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    Assemblea Annuale dei Delegati del Fondo Pensione per il Personale delle BCC-CRA. Nel 2024 superati i 3 miliardi di euro

    Si è svolta a Roma l’Assemblea Annuale dei Delegati del Fondo Pensione Nazionale per il Personale delle BCC-CRA. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i dati di bilancio e i risultati raggiunti dal Fondo nel 2024, confermando la solidità e la crescita costante della realtà previdenziale.Il patrimonioDalla relazione del Consiglio di Amministrazione è emerso che il patrimonio del Fondo ha superato i 3 miliardi di euro nel 2024, registrando un incremento del 5,393% rispetto al 2023, passando da 2.923.452.139 a 3.081.107.767 di euro. Anche il numero degli iscritti è cresciuto, da 33.421 a 34.260 membri.Il Fondo mantiene da sempre un flusso di cassa positivo: dal 1987 ad oggi, i contributi hanno costantemente superato le prestazioni erogate, raggiungendo a fine 2024 un saldo superiore a 57 milioni di euro. Nel 2024 il comparto Raccolta ha registrato una performance del +3,38%, il comparto Crescita del +2,92% e il comparto Semina del +3,97%.Le parole del SottosegretarioSecondo Federico Freni, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze: “Il mondo delle BCC ci richiama al valore e al rispetto delle esigenze economiche dei territori. Si tratta di realtà che rappresentano la spina dorsale dell’economia del nostro Paese. È compito della politica creare le condizioni necessarie per attrarre investimenti, ovvero favorire un mercato capace di generare rendimenti. In quest’ottica, la politica di investimento dei fondi pensione deve essere ripensata affinché anche le piccole e medie imprese possano beneficiarne. La crescita dei fondi pensione si costruisce attraverso strategie di sviluppo sensate, in grado di produrre ricadute positive a livello locale. La riforma del mercato dei capitali che stiamo avviando mira proprio a semplificare l’accesso agli investimenti, anche attraverso una revisione dell’attuale sistema sanzionatorio”.Alle parole di Freni si sono unite poi quelle di Massimo Garavaglia, Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato: “I fondi pensione sono destinati a registrare una crescita significativa, anche per ragioni di natura culturale. Dal 1996 in poi, infatti, le pensioni si basano esclusivamente sui contributi effettivamente versati. Se analizziamo la situazione attuale in Italia, emerge il rischio concreto che molte persone arrivino alla fine della propria carriera lavorativa con una pensione insufficiente. È quindi fondamentale promuovere una comunicazione efficace che favorisca la diffusione di una vera cultura previdenziale. Il risparmio genera investimento, e l’investimento a sua volta alimenta nuovo risparmio: un circolo virtuoso che funziona ancor meglio se radicato nell’economia reale. A tutti rivolgo i miei più sinceri auguri di buon lavoro poiché la sfida che state affrontando è di grande rilevanza”.La crescitaSecondo Osvaldo Scalvenzi, Presidente del Fondo Pensione Nazionale per il Personale delle BCC-CRA: “Nel 2024, il mercato italiano della previdenza complementare ha continuato a crescere, seppur con un ritmo moderato rispetto agli anni precedenti. Le adesioni ai fondi pensione sono in costante aumento, ma permane una carenza di consapevolezza tra i cittadini riguardo all’importanza di costruirsi una pensione integrativa.Sono stati registrati segnali positivi, in particolare nel comparto dei fondi negoziali e nelle forme pensionistiche individuali, ma resta ancora fondamentale investire in attività di sensibilizzazione e promozione per far comprendere i reali vantaggi della previdenza complementare e garantire un futuro più sereno ai lavoratori. In questo scenario, il nostro Fondo ha ribadito il proprio impegno a offrire soluzioni previdenziali sempre più sostenibili e trasparenti, puntando su un’elevata qualità dei servizi per soddisfare le esigenze di una platea di iscritti in continua crescita”.I risultati ottenutiDei risultati ottenuti ha parlato Giuseppe Longo, Direttore Generale del Fondo Pensione Nazionale per il Personale delle BCC-CRA. “Siamo orgogliosi di tali risultati che confermano la validità delle scelte compiute e rafforzano il nostro impegno verso una gestione prudente ed efficace. La strategia di investimento si conferma fortemente diversificata, con un portafoglio che spazia dall’energia rinnovabile alla space economy, dal social&student housing alla silver economy, includendo anche settori come food&beverage, made in Italy, digital, blockchain, healthcare e residenze sanitarie assistenziali. La priorità del Fondo resta l’attenzione costante alla trasparenza e alla solidità nella gestione delle risorse previdenziali a tutela degli iscritti”.La cessione del creditoAugusto dell’Erba, Presidente di Federcasse, ha sottolineato: “La concessione del credito rappresenta per noi una vocazione naturale. In Italia, il credito cooperativo costituisce una componente essenziale del sistema bancario. È un settore in crescita e accogliamo con favore l’attenzione dimostrata dal Governo. Il Paese ha bisogno di investimenti privati, in tal senso, dobbiamo acquisire piena consapevolezza del ruolo che il nostro comparto svolge: offriamo un servizio fondamentale e rappresentiamo un asset strategico per l’intero sistema economico”.I numeri del fondoAl 31 dicembre 2024, il Fondo vanta oltre 13.000 posizioni in portafoglio, suddivise tra gestione diretta e gestione indiretta.I risultati di gestione sono stati molto positivi negli anni:• Comparto Raccolta: rendimento medio annuo 1,80% negli ultimi 5 anni (benchmark 1,12%) e 1,96% negli ultimi 10 anni (benchmark 1,59%);• Comparto Crescita: rendimento medio annuo 2,38% negli ultimi 5 anni (benchmark 2,27%) e 2,74% negli ultimi 10 anni (benchmark 2,5%);• Comparto Semina: rendimento medio annuo 3,65% negli ultimi 5 anni (benchmark 4,02%) e 3,81% negli ultimi 10 anni (benchmark 3,67%).Il margine della gestione finanziaria al termine del 2024 si attesta a 117.745.006 euro, mentre il saldo della gestione previdenziale supera i 57 milioni di euro. 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    Le relazioni incestuose

