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    L’Eurocamera dà il via libera al Patto di stabilità, approvati 3 testi

    Ora sarà più difficile per la Commissione sottoporre uno Stato membro a una procedura per i disavanzi eccessivi se saranno in corso investimenti essenziali. Tutte le spese nazionali per i programmi finanziati dall’Ue saranno escluse dal calcolo delle spese di un governo, creando così incentivi agli investimenti

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    Elezioni Basilicata, Bardi rieletto col 56,6%: “Intesa con Renzi-Calenda modello per Roma”

    L’ufficialità è arrivata nella notte: il candidato del Centrodestra Vito Bardi è stato confermato presidente della Regione Basilicata con il 56,63% dei voti. Piero Marrese del Centrosinistra ha ottenuto il 42,16% dei consensi; al terzo candidato Eustachio Follia è andato l’1,21%. Il primo pensiero del governatore rieletto è andato “a tutti i lucani” e alla moglie: “Siamo fianco a fianco da sempre, e anche in queste settimane è stata straordinaria”.

    Bardi: “Sostegno di Renzi e Calenda? Può essere modello per Roma”

    “Mi hanno chiamato tutti – ha detto Bardi a Il Messaggero, che l’ha intervistato subito dopo la vittoria -. Per la verità, ad alcuni non sono ancora riuscito a rispondere. Ma ho ringraziato tutti, a cominciare dai leader del Centrodestra unito, per il sostegno che mi hanno dato spendendosi in prima persona in campagna elettorale per altri cinque anni di buon governo. Anche Giorgia Meloni si è congratulata”. E per quanto riguarda il sostegno di Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione), secondo Bardi può essere un modello anche a Roma: “Io penso di sì, almeno sui punti su cui si possono trovare le convergenze. Se si condividono alcuni obiettivi da realizzare, e ci si trova d’accordo sui programmi per riuscirci, com’è avvenuto qui in Basilicata, ciò che conta non è tanto il modello, ma il bene che ciascuno vuole al proprio territorio e al proprio Paese”.
    Le priorità di Bardi: infrastrutture, sanità ed energia
    Bardi ha poi indicato le priorità del secondo mandato: “Il primo punto è quello delle infrastrutture. Ho già iniziato un confronto col governo per portare in Basilicata l’Alta velocità”. Poi ci sono “la sanità e l’energia. Il nostro obiettivo dei prossimi cinque anni è fare della Basilicata l’hub energetico d’Italia”. Il governatore rieletto si è infine soffermato sul risultato di Forza Italia nelle elezioni regionali, definito “importante” e che “avrà un effetto positivo sulle Europee. Il sorpasso del 10% nelle urne a Bruxelles? Ci stiamo lavorando, ci si può arrivare. E ci arriveremo, sono convinto”. Cinque anni fa c’era Silvio Berlusconi a festeggiare: “Se oggi fosse qui, sarebbe molto contento. Ha creduto in me, è stato mio amico, e io l’ho sempre molto ammirato. Sarebbe stato felice di condividere questo momento. Un momento che voglio dedicare anche a lui”. LEGGI TUTTO

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    Basilicata: Fi stacca la Lega, tracollo M5s. Decisivi per Bardi Azione e la lista vicina a Renzi: insieme oltre il 14%

