L’Italia “non può concepire il finanziamento della difesa a scapito della spesa sanitaria e dei servizi pubblici”. Lo ha detto il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti alla colazione dell’Ecofin questa mattina a Bruxelles, secondo quanto riferiscono fonti del Mef. Questa ipotesi, ha aggiunto, “sarebbe inaccettabile”. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha presentato la proposta italiana per l'”Iniziativa Europea per la Sicurezza e l’Innovazione Industriale”. L’obiettivo è mobilitare circa 200 miliardi di euro di investimenti privati in settori strategici come difesa, sicurezza e tecnologie avanzate, senza aggravare ulteriormente il debito pubblico. Il ministro è infatti consapevole delle difficoltà legate alla gestione del debito italiano, che nel 2024 è cresciuto meno delle attese ma è poco sotto il 135% del Pil. La proposta prevede l’utilizzo di una garanzia pubblica europea di 16,7 miliardi di euro, strutturata su più livelli di rischio: gli Stati membri coprirebbero le prime perdite, l’Ue quelle intermedie, lasciando le tranche senior più sicure per attirare gli investitori.
Per portare la spesa per gli armamenti al 2% del Pil come richiesto dai partner Nato – Usa in primis – l’Italia dovrebbe spendere altri 30 miliardi di euro l’anno, un costo che purtroppo le casse pubbliche non possono sostenere. La spesa per interessi è stata, infatti, pari a 85 miliardi nel 2024. La strategia italiana punta, dunque, a replicare su scala europea il modello di InvestEU, incentivando il settore privato a sostenere la competitività industriale dell’Europa senza appesantire i bilanci pubblici.
Dopo aver sottolineato di non voler sacrificare spesa sanitaria e servizi pubblici al finanziamento della difesa, Giorgetti ha spiegato che “per questa ragione ho promosso soluzioni a livello europeo che promuovessero azioni coordinate per migliorare la difesa”. Ha aggiunto: “Dobbiamo anche chiarire la portata e la durata della clausola di salvaguardia poiché la maggior parte degli investimenti nella difesa si estende su molti anni e il loro impatto sui conti pubblici può apparire solo a lungo termine”. La clausola di salvaguardia è prevista dalle nuove regole di bilancio: serve a permettere a ogni paese di escludere le spese addizionali per la difesa dai calcoli ai fini delle procedure per deficit eccessivo (in sostanza è una golden rule limitata a 4 anni). Poi secondo il ministro occorre distinguere tra i bisogni immediati legati alla guerra in Ucraina e la strategia sulla sicurezza a lungo termine della Ue.
“Dobbiamo anche distinguere tra i bisogni immediati legati alla guerra in Ucraina e la strategia sulla sicurezza a lungo termine dell’Ue”, ha affermato il ministro aggiungendo che “dobbiamo fare un approfondimento sulla strategia seguito da un piano di attuazione; dobbiamo ragionare sulla possibilità di convertire le industrie esistenti e sviluppare, allo stesso tempo, nuove capacità e capacità tecnologiche”.
Il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis ieri aveva delineato un quadro differente rispetto alla proposta italiana: “La Commissione Ue non suggerisce di ricominciare a rivedere le nostre regole fiscali in questa fase. In primo luogo, abbiamo concluso questo lavoro meno di un anno fa e, in secondo luogo, richiederebbe tempo in ogni caso”. Per aumentare gli investimenti nella difesa “abbiamo bisogno di reagire ora. Per questo motivo proponiamo di utilizzare le possibilità già presenti nella nuova normativa fiscale, ovvero l’attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia”.
“Si parla di un periodo di quattro anni” per quanto riguarda la durata dell’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, ha aggiunto Dombrovskis, che consentirebbe agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa fino all’1,5% del Pil ogni anno. Ha poi spiegato che la Commissione sta valutando anche una “capacità di prestito aggiuntiva di 150 miliardi di euro garantita dal bilancio dell’Ue”, oltre al possibile coinvolgimento della Banca europea per gli investimenti e all’uso dei fondi di coesione per rafforzare la sicurezza. Sono entrambi scenari sgraditi a Giorgetti il cui imperativo e non aumentare né il deficit né il debito , anzi farli scendere.
La “golden rule a tempo” è una soluzione valida per i Paesi che hanno spazio fiscale come la Germania e gli altri frugali ma per quelli ad alto debito è sostanzialmente impraticabile. Idem il ricorso a prestiti europei considerato che l’Italia si è già accollata quelli del Pnrr che sono altri soldi che andranno restituiti a Bruxelles.