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    L’affermazione più stravagante tra quelle che ieri Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, ha pronunciato davanti ai giornalisti è che «l’Ops su Banca Generali non è un’operazione difensiva». Nella sua narrazione, l’assalto alla controllata delle Generali non avrebbe alcun nesso con l’Ops lanciata da Mps su Mediobanca stessa. Naturalmente nessuno gli ha creduto. E ovviamente nemmeno lui ci crede. Ha fatto quella dichiarazione perché costretto, perché essa rappresenta l’alibi necessario onde evitare di incappare subito nei rigori della cosiddetta passivity rule, che inibisce ogni azione difensiva destinata a modificare il patrimonio di una società quando è sotto scalata. Il che non significa che alla fine Consob, sulla quale da oggi si accendono riflettori doppi, non stabilisca che l’aspetto prevalente dell’operazione è proprio lo scopo difensivo. Del resto, non mancano le argomentazioni per dimostrarlo, che fanno somigliare l’annuncio di ieri più a una bomba fumogena, gettata nel pieno del risiko bancario come arma di distrazione per tentare di rallentare un riassetto che ormai è nelle cose. Ma per appurare questi aspetti avremo tempo.A caldo vale invece la pena di constatare l’ennesimo paradosso di una relazione, quella tra Mediobanca e Generali, che solo gli ingenui e i pasdaran del partito di Piazzetta Cuccia possono ancora non definire incestuosa, soprattutto dopo nemmeno sette giorni dalla nomina del nuovo cda della compagnia triestina. Ineludibile la domanda: ma può un consiglio di amministrazione nel quale 10 consiglieri su 13 sono stati nominati da Mediobanca assumere decisioni – ad appena 100 ore dalla nomina – su un’operazione progettata da quest’ultima e finalizzata ad acquisire quello che probabilmente è l’asset più prezioso delle Generali? Delle due l’una: o il cda riconosce di essere stato delegittimato e perciò impossibilitato a decidere su un’operazione straordinaria che potrebbe cambiare radicalmente il volto della compagnia, oppure è in pieno conflitto d’interessi avendo condiviso anzitempo il progetto. Per esempio, che cosa c’è dietro il frettoloso rinnovo degli accordi avvenuto alcune settimane fa tra Generali e la controllata? E qui i sospetti si allargano fino ad ipotizzare il concerto.In un caso o nell’altro non sarebbe più corretto, nell’interesse del mercato, aprire una gara competitiva su Banca Generali? Consentire un’asta trasparente per far emergere il reale valore della società, invece di procedere con un accordo preconfezionato, probabilmente studiato da tempo nelle oscure stanze di Trieste e Milano? Anche qui è evidente, almeno agli occhi di chi scrive, come la trasparenza tanto invocata dalle parti di Piazzetta Cuccia non sia una condizione familiare nel tratto di strada che unisce Trieste e Milano. Non va dimenticato che quattro anni fa un tentativo simile fu condotto di nascosto, sempre con la regia di Mediobanca, allo scopo di far spuntare il progetto come un fungo nella notte fra le carte da sottoporre all’approvazione del cda Generali. Oggi perlomeno – e di questo i soci dovrebbero ringraziare il presidio dei grandi azionisti privati e l’attenzione del governo – tutto avviene alla luce del sole.Vale inoltre domandarsi se il presidente di Generali, Andrea Sironi, esponente di massimo livello dell’Università Bocconi, non abbia nulla da osservare di fronte alla potenziale cessione di un asset definito «strategico» dallo stesso management. Inoltre, che diranno gli investitori istituzionali acclamati da Mediobanca subito dopo l’assemblea di giovedì scorso per l’appoggio dato alla propria lista del cda? Anche per questo l’operazione prospettata, che prevede per Generali l’acquisto di azioni proprie offerte da Mediobanca, non può che passare dal vaglio dell’assemblea straordinaria di Trieste. Come giudicheranno i fondi internazionali un’operazione che comporta la dismissione di un asset strategico senza che sia evidente un vantaggio concreto per tutti gli azionisti? La Borsa ieri è stata molto chiara, punendo fin dai primi minuti il titolo Generali con un calo netto del 2% (più tardi ridotto all’1% grazie ad acquisti opportunamente orientati per attenuare il flop). LEGGI TUTTO

