Resta a Milano il procedimento che vede la ministra del turismo Daniela Santanchè indagata per truffa aggravata ai danni dell’Inps, uno dei filoni d’inchiesta del caso Visibilia. Lo ha deciso nella serata del 29 gennaio la Corte di Cassazione, come anticipato dal Corriere della Sera e da La Stampa. La Suprema Corte ha quindi rigettato la questione di competenza territoriale in favore di Roma sollevata dalla difesa. L’avvocato di Santanchè, Nicolò Pelanda, aveva chiesto di spostare il procedimento a Roma perché il server dell’Inps è nella Capitale e perché il primo pagamento a un dipendente Visibilia, per la cassa integrazione, avvenne su un conto bancario romano. L’udienza preliminare davanti al gup milanese riprende il prossimo 26 marzo e potrebbe concludersi entro maggio: per Santanchè c’è il rischio di un nuovo rinvio a giudizio. Oltre a lei sono accusati dello stesso reato il compagno Dimitri Kunz e una terza persona. Secondo l’accusa, sarebbero stati chiesti e ottenuti i contributi della cassa integrazione Covid a zero ore per 13 dipendenti del gruppo, tenuti nel frattempo al lavoro in smartworking. Il danno all’Inps sarebbe di oltre 126 mila euro. I nuovi sviluppi portano Santanchè più vicina alle dimissioni? “Credo che Daniela, quando ha detto che avrebbe valutato, può darsi che valuti anche questo. Certamente è un elemento di valutazione”, dice il presidente del Senato Ignazio La Russa, amico della ministra e suo collega di partito.
Opposizioni in pressing per le dimissioni di Santanchè
Vanno avanti intanto le richieste di dimissioni per un altro filone giudiziario su Visibilia, quello che vede Santanchè già rinviata a giudizio con l’accusa di false comunicazioni sociali. Da un lato continua il pressing del centrosinistra per farla lasciare, dall’altro è sempre più forte la volontà dell’esponente di Fratelli d’Italia a non mollare. A meno che Giorgia Meloni non solleciti un passo indietro, anche perché si moltiplicano le voci secondo cui anche membri del suo partito vorrebbero che facesse un passo indietro. “Un pezzo del partito mi vuole fuori? Chissenefrega! Pazienza. Ho pochi amici, ma ho sempre contato solo su me stessa”, ha detto la ministra dalla sua trasferta a Gedda, in Arabia Saudita. Per poi però precisare: “Se il mio presidente del Consiglio mi chiedesse di dimettermi, non avrei dubbi”. Non senza amarezza.
Legale Santanchè: “Follia sapere da stampa scelta Cassazione”
“Una follia. A noi avvocati non è ancora stato comunicato nulla e ci era stato assicurato in tutti i modi, anche dalla Corte di Cassazione, che la notizia non sarebbe stata passata ai giornali prima. Vergognoso”. Così l’avvocato Pelanda si lancia contro la fuga di notizie sulla decisione in merito alla competenza territoriale del procedimento. Poi un attacco ai magistrati: “I giornalisti fanno giustamente i giornalisti, non è ovviamente questo il tema. I magistrati, invece, perché è evidente che la notizia arriva da lì e non dalla cancelleria, dovrebbero avere un po’ più di rispetto per gli avvocati”.