Una denuncia di due pagine, messa all’attenzione dei magistrati della Procura di Roma il 23 gennaio, due giorni dopo la scarcerazione e l’espulsione dal territorio italiano del generale libico Abish Almasri (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA). Un atto firmato dal penalista Luigi Li Gotti in cui si chiede di procedere nei confronti della premier e di alcuni ministri. “Ho fatto una denuncia ipotizzando dei reati e ora come atto dovuto, non è certo un fatto anomalo, sono stati indagati”, ha spiegato all‘Ansa l’avvocato. L’incartamento finirà ora all’attenzione del tribunale dei ministri. “Io mi sono limitato a presentare un atto, a raccontare cosa è accaduto in quei giorni, ho anche allegato una serie di articoli di stampa”, ha proseguito. “I magistrati di piazzale Clodio hanno proceduto, come da prassi, all’iscrizione nel registro degli indagati”.
Una carriera tra aule di giustizia e incarichi politici
Classe 1947, Li Gotti è nato a Mesocara, in provincia di Crotone, ma da quasi 50 anni vive a Roma. Nella sua lunga carriera forense ha difeso alcuni esponenti di Cosa Nostra, tra cui pentiti, come Tommaso Buscetta, Giovanni Brusca e Francesco Marino Mannoia. Il penalista è stato anche parte civile nel maxi-processo sulla strage di Piazza Fontana, è stato legale di parte civile in uno dei processi per l’omicidio di Aldo Moro e ha assistito i familiari del commissario Calabresi. È stato presente anche al processo di Genova per i fatti della Diaz. Parallelamente all’attività nelle aule di giustizia, Li Gotti ha anche ricoperto cariche politiche. Nel 1998, dopo una lunga militanza a destra, è uscito da Alleanza nazionale ed è diventato, nel 2002, il responsabile del dipartimento giustizia di Italia dei valori. Nel secondo governo guidato da Romano Prodi è stato sottosegretario alla giustizia. Nel 2008 si è candidato alle elezioni politiche per Italia dei valori ed è stato eletto al Senato.
“La denuncia è stata una scelta giudiziaria, non politica”
“Ho fatto una scelta giudiziaria”, ha ribadito Li Gotti a Radio 24. “Da comune cittadino, non posso chiedere dimissioni. Ho visto aspetti di possibile reità e ho fatto una denuncia, doverosa”. Alla domanda se dietro l’iniziativa ci sia Romano Prodi, nel cui governo è stato sottosegretario, l’avvocato ha risposto: “Non ci ho mai parlato in vita mia con Prodi. Io rispondo alla mia coscienza”. Quanto all’accusa di aver difeso mafiosi ha detto: “Ho fatto diverse cose tra cui anche la difesa di collaboratori di giustizia” . “Fu Falcone a chiedermi se ero disposto a assumere la difesa di Francesco Marino Mannoia perche era rimasto senza difesa e io per dovere deontologico ho accettato” ha replicato Li Gotti, ricordando tra le sue difese quella dei familiari dei carabinieri uccisi in via Fani, e delle vittime di Piazza Fontana e della famiglia Calabresi.