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    Bonus colonnine domestiche 2025: al via le domande

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    I punti chiave

    Buone notizie per chi ha investito nella mobilità elettrica: riparte anche quest’anno il Bonus colonnine domestiche, l’incentivo che premia chi ha acquistato e installato nel 2024 infrastrutture di ricarica private per veicoli elettrici.Le domande per ottenere il contributo potranno essere presentate dalle ore 12:00 di oggi, 29 aprile, fino alle 12:00 del 27 maggio, utilizzando la piattaforma online dedicata sul sito di Invitalia. Vediamo insieme come funziona il bonus e come richiederlo.Che cos’è e chi può richiederloIl Bonus colonnine domestiche è un contributo a fondo perduto pensato per persone fisiche residenti in Italia e condomini che abbiano sostenuto spese per l’acquisto e l’installazione di colonnine di ricarica privata. Copre l’80% delle spese sostenute, fino a un massimo di 1.500 euro per i privati e 8.000 euro per i condomini che hanno realizzato l’installazione sulle parti comuni dell’edificio.L’incentivo è destinato esclusivamente a persone fisiche residenti in Italia e condomini, rappresentati dall’amministratore o da un condomino delegato. Non possono invece usufruirne i titolari di ditte individuali o società. Insomma, si tratta di un incentivo pensato solo per l’ambito domestico.Come presentare la domandaPer ottenere il contributo, bisogna inviare la domanda online, attraverso l’area riservata di Invitalia (invitalia-areariservata-fe.npi.invitalia.it), utilizzando le proprie credenziali digitali: Spid, Cie o Cns. Sarà necessario compilare il modulo elettronico seguendo le istruzioni fornite e allegare la documentazione richiesta. A operazione completata, il sistema rilascerà una ricevuta di registrazione. Attenzione: ogni richiedente può presentare una sola domanda.Documentazione necessariaPer i privati, i documenti da presentare sono:documento d’identità e codice fiscale;copie delle fatture elettroniche relative all’acquisto e all’installazione;estratti conto che attestino i pagamenti effettuati con strumenti tracciabili intestati al beneficiario (bonifico bancario, Sepa, carta di credito o debito);una relazione finale sull’investimento;una certificazione di conformità rilasciata dall’installatore;i dati bancari per ricevere l’accredito.Per i condomini, invece, andranno presentati:codice fiscale del condominio e documento dell’amministratore o del condomino delegato;delibera assembleare che autorizza i lavori, con dichiarazione dell’amministratore sull’assenza di impugnazioni;fatture elettroniche e relativi pagamenti tracciabili;relazione finale e certificazione di conformità;informazioni bancarie per l’accredito.Come funziona l’assegnazione del contributoLe richieste verranno esaminate in base all’ordine cronologico di presentazione. Se i fondi stanziati dovessero esaurirsi prima della scadenza, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy provvederà a comunicarlo con un avviso ufficiale. Una volta chiusa la finestra per le domande, entro 90 giorni verrà pubblicato il decreto con l’elenco dei beneficiari e i contributi saranno erogati direttamente sui conti correnti indicati.Quali spese sono coperteSono ammissibili tutte le spese sostenute tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2024 per:acquisto e installazione di colonnine di ricarica;realizzazione di impianti elettrici, opere edili necessarie, impianti di monitoraggio;progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi;costi per il collegamento alla rete elettrica.Si badi, non basta aver acquistato la colonnina: per ottenere il contributo è indispensabile averla anche installata e aver documentato tutto in modo tracciabile. LEGGI TUTTO