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaA spoglio concluso (con il candidato di Forza Italia Vito Bardi confermato governatore della Basilicata con il 56,6% dei voti, contro Piero Marrese, candidato del campo largo Pd-M5s, che ha ottenuto il 42,2%) sono varie le novità che emergono nel panorama politico lucano. Il M5s, primo partito in regione da sei anni, esce a pezzi, raccogliendo solo il 7,7%, la percentuale più bassa della sua storia elettorale in Basilicata. In testa tra i partiti c’è Fratelli d’Italia con il 17,4%, ma considerando che i meloniani alle scorse politiche avevano superato il 18%, non si può parlare di exploit. Forza Italia, che già nel 2022 aveva superato di un soffio la Lega, ora la stacca di oltre 5 punti. E si impenna a quota 13% diventando terzo partito in regione, a un’incollatura dal Pd (13,9%) che perde più di un punto rispetto alle politiche (15,2%).Carroccio ancora in caloIl Carroccio frena la caduta ma esce ulteriormente ridimensionato. Il 19,15% delle regionali 2019 è lontanissimo, ma anche rispetto al 2022 (9%) il partito di Salvini perde più di un punto in questa tornata nella quale si ferma al 7,8%.Loading…Calenda e Renzi decisivi per la vittoria di BardiDecisivo inoltre per la vittoria di Bardi è stato l’apporto di Azione (guidata in regione dall’ex presidente della Regione Marcello Pittella), con il 7,5% e della lista Orgoglio lucano, vicina a Matteo Renzi, con il 7%. Al centrosinistra non è bastato l’exploit (11,2%) della civica Basilicata Casa Comune dell’imprenditore cattolico Angelo Chiorazzo per compensare il crollo dei 5 stelleM5s al minimo storicoIl voto alle Regionali per i Cinque Stelle suona come un brusco risveglio dopo un «dominio elettorale» che durava dalle Politiche del 2018. All’epoca presero il 44,36%. L’anno seguente alle Regionali incassarono il 20,27% e alle Europee sfiorarono il 30%. Solo due anni fa alle Politiche si confermarono al 25%. Ora, il Movimento esce a pezzi. Il 7,7% totalizzato in questa tornata rappresenta la percentuale più bassa della sua storia elettorale in Basilicata, finora rappresentato dall’8,97%, delle regionali 2013.Exploit di Forza ItaliaNel centrodestra, anche se Fdi si conferma primo partito della coalizione e diventa primo partito in regione a causa del tracollo M5s, è in casa Forza Italia che possono dirsi più soddisfatti. Nelle ultime tornate elettorali (politiche 2022, europee e regionali 2019) ci si era attestati sempre poco sopra il 9%. Il 13% di queste elezioni regionali rappresenta un vero exploit: il miglior risultato nella storia elettorale del partito in Basilicata (dopo la fine del Popolo delle libertà), oltre il 12,4% delle politiche 2018. LEGGI TUTTO

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    La mappa di chi governa nelle Regioni, centrodestra avanti 15 a 5 sul centrosinistra

    Le forze di centrodestra cementificano il loro vantaggio sugli avversari con la riconferma di Vito Bardi in Basilicata nell’aprile 2024. In precedenza aveva vinto anche in Abruzzo e nella provincia di Bolzano. Unica vittoria nel 2024 del centrosinistra è stata quella in Sardegna di Alessandra Todde

    Con la vittoria del 22 aprile 2024 e la rielezione di Vito Bardi in Basilicata, il centrodestra si conferma saldamente alla guida delle Regioni italiane: il conteggio è di 14 governatori che fanno capo alle sue forze politiche, contro i 5 a favore del centrosinistra (più uno a guida autonomista). In precedenza c’era stata la riconferma di Marco Marsilio alla guida dell’Abruzzo (marzo 2024) e ancora prima di Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei, appoggiato anche da FdI e Lega). Unica vittoria di quest’anno di segno opposto è quella della pentastellata Alessandra Todde in Sardegna (febbraio 2024), con cui il centrosinistra era riuscito leggermente ad accorciare il divario con il centrodestra, che invece aveva portato a casa quasi tutti gli appuntamenti elettorali del 2023. Quell’anno era stato riconfermato Maurizio Fugatti (Lega) in Trentino nell’ottobre 2023. Prima erano arrivate la vittoria di Francesco Roberti (Forza Italia) in Molise nel mese di giugno, la riconferma di Massimiliano Fedriga (Lega) in Friuli-Venezia Giulia ad aprile e quella di Attilio Fontana (Lega) in Lombardia a febbraio. Sempre nel febbraio 2023 la corsa in Lazio era stata vinta da Francesco Rocca (indipendente di destra). L’anno precedente il centrodestra aveva vinto le politiche a livello nazionale, mentre l’unico appuntamento regionale era stato quello in Sicilia, conquistato da Renato Schifani (Forza Italia). Nel 2021, dopo la morte prematura di Jole Santelli, il centrodestra è rimasto alla guida in Calabria con Roberto Occhiuto. Nel 2020 il centrosinistra aveva vinto in Campania (Vincenzo De Luca), in Puglia (Michele Emiliano), in Toscana (Eugenio Giani) e in Emilia-Romagna (Stefano Bonaccini). Al centrodestra la Liguria (Giovanni Toti), le Marche (Francesco Acquaroli) e il Veneto (Luca Zaia). Ecco chi sono i presidenti in carica nelle regioni italiane.

