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Le fabbriche di auto morte

L’industria dell’auto è in confusione. O meglio, i suoi leader lo sono. Jim Farley, il capo di Ford, a giugno di due anni fa presentava il pick-up F-150 Lightning destinandolo a “lavoratori veri: costruiamo pick-up per persone vere che fanno un lavoro vero”. Appena due mesi dopo, avendolo usato, ammise che la ricarica era un mal di testa. Ora vira la strategia Ford sull’ibrido, dopo essere stato in Cina: “La cosa più umiliante che abbia mai visto. Siamo in competizione globale con la Cina e non riguarda solo le auto elettriche. Stanno ridefinendo gli standard dell’automobile moderna e stanno correndo molto più velocemente di noi”. Insomma, non una questione di motori ma di filosofia industriale, a quanto pare. Allora, perché avete speso 10 anni e decine di miliardi per andare verso i motori elettrici, “vogliamo produrre la Model T delle elettriche”, invece di proteggere quello termico, dove ancora avreste un minimo di competitività, e nel frattempo copiare voi, per una volta, un approccio industriale veloce e tecnologicamente integrato? Com’è che le cose le capisce sempre dopo? Ed è pure in ottima compagnia. Dalla Germania, gli autoreferenziali tedeschi di Audi tornano sui loro passi e decidono che lo sviluppo e la vendita di auto termiche proseguiranno ben oltre il 2033: niente, s’erano sbagliati pure loro. Veniamo a noi. Imparato, capo Europa di Stellantis, avverte che “siamo a pochi mesi da un dramma industriale che pochi vedono”. Fino a qualche settimana fa in quei pochi c’è pure lui e adesso ci avvisa: lui a noi, che da anni scriviamo che stanno andando dritti contro il muro, che le multe CAFE sono inevitabili a causa della mancanza dei clienti? Esorta a “fare qualcosa rinnovando il parco circolante: servirebbe una decisione di cinque minuti”. Non dice quale, allora speculiamo. Una sarebbe di eliminare le multe, ma richiede troppo buon senso e dunque neanche in cinque anni, altro che cinque minuti. L’altra è quella di prendere i soldi dei contribuenti per regalarli a qualche cliente, nella speranza che accetti di girare a pile, così Stellantis non pagherebbe le multe: “c’è il rischio di dover pagare 2,5 miliardi tra due, tre anni”. Qui sì, basterebbero cinque minuti: quanto vuoi impiegare a mettere le mani in tasca ai cittadini? L’ipotesi coincide con quanto affermato dal Ministro Pichetto Fratin a proposito dell’auto elettrica: “Non è che i costruttori fossero così caldi a dire NO, eh? La speranza era di una valanga di miliardi (pubblici ndr) da ribaltare sull’elettrico”. Nel mentre il mercato viaggia a meno 4% e le proiezioni sono ben peggiori. Gli italiani non hanno soldi. Sicuro? Eppure l’economia continua a crescere, la disoccupazione a calare e l’usato si vende come mai prima. Non sarà che le case hanno eliminato le auto di volume? Come diciamo da anni e come ammette lo stesso Imparato: “Nel 2019 c’erano 49 auto a meno di 15.000 euro, ora ne rimane una”. Perché? Da un lato, hanno deciso un po’ tutti di non vendere più auto piccole in perdita pur di far girare le fabbriche, e fa niente se così si apre una prateria per i cinesi. Dall’altro ci sono le multe della Commissione. Se devi avere una certa quota di elettriche che il mercato non compra, hai due leve: diminuire le vendite delle altre e fare km0 con le elettriche.

Secondo il centro di analisi Dataforce sui piazzali ci sono ancora più di 120mila macchine targate in attesa di un cliente e un quinto sono alla spina. Parafrasando Nanni Moretti, con questi leader l’industria automobilistica occidentale non vincerà mai più.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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