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    Pirelli: “Sinochem non ha il controllo”

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    Il cda di Pirelli ieri ha certificato la fine del controllo di Sinochem. È il primo passo per adeguarsi alle regole statunitensi e riconquistare piena operatività nel principale mercato per la Bicocca. Accelerare sulla governance è fondamentale per evitare che la presenza cinese le impedisca l’accesso per il divieto all’import di software cinesi o russi dal 2027.La decisione è arrivata a maggioranza con nove consiglieri favorevoli. Il voto ha evidenziato una spaccatura interna. Su quindici membri otto rappresentano gli interessi cinesi, quattro sono espressione di Camfin (la holding del vicepresidente esecutivo Marco Tronchetti Provera che ha il 26,4%) e tre dei fondi. Determinanti sono stati proprio questi ultimi che, insieme a due consiglieri indipendenti in quota cinese, hanno sostenuto la posizione della perdita del controllo, mentre la consigliera cinese Tang Grace si è astenuta.La relazione finanziaria, su proposta dell’ad Andrea Casaluci, specifica che «a seguito dell’emanazione del dpcm Golden Power è venuto meno il controllo di Mpi Italy (veicolo di Sinochem) e dunque dello stesso gruppo cinese, ai sensi dei principi contabili Ifrs 10. Il decreto, infatti, stabilisce che si debba garantire l’assenza di collegamenti organizzativi-funzionali tra Pirelli e Sinochem in quanto la prima è depositaria del brevetto Cyber Tyre per gli pneumatici intelligenti che assume rilevanza strategica nazionale. Circostanza confermata dal processo sanzionatorio da parte di Palazzo Chigi per la compresenza di manager cinesi nel cda della Bicocca. Secondo l’Ifrs 10, il controllo richiede potere decisionale sulle attività rilevanti, «esposizione ai rendimenti variabili» (l’incasso dei dividendi) e la capacità di influenzarli (nomina del cda). Venuto meno questo equilibrio anche a causa delle limitazioni del dpcm Sinochem, primo azionista con il 37%, non può considerarsi controllante.La verifica, spiega una nota, è stata sollecitata dal collegio sindacale e dal management, supportati da primari studi legali e società di revisione. Il tema era particolarmente delicato anche perché Consob aveva chiesto una presa di posizione.La contestazione cinese, dall’altra parte, si fonda sulla sussistenza del patto parasociale fra Camfin e Sinochem che integrerebbe la nozione di controllo ai sensi dell’articolo 93 del Tuf in base al quale il possesso della maggioranza dei diritti di voto, anche attraverso patti parasociali, determina una «influenza dominante» nelle decisioni aziendali. L’azionista asiatico, a fine consiglio, ha espresso in un comunicato «profondo disappunto e ferma opposizione riguardo alla valutazione sul controllo espressa da Pirelli» preannunciando, dunque, il ricorso alle vie legali per «assicurare la naturale tutela degli interessi» di Mpi. LEGGI TUTTO

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    Piazzetta Cuccia, azionisti a un bivio. Parte il monopoli delle partecipazioni

