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I Pessina dicono addio a Walgreens


Il colosso farmaceutico americano Walgreens Boots Alliance abbandona Wall Street dopo quasi 100 anni grazie a un accordo con Sycamore Partners che acquisterà il 100% per 23,7 miliardi di dollari, comprensivi di 10 miliardi di equity più i debiti. L’operazione verrà perfezionata entro l’anno. Sycamore, un fondo di private equity specializzato nell’acquisizione di realtà in crisi, pagherà 11,45 dollari cash per azione, ovvero un totale appunto di circa 10 miliardi. Il prezzo indicato oggi potrebbe crescere fino a 3 dollari per titolo qualora la valutazione della partecipazione di Walgreens nelle cliniche VillageMD si rivelasse non adeguata.

La vendita è il culmine di almeno dieci anni di difficoltà per lo storico rivenditore americano cuoi fanno capo migliaia di farmacie quali punti fermi nei quartieri di tutte le città degli Stati Uniti. Il valore di Borsa di Walgreens, nel 2015 aveva superato 100 miliardi di dollari, ma da allora è stato un calo continuo. Ciò in virtù del fatto che si è fatta sempre più aggressiva la concorrenza online di colossi come Amazon (che a febbraio 2024 ha scippato il posto di Walgreens nell’indice Dow Jones), ma anche a causa della carenza di personale che ha abbassato i ritmi di vendita e del costo crescente dei prodotti in vetrina. Delle farmacie Walgreens finite in rianimazione aveva scritto il Giornale lo scorso 14 dicembre, ripercorrendo anche la storia del colosso Usa che un tempo veniva celebrato dai maggiori quotidiani internazionali.

Al momento Walgreens è controllata al 16,9% dall’imprenditore italo monegasco Stefano Pessina insieme alla moglie Ornella Barra (con lo 0,31%). La parte cash destinata a loro nella compra-vendità è di circa 1,7 miliardi.

Pessina ha guidato il gruppo Walgreens dalle nozze del 2014 con Alliance Boots fino al gennaio 2021, quando aveva lasciato il timone Rosalind Brewer di Starbucks (oggi il ceo è Tim Wentworth). L’imprenditore italo-monegasco è comunque rimasto nel cda come presidente esecutivo, ed è tuttora il primo azionista individuale. Con Sycamore avrebbe inoltre concordato di reinvestire nel business una quota significativa con il ricavato dalla vendita. Attualmente il valore di mercato del gruppo è di circa 7,5 miliardi. A ottobre 2024 era stata annunciata la chiusura di 1.200 punti vendita entro il 2027, di cui 500 solo nell’esercizio fiscale 2025 (la società vanta circa 8.700 negozi negli Stati Uniti e un terzo sono considerati non sufficientemente redditizi).

All’annuncio dei tagli, il titolo in Borsa sprofondò del 21% scendendo ai minimi dal 1997. Tanto che l’agenzia di rating Moody’s lo ha valutato Ba2 con rischio di insolvenza. Va però precisato che il ridimensionamento della rete di vendita è solo uno dei sintomi della crisi di Walgreens, che nell’esercizio 2024 ha registrato una perdita di 8,6 miliardi. Già a maggio dello scorso anno a Wall Street circolavano indiscrezioni sulla cessione da parte di Walgreens del ramo inglese che faceva capo a Boots, a 12 anni dall’acquisto. Tra i potenziali compratori figuravano il miliardario indiano Mukesh Ambani e il fondo Apollo Global Management. Poi la trattativa è saltata.

A gennaio, un’altra grana: le azioni erano crollate dopo che il Dipartimento di Giustizia aveva citato Walgreens in giudizio, sostenendo che

avesse contribuito alla crisi degli oppioidi distribuendo in modo inappropriato milioni di pillole. Alcuni giorni dopo Walgreens aveva sospeso il suo dividendo trimestrale nel tentativo di conservare una parte della liquidità.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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