    Basilicata, Vito Bardi (Centrodestra)

    Vito Bardi (CHI È) è risultato il vincitore delle elezioni regionali che si sono tenute in Basilicata il 21 e 22 aprile 2024, conquistando il suo secondo mandato: era stato eletto la prima volta il 24 marzo 2019, strappando la regione al centrosinistra dopo 24 anni. Nato nel 1951, Bardi è stato a lungo nella Guardia di Finanza, fino a ricoprire il ruolo di vicecomandante generale. Nel 2019 fu Silvio Berlusconi a indicarlo come candidato per le regionali.
    Abruzzo, Marco Marsilio (Centrodestra)
    Marco Marsilio è stato eletto per la seconda volta presidente della Regione Abruzzo il 10 marzo 2024, trainato soprattutto da FdI. La prima volta fu il 10 febbraio 2019, quando corse insieme alla Lega come primo partito.
    Sardegna, Alessandra Todde (Centrosinistra)
    Alessandra Todde (CHI È), sostenuta da M5s e Pd, ha vinto le elezioni regionali in Sardegna del 25 febbraio 2024, battendo per pochi voti Paolo Truzzu. Succede a Christian Solinas alla guida della Regione, diventando la prima donna a governare l’isola dall’inizio della sua storia autonomista. Nata a Nuoro, 55 anni, ha due lauree e il titolo di ingegnera. Imprenditrice e manager, è entrata in politica nel 2019 con il M5s. Eletta in Parlamento, è stata sottosegretaria e vice ministra allo Sviluppo economico con i governi Conte e Draghi.
    Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga (Centrodestra)
    Massimiliano Fedriga, leghista, ha vinto le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia il 29 aprile 2018 ed è stato confermato per un secondo mandato il 3 aprile 2023. Iscritto al Carroccio sin da quando non aveva ancora compiuto la maggiore età, Fedriga, nato nel 1980, era sostenuto dalla coalizione composta da Lega, Forza Italia, Progetto FVG, Fratelli d’Italia e Autonomia Responsabile. LEGGI TUTTO

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    No al nome nel simbolo Pd: la retromarcia di Schlein e la soglia di sopravvivenza al 20%

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«O mi candido ovunque o mettiamo il mio nome nel simbolo del Pd». Questo, più o meno, il bivio prospettato di fatto dalla segretaria Elly Schlein ai dem riuniti domenica in direzione per l’approvazione delle liste per le europee. Poi, a urne chiuse in Basilicata, la retromarcia via Instagram: non ci sarà il nome della leader nel simbolo e non ci sarà la sua candidatura ovunque ma solo, come capolista, nel Centro e nelle Isole.La retromarcia dopo la sollevazione delle correntiUna retromarcia a tutti gli effetti, dunque, vista la sollevazione di tutte le correnti che la hanno appoggiata al congresso dello scorso anno: da Dario Franceschini alla sinistra di Andrea Orlando e Giuseppe Provenzano fino a Nicola Zingaretti. Ma come mai la segretaria dem è stata a un passo dal compiere una scelta così di rottura rispetto alla tradizione del Pd? Sicuramente ha pesato la tempesta giudiziaria che si è abbattuta sul partito barese e pugliese, con le inchieste su voto di scambio e corruzione che hanno toccato la giunta comunale e soprattutto quella regionale guidata da Michele Emiliano. Ossia uno dei “cacicchi” a cui la segretaria venuta dai movimenti e fino al momento delle primarie non iscritta al Pd aveva giurato guerra durante la campagna congressuale.Loading…La tentazione del nome nel simboloAd irritare Schlein nelle scorse settimane, infatti, non era stata tanto la decisione del leader del M5s Giuseppe Conte di far saltare le primarie giallorosse e Bari, nonché di uscire dalla Giunta di Emiliano al grido «la legalità per noi non è un valore negoziabile», quanto proprio il sistema di potere radicatosi negli anni nella Puglia del “ras” e portato alla luce dalle inchieste. Sempre Conte le aveva rivolto le parole più scottanti: «Cambi il Pd prima che il Pd cambi lei». E la risposta di Schlein è stata istintivamente duplice: prima la decisione di stampare sulle tessere del Pd gli occhi dello storico leader del Pci Enrico Berlinguer, l’inventore e il paladino della “questione morale”; poi la tentazione – rientrata in corner – di mettere il suo nome dentro il simbolo del Pd imitando un’usanza della destra ripresa anche dalla premier Giorgia Meloni per il suo partito, Fratelli d’Italia. L’intenzione era appunto quella di gettare tutto il peso della sua freschezza e per così dire della sua estraneità alla storia del Pd per mandare il messaggio di quel radicale rinnovamento più volte annunciato e che nella compilazione delle liste per le europee si è potuto esprimere di fatto solo con pochi volti (Lucia Annunciata, Cecilia Strada e il pacifista Marco Tarquinio) . Quasi che il Pd fosse appunto la bad company descritta da Conte.Le critiche di Prodi e il paradosso della personalizzazioneIn questo modo però Schlein si è esposta non solo alle critiche del fondatore dell’Ulivo e prima tessera del Pd Romano Prodi («così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince: queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso»), ma – paradossalmente – anche al ribaltamento delle sue stesse critiche contro l’eccessiva personalizzazione della politica. Schlein ha sempre contrapposto il Pd come “comunità” ai partiti personali della destra e ha sempre usato il “noi” al posto dell’”io” per distinguersi dalla stagione renziana (ma perfino Matteo Renzi non ha mai ha imposto il suo nome nel simbolo del Pd quando ne era il segretario).L’avvertimento di AnnunziataA questa contraddizione se ne aggiunge un’altra, più sottile ma non meno insidiosa: evidentemente Schlein, che spera di superare indenne le europee anche grazie al suo personale apporto, punta già da ora a personalizzare lo scontro con Meloni per le future elezioni politiche del 2027. Un corpo a corpo tra due candidate premier che mal si sposa con la feroce opposizione che il Pd, proprio su input di Schlein, sta facendo in Senato contro il premierato targato centrodestra. Mettere il nome nel simbolo avrebbe implicato l’accettazione del modello, come correttamente ha avvertito in corner Annunziata, mettendo «a disposizione» il suo nome in lista. «Il nome nel simbolo è la trasformazione del Pd in un partito personale proprio nel momento in cui la maggioranza ha presentato una riforma, il premierato, che distrugge l’attuale assetto costituzionale. La scelta del nome nel simbolo mette il Pd sulla strada dell’accettazione dello stesso modello. Su molte cose in un partito si può mediare ma non su questioni di questo rilievo». LEGGI TUTTO