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    Di quel 13,1% del capitale di Generali detenuto da Mediobanca si può dire che è stato il cuore della finanza italiana, per mezzo secolo. La quota è cambiata nel tempo, ma intorno ad essa si sono svolte battaglie di ogni tipo perché rappresentava un legame indissolubile: quello tra Piazzetta Cuccia e il destino della compagnia triestina. Da ieri il legame si scioglie. O, meglio, si può sciogliere. Deciderà il mercato. Vediamo bene come e perché.L’Offerta pubblica di scambio che Mediobanca lancia su Banca Generali si rivolge al 100% del capitale. Ai soci di Banca Generali non viene però offerto cash, bensì azioni Generali: quelle del pacchetto del 13,1 percento. Il rapporto stabilito dall’offerta è di 1,7 azioni Generali per ogni titolo Banca Generali. Ai prezzi del 25 aprile (ultimo giorno prima dell’annuncio) il cambio corrispondeva a una valutazione di Banca Generali di 54,17 euro. Ieri sera, dopo che il mercato ha fatto i suoi calcoli per tutto il giorno, il prezzo era sceso un po’, a 53,72, comunque a premio rispetto al prezzo di chiusura (51,2 euro, +4,9%).Per avere successo, l’operazione richiede di fatto l’adesione di Generali. Mediobanca ha infatti posto la condizione di avere almeno il 50%+1 azione. Avendo Generali il 50,17% di Banca Generali, senza il suo apporto l’Ops fallisce. Dunque, in questa ipotesi, Generali riceverà il 6,3% di azioni proprie, che sommate al 3,25% già in portafoglio, porteranno il totale al 9,5 percento. A quel punto il suo azionariato avrà Delfin come primo socio (9,9%) Caltagirone secondo con il 6,8%, e Unicredit al terzo con il 6,6% ma con il nuovo e inedito ruolo di primo azionista industriale della compagnia, essendo Mediobanca scesa nel frattempo a zero.Le altre azioni Generali (circa il 6,3%) saranno infatti finite ai tanti soci di Banca Generali, istituzionali e retail, nessuno al momento con quote rilevanti. Bisognerà vedere se, nei prossimi giorni, si muoveranno pacchetti di Banca Generali proprio a questo fine.Per quanto riguarda l’Ops lanciata da Mps su Mediobanca, si può dire che quella di Piazzetta Cuccia su Banca Generali diventa in qualche modo concorrente. Almeno in teoria. Infatti, per i soci Mediobanca, delle due l’una: o approvare l’Ops di Mediobanca su Banca Generali, nell’assemblea fissata per il 16 giugno; ovvero bocciarla per poi aderire all’Ops di Mps che partirà successivamente. Fare diversamente non avrebbe un senso razionale: se Nagel convincesse la maggioranza dei suoi soci della bontà del suo progetto, essi non dovrebbero poi andare a consegnare le azioni a Mps, che ha idee alternative. In questa chiave sarà determinante il mercato: come si comporterà? Valuterà l’operazione su Banca Generali come strategica o come una mossa difensiva rispetto a Monte Paschi? LEGGI TUTTO

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    Colpo di coda di Mediobanca. “Vogliamo Banca Generali”

