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Mediobanca rinvia il voto sull’Ops per Banca Generali


I punti chiave

Il rinvio al 25 settembre dell’assemblea di Mediobanca sul progetto di Offerta pubblica di scambio su Banca Generali segna una pausa tattica in un dossier cruciale per gli equilibri del settore finanziario italiano. Una decisione maturata nel corso di un consiglio di amministrazione straordinario, motivata dalla consapevolezza che – pur in presenza di significativi consensi – il sostegno alla proposta non sarebbe stato sufficiente per superare il vaglio assembleare.

L’operazione e la sua portata strategica

Annunciata a fine aprile, l’Ops punta a dare vita a un nuovo protagonista del wealth management italiano, combinando le strutture di Mediobanca con quelle di Banca Generali. Il completamento dell’operazione, tuttavia, è subordinato a una soglia minima di adesione del 50% + 1 delle azioni. In mancanza di un supporto esplicito da parte di soci di peso – tra cui Delfin e il gruppo Caltagirone – la prospettiva di una bocciatura in assemblea è apparsa sempre più concreta. “L’engagement pre-assembleare ha mostrato un sostegno ampio da parte del mercato“, ha comunicato l’istituto guidato da Alberto Nagel, citando anche i pareri favorevoli dei principali proxy advisors. Tuttavia, l’incertezza generata da diverse astensioni potenziali, che di fatto equivalgono a un voto contrario, ha indotto il management a congelare il confronto in attesa di chiarimenti decisivi.

I nodi della governance e le richieste degli azionisti

Il rinvio rappresenta una risposta indiretta alle istanze avanzate da alcuni soci storici, in primis Francesco Gaetano Caltagirone, che detiene quasi il 10% di Mediobanca e circa il 7% di Generali. L’imprenditore romano ha chiesto pubblicamente, anche tramite una segnalazione alla Consob, maggiore chiarezza sui contenuti dell’accordo industriale tra le parti, considerato essenziale per valutare la fattibilità e la sostenibilità dell’operazione. Richieste analoghe sono arrivate anche da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che pure non ha chiuso le porte all’offerta, ma ha sottolineato l’importanza di definire con precisione le sinergie strategiche tra Mediobanca e Generali. Incerte anche le posizioni di altri investitori rilevanti come Edizione (2,2%) e Unicredit (1,9%), entrata recentemente nel capitale.

Un sistema bancario tra concentrazioni e cautela

Il rinvio dell’assemblea si inserisce in un momento in cui l’economia italiana vive una fase di debole ma stabile crescita. Le previsioni Istat per il 2025 indicano un incremento del PIL dell’1,1%, mentre l’inflazione si sta progressivamente ridimensionando (2,8% a maggio), pur restando sopra il target BCE, che mantiene i tassi d’interesse fermi al 3,75%. Il debito pubblico, intorno al 139% del PIL, resta una variabile sensibile. Nel settore bancario, la spinta alla concentrazione è una risposta alle sfide strutturali imposte da margini sotto pressione, concorrenza digitale e necessità di scala. In quest’ottica, l’Ops di Mediobanca rientra in una logica di consolidamento mirata a rafforzare la presenza nel segmento del risparmio gestito, in linea con un trend europeo che, secondo il “Global Wealth Report” di BCG, vedrà crescere il settore a un ritmo del 5,6% annuo fino al 2028.

Le reazioni del mercato

L’annuncio del rinvio non è passato inosservato a Piazza Affari: venerdì Mediobanca ha registrato un calo dell’1,8%, mentre Banca Generali ha perso l’1,3%. Segnali di nervosismo che riflettono l’incertezza sull’esito dell’operazione. La possibilità che alcuni investitori istituzionali esteri rafforzino il loro peso nei prossimi mesi è concreta, così come il rischio di nuove dinamiche nel capitale dell’istituto milanese.

Unicredit, che già in passato si era opposta alla lista Mediobanca in assemblea Generali, potrebbe optare per l’astensione anche in questo caso. Una scelta che, sommata a quelle di altri soci critici, indebolirebbe ulteriormente la posizione del ceo Nagel.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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