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    Elezioni europee 2024, i simboli dei partiti presentati al Viminale. FOTO

    Chiusi alle 16 i termini per presentare i simboli. Il primo ad arrivare ieri è stato quello di “Libertà” di Cateno De Luca, oggi è stato appeso in bacheca il simbolo di Forza Italia, Berlusconi Presidente con “Noi moderati”. Tra gli ultimi quello del Pd, Schlein: “È stato proposto di inserire il mio nome nel logo, una proposta più divisiva che rafforzativa e non ne abbiamo bisogno” LEGGI TUTTO

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    Elezioni Europee, Mattarella: “Votate in tanti, all’Ue servono riforme coraggiose”

    “Circa 400 milioni di cittadini andranno al voto e sarà un grande esercizio di democrazia: mi auguro una grande partecipazione al voto così i cittadini diventano protagonisti del loro futuro. Poi sarà compito delle istituzioni fare in modo che l’Unione diventi un soggetto protagonista della scena internazionale”. Lo ha rimarcato il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, intervenendo da Brdo, in occasione dei 20 anni dell’entrata della Slovenia nell’Unione Europea. “Non possiamo rimanere in una condizione in cui l’Europa sia solo spettatore anche di eventi che sono negati per l’Unione stessa. Questa è una stagione che richiede il coraggio di riforme incisive e coraggiose”, ha sottolineato ancora. Spiegando poi che tra le riforme essenziali che aspettano l’Unione europea ci sono sicuramente “le modalità del processo decisionale, perchè i problemi in questo mondo si presentano velocemente e richiedono risposte tempestive: l’Unione europea non è in questa condizione, non è in condizione di assumere risposte tempestive perchè i problemi non aspettano” i tempi dell’Europa. 

    Mattarella: “La storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute”

    Mattarella, poi, ha voluto ribadire l’importanza dei confini dell’Ue. “Alcuni Paesi si trovano al confine dell’inaccettabile aggressione russa che ha violato ogni regola: la loro situazione sarebbe altamente diversa se non fossero oggi nei confini dell’Unione. La storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute e poi sono i popoli a pagare a caro prezzo”, ha spiegato. “Questa riflessione sollecita l’urgenza del completamento del progetto europeo oggi più che mai imprescindibile innanzitutto per i Balcani occidentali che aspettano da 20 anni: non è possibile che si indugi ancora”.
    “L’Ue è prima di tutto una comunità di valori”
    L’Ue come comunità di valori. È così che il presidente della Repubblica ha, poi, voluto, delineare l’Unione. “Il 1° maggio 2004 vi entrarono nove Paesi e si passava a 25 stati nell’attuazione dei comuni principi di libertà e rispetto dei diritti umani. Perché la Ue è prima di tutto una comunità di valori e non solo una semplice cornice di collaborazione economica”. Infine, ecco un passaggio sulla Slovenia, “la cui entrata nell’Unione è stata una storia di grande successo. Per l’Italia è stato un evento alto, perché realizzava le prospettive di futuro di due popoli. Quell’Unione seppe essere saggia e coraggiosa promuovendo anche una Convenzione che propose un progetto di costituzione europea”, ha concluso. LEGGI TUTTO