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    Mediobanca risponde all’attacco di Mps e spariglia le carte del risiko: l’istituto di Piazzetta Cuccia ha lanciato un’Ops da 6,3 miliardi sul 100% delle azioni di Banca Generali da pagare interamente in azioni del Leone. Con l’operazione, si legge in una nota, «il rapporto tra Mediobanca e Generali da finanziario si trasforma in una forte partnership industriale». A oggi, infatti, il 40% circa dell’utile netto del gruppo guidato da Alberto Nagel deriva dal dividendo che ogni anno viene distribuito dalle Generali di cui possiede il 13,1 per cento. Se l’Ops andrà in porto non sarà più così.Per ogni 10 azioni di Banca Generali portate in adesione verranno corrisposti 17 titoli della compagnia triestina. Il prezzo implicito di offerta è di 54,17 euro per azione, con un premio dell’11,4% rispetto ai prezzi del 25 aprile, prima dell’annuncio e del 6,5% sulla base del prezzo medio dei tre mesi. L’Ops è subordinata alle relative autorizzazioni e dovrebbe arrivare sul mercato a settembre per concludersi ad ottobre. Non solo. Mediobanca è sotto passivity rule quindi le servirà il via libera di un’assemblea ordinaria (visto che non sarà richiesta una modifica dello statuto o una variazione del capitale), con una maggioranza del 50% più un’azione.Nagel ieri ha specificato che con questa mossa si viene a creare «un leader italiano nella gestione del risparmio che la nostra premier aveva evocato». Il riferimento è al possibile Golden Power del governo su Mediobanca-Banca Generali alla luce dei paletti messi a Unicredit su Banco Bpm. «Parleremo con le strutture preposte che sono Palazzo Chigi e il Mef», ha aggiunto.Il lancio dell’offerta è subordinato anche a un impegno di Generali a vincolare il pacchetto del 6,5% ricevuto per un periodo di 12 mesi a partire dal completamento dell’offerta, scaduto il quale può esser ceduto. Quindi, le azioni Generali andrebbero per la metà ai soci minori di Banca Generali, le altre a Generali con lock up di un anno. Alla scadenza, il vertice del Leone potrà scegliere se annullare tutto o parte del pacchetto, trasferirlo agli azionisti del Leone attraverso programmi di buyback o di incentivazioni di breve o lungo termine oppure cederlo a terzi. «Se ci sarà interesse da qualcuno, si faranno vivi», ha detto Nagel. Sottolineando che «questa operazione la guardiamo da 5 anni almeno», che si tratta di «una manovra di crescita, non per rendere una cosa più difficile ad altri» e che può essere considerata una controfferta da proporre nell’assemblea convocata per il 16 giugno agli azionisti di Mediobanca in alternativa a quella arrivata dal Monte dei Paschi.Durante la conferenza stampa l’ad di Mediobanca ha specificato che nascerebbe una realtà con 210 miliardi di masse totali, 4,4 miliardi di ricavi e una rete di 3.700 professionisti. In termini di raccolta e di agenti, però, il gruppo leader di settore resta Intesa con Fideuram (che tra l’altro di recente ha strappato proprio a Mediobanca un top banker di prima fascia che ha portato in dote alla divisione private un tesoretto da 1 miliardo di euro di masse). Gli asset under management comunicati al 31/12/24 sono, infatti 394 miliardi per Fideuram, 103,8 miliardi per Banca Generali e 44,8 miliardi per Mediobanca Premier. LEGGI TUTTO

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    Dazi, le merci già in calo. E Bessent attacca la Cina

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    Nei porti americani stanno arrivando sempre meno navi cargo. Si tratta dei primi effetti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Secondo il Financial Times, i gruppi di logistica hanno comunicato un drastico calo delle prenotazioni di container in arrivo negli Stati Uniti dopo l’introduzione dei super dazi al 145% sulle importazioni cinesi. Il porto di Los Angeles, principale via d’ingresso per le merci del Dragone, prevede che gli arrivi programmati nella settimana che inizia il 4 maggio saranno inferiori di un terzo rispetto all’anno precedente. Stesso calo è atteso nel trasporto aereo. Secondo gli ultimi dati disponibili del servizio di tracciamento dei container Vizion, a metà aprile le prenotazioni di container standard dalla Cina agli Stati Uniti erano inferiori del 45% rispetto all’anno precedente.Nonostante questo, i mercati azionari alternano momenti di ottimismo (in Europa, il Ftse Mib ha chiuso positivo a +0,31%) a momenti di negatività (ieri sera, intorno alle 20 italiane, Wall Street perdeva con l’S&P 500 lo 0,90% dopo una prima seduta in positivo). Al di là della retorica delle parti in causa, entrambi i Paesi sembrano orientati a dialogare. «Credo che spetti alla Cina allentare la tensione, perché ci vendono cinque volte di più di quanto vendiamo noi a loro, e quindi queste tariffe del 120%, 145% sono insostenibili», ha detto Scott Bessent (foto), segretario al Tesoro americano alla Cnbc. Intanto, anche ieri la Cina ha ribadito che non sono in corso dei colloqui con gli Stati Uniti e che non ci sono stati contatti telefonici negli ultimi giorni, contrariamente a quanto affermato dal presidente statunitense, Donald Trump. LEGGI TUTTO