in

Santanché e Visibilia, Pg Cassazione: “Gli atti della truffa all’Inps restino a Milano”

È un caso politico che non accenna a chiudersi quello che ruota attorno a Daniela Santanché. Oggi in Cassazione si è svolta l’udienza per decidere sulla competenza territoriale del filone di indagine sul caso Visibilia che vede accusata la ministra del Turismo di truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla cassa integrazione nel periodo del Covid. I giudici stabiliranno se il procedimento deve proseguire davanti al Tribunale di Milano o se gli atti dovranno essere trasmessi a Roma. In quest’ultimo caso, il procedimento tornerà indietro alla fase precedente alla chiusura dell’indagine. La decisione è attesa per domani. Secondo il Pg e i legali dell’Inps la competenza territoriale dovrebbe rimanere nel capoluogo lombardo, la difesa invecesostiene che debba essere la magistratura romana a occuparsi del caso.

Le posizioni di accusa e difesa

A sollevare la questione della competenza territoriale era stato il difensore della ministra, Nicolò Pelanda, che oggi ha ribadito la sua posizione in favore di Roma, ritenendo che sia il luogo non solo dove si trova il server dell’Inps, ma soprattutto dove è stato effettuato il primo pagamento a uno dei dipendenti Visibilia relativo alla cassa integrazione, ossia su un conto bancario romano. Non così per la Procura milanese, per il Pg e per il legale dell’Inps Aldo Tagliente, poichè la presunta truffa contestata sarebbe avvenuta con una condotta “continuata” su tutti i dipendenti e con l’ultimo pagamento su un conto a Milano di un altro dipendente. Quindi la competenza si radicherebbe nel capoluogo lombardo.

Le accuse

Il 22 marzo 2024 era arrivata la notizia della chiusura delle indagini su questo filone del caso Visibilia, poi il 3 maggio la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Santanchè, Kunz, Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, e le due stesse società. Secondo l’accusa, avrebbero chiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga nel periodo della pandemia Covid per 13 dipendenti. A tutti e tre viene contestato di aver “dichiarato falsamente” che i lavoratori fossero in cassa “a zero ore” quando invece svolgevano le “proprie mansioni” da remoto. Poi ci sono le integrazioni che sarebbero state corrisposte per bilanciare le minori entrate della Cig rispetto allo stipendio: una “differenza”, scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con finti rimborsi per “note spese”. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Santanchè, Kunz e Concordia sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga. Le testimonianze dei 13 dipendenti, oltre agli esiti di una ispezione Inps e a una serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle indagini: tutti, o quasi, avrebbero confermato che la ministra sapeva. Sarebbe stata a conoscenza, quindi, del fatto che stavano continuando a lavorare mentre l’istituto previdenziale versava i fondi stanziati durante l’emergenza: oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore. Nel corso dell’udienza preliminare dello scorso 10 ottobre è stato chiesto il trasferimento degli atti a Roma.


Leggi anche

Caso Santanchè, Meloni: “Rinvio a giudizio no motivo per dimissioni”

Santanché: “Me ne vado se me lo chiede Meloni”

Intanto ieri mattina su diversi quotidiani viene pubblicato un colloquio in cui la ministra del Turismo sostiene di essere decisa a non lasciare il suo incarico al governo – “l’impatto sul mio lavoro lo valuto io” -, consegna giudizi aspri su Fratelli d’Italia (“Fdi non mi difende? Chissenefrega”) e sostiene di essere sostenuta dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Parole che poco dopo la diretta interessata ridimensiona, soprattutto nella parte che riguarda Giorgia Meloni: “Se è lei a chiedermi di lasciare – afferma in una nota – sarò conseguente. I giornali possono scrivere quello che vogliono, anche quelli che non c’erano quando parlavo, ma non scrivere quello che non ho detto”. A seguito della precisazione arriva però un audio, che i quotidiani pubblicano sui siti,, che fa proseguire la polemica.


Leggi anche

Santanché: “Un pezzo di FdI mi vuole fuori? Io vado avanti”

“L’Italia chiude il carbone per accendere il nucleare”

Luigi Li Gotti, chi è l’avvocato che ha denunciato Meloni per il caso Almasri