valore netto degli attivi) per azione della holding è cresciuto del 9%, raggiungendo 38,2 miliardi dai 35,4 del 2023. «E questo – le parole di Elkann – grazie soprattutto all’eccellente performance della nostra società più grande e di maggior valore, Ferrari, che ha registrato un incremento del 35%». Elkann, che di Ferrari è presidente, ha fatto chiarezza anche sulla vendita da parte di Exor di una quota del Cavallino rampante pari a circa 3 miliardi. «Tale operazione – ha precisato – riduce la concentrazione del nostro portafoglio e, al contempo, fornisce le risorse per una nuova significativa acquisizione. Il sostegno a Ferrari e la nostra fiducia nel potenziale della società rimangono invariati». La prossima sfida di Maranello, brutto inizio della nuova stagione in Formula 1 a parte, riguarda il lancio, entro quest’anno, della prima auto elettrica. LEGGI TUTTO
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Pier Silvio Berlusconi si conferma tra i leader con la reputazione più solida tra i vertici delle grandi aziende italiane
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Mfe molla gli ormeggi e lancia l’Opa su ProsiebenSat1, emittente tedesca di cui il gruppo Mediaset detiene già il 29,9%. L’operazione – annunciata con un comunicato al termine del lungo cda di ieri pomeriggio – è la più grande nella storia del Biscione. Oltre a essere la prima dell’era di Pier Silvio Berlusconi, Ad di Mfe, lanciata a meno di due anni dalla scomparsa del Cavaliere.L’offerta è volontaria e rivolta a tutti i soci, ma non prevede né una soglia minima, né la condizione totalitaria. Il prezzo offerto è il minimo previsto dalla legge, cioè la media ponderata per i volumi degli ultimi tre mesi del titolo Prosieben (lo certificherà BaFin, la Consob tedesca). Secondo stime di analisti sarà intorno ai 5,7 euro per azione: non entusiasmante, visto che il titolo ha chiuso ieri a 6,53 euro, in rialzo dell’1,3%.Il costo per Mediaset: «Circa il 78% del corrispettivo d’offerta – si legge nella nota – è previsto sia pagato in denaro mentre il restante circa 22% in azioni Mfe A di nuova emissione». Questo significa che, nell’ipotesi (peraltro irrealistica) di adesione di tutti gli attuali soci, l’offerta vale per Mfe circa 936 milioni. Di questi 729 sarebbero da versare cash e 207 in azioni Mfe A di nuova emissione (pari a meno del 9%).Da ultimo si apprende che Mfe «ha concluso un accordo vincolante con un attuale azionista di Prosieben» che «si è impegnato ad aderire irrevocabilmente all’offerta per una parte» delle sue azioni. Si tratterebbe – da fonti finanziarie – di un investitore istituzionale e di una quota piccola, ma comunque sufficiente a superare il 30 per cento.Con una tale operazione l’obiettivo di Mfe è quello di crescere (verso il del 35-40%) superando lo scoglio dell’Opa, e ottenere due risultati: un peso nella governance e quindi nella nomina degli amministratori; la possibilità di crescere ancora con acquisti mirati, fino al consolidamento del controllo. In ogni caso Prosiebensat resterà indipendente. Nello stesso tempo il gruppo limita sia l’esborso finanziario, in un momento in cui il titolo è da più parti considerato sopravvalutato (anche per l’attesa di questa Opa); sia la diluizione nel capitale della famiglia Berlusconi, che attraverso Fininvest controlla il 48,6% del totale del capitale di Mfe e il 50% dei diritti di voto in assemblea. Nonché di tutti gli altri soci, a cui si prospetta la creazione del broadcaster leader in Europa. LEGGI TUTTO
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All’apparenza si è trattato di un Consiglio d’amministrazione normale, dove sono stati approvati i conti consolidati del 2024, la cooptazione del nuovo consigliere Alessandro Marchesini e un buyback da 50 milioni di euro per finanziare la remunerazione variabile a manager e dipendenti. Ma nonostante le bocche siano cucite, Poste Italiane sta lavorando sodo sul dossier Tim.Secondo quanto risulta a Il Giornale, infatti, il gruppo guidato da Matteo Del Fante e dal direttore generale Giuseppe Lasco avrebbe allacciato le interlocuzioni con Vivendi sui prossimi passi, ma soprattutto si fanno ragionamenti su quella quota del 14% che Poste (avendo già il 9,8% da poco rilevato da Cassa depositi e prestiti) potrebbe rilevare dal socio francese senza inciampare nell’obbligo di Opa totalitaria che scatta in questo caso al 25 per cento. Alla finestra ci sono anche attori come il fondo Cvc e Iliad (il ceo Thomas Reynaud nei giorni scorsi è tornato a caldeggiare le fusioni sul mercato italiano), ma la sensazione è che qualsiasi altro discorso possa essere affrontato una volta risolta la questione Vivendi. Del resto, il gruppo della famiglia Bolloré ha già dimostrato di essersi calata in uno spirito dialogante abbattendo nelle scorse settimane la sua quota dal 23,7% al 18,3 per cento. Ora si è messo in posizione di attesa e, almeno per il momento, non farà nuove mosse in attesa di ulteriori sviluppi. La volontà delle parti, in ogni caso, è quella di arrivare con un quadro definito all’assemblea di Tim slittata al 24 giugno proprio per dare tempo ai soci di trovare un accordo tra loro. Sarà Poste, poi, che ha ricevuto il mandato direttamente da Palazzo Chigi, a decidere il futuro di Tim, compresa la decisione di proseguire o meno con l’attuale amministratore delegato, Pietro Labriola, che ha finora accompagnato la compagnia in questa fase di rilancio. Ieri, intanto, è arrivata la notizia che la Germania ha deciso di prolungare gratis per 5 anni le frequenze degli operatori, una richiesta fatta da tempo anche dalle telco italiane e che potrebbe portare benefici anche al business di Tim. LEGGI TUTTO
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