A Milano si è aperta la Conferenza internazionale “Young Factor 2025”, un dialogo tra giovani, economia e finanza, promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, in partnership con Intesa Sanpaolo, che si tiene a Palazzo Mezzanotte, per la durata di tre giornate. Ospite d’onore del pomeriggio d’apertura di questa edizione annuale è stato Jean-Claude Trichet. L’ex presidente della Banca centrale europea dal 2003 al 2011, intervistato dal vicedirettore del Tg5 Giuseppe De Filippi, ha parlato soprattuo della globalizzazione che oggi, secondo lui, è “veramente e pesantemente messa in discussione“. E questo processo, fino ad adesso, è stato importante non tanto perché ha scatenato e ha costretto una serie di ristrutturazioni, ma anche perché “ha consentito di aumentare la prosperità e il risparmio di cittadini e consumatori“.
L’interdipendenza verificata durante il periodo del Covid è stata molto dolorosa, con il “blocco di tutta la catena di approvvigionamento di tutto quello che era necessario“. I conflitti che hanno creato diversi ostacoli alla globalizzazione in realtà “si stavano sviluppando già prima dell’arrivo di “; tuttavia quest’ultimo ha rafforzato la cautela nei confronti della mondializzazione, promettendo “la conversazione e l’aumento dei posti di lavoro degli operai che lo hanno votato. Ma poi tutti questi impegni non sono stati mantenuti“, sottolinea Trichet, il quale comunque non nega che tutte queste difficoltà economiche “sarebbero comunque proseguite a prescindere dall’amministrazione americana“.
Sicuramente ci sono stati “perdite e guadagni legati alla globalizzazione“, prosegue l’ex governatore della Banca di Francia. Questo fenomeno mondiale non sarà messo a repentaglio, ma “c’e stata la mancanza di capacità di gestione da parte del mondo finanziario e, se continuiamo a proteggerci in questo modo, il peggioramento proseguirà“. Ed è proprio sotto questo punto di vista che Trichet attacca frontalmente il presidente degli Stati Uniti d’America: “Trump ha cambiato spesso idea, come sui : ha capito che potevano costituire un peggioramento del tenore di vita delle persone e potere frenare la crescita, nonché creare effetti negativi controproducenti sul dollaro“. Per l’ex capo della Bce l’attuale capo della Casa Bianca non prova mai alcun tipo di imbarazzo: “Prima si sente molto forte e agisce in modo istintiva, poi vede cosa scatenano queste decisioni e quando vede che sono negative fa un passo indietro“.
“Siamo molto più solidi e resilienti rispetto all’epoca della grande crisi finanziaria anche se il livello di indebitamento ora è molto più alto”, ha ulteriormente aggiunto Trichet. Facendo riferimento al suo periodo alla guida della Bce, il banchiere francese ha anche affermato che “ci sono stati quattro anni in cui io ero bello tranquillo e poi altri quattro anni molto burrascosi, ho dei ricordi molto vividi di quel periodo” tra il 2007 e il 2011. E non mancano critiche anche nei confronti dell’Unione europea: “La guerra in Europa è fuori dalle mani europee, è una cosa abominevole“. Trichet, infine si dice federalista: “Credo che l’Europa debba poter gestire il proprio continente senza restare passiva“.
Un altro problema gigantesco, conclude, è il “raggiungimento del mercato unico dei servizi finanziari: Draghi e letta hanno sollevato questo punto e quando arriverà il momento sarà importante fare questo passo“.