Questa mattina il Bitcoin si è nuovamente avvicinato ai massimi del 2024 segnando un forte rialzo e superando i 71.000 dollari. Oramai il record storico di marzo (73.798 dollari) è sempre più vicino. Quota 72.000 dollari rappresenta il prossimo target tecnico di questo movimento rialzista. La dinamica dei prezzi rimane molto positiva nel breve termine e non evidenzia alcun segnale di cedimento, sia su base giornaliera sia su base settimanale. Gli esperti di analisi tecnica segnalano che aprire posizioni in questa fase comporta un rischio non basso perché queste resistenze hanno retto sin dai massimi di marzo (oltre 7 mesi fa) e, dunque, la loro eventuale rottura potrebbe non essere un qualcosa di definitivo ma solamente una fase di test.
I motivi del successo
Le cause di questo trend molto positivo sono molteplici e devono essere analizzate singolarmente.
1. La spinta politica. La scorsa estate il candidato presidente Usa, , fu ospite d’onore alla Bitcoin conference di Nashville e promise di rendere gli Usa «la cripto capitale del pianeta e la superpotenza bitcoin del mondo». Gli investitori, in questo momento, sembrano non escludere questo scenario, visto che i sondaggi sembrano favorevoli all’ex inquilino della Casa Bianca. Anche la sfidante Kamala Harris ha dichiarato il suo sostegno a un quadro normativo chiaro per le criptovalute, dissipando alcuni timori sulle potenziali restrizioni dell’amministrazione. Insomma, chiunque vinca per il bitcoin sarà un successo.
2. La spinta «aurifera». Come hanno sottolineato gli analisti di Robeco, l’oro ha di recente raggiunto i massimi storici a 2.757 dollari l’oncia in virtù di una progressiva perdita di fiducia degli operatori nelle valute difensive come il dollaro che risentirà sempre più dell’aumento del debito Usa destinato a superare a breve il 100% del Pil. Il bitcoin, a differenza di altre criptovalute, beneficia di un surplus di considerazione da parte degli investitori e viene ritenuto una sorta di «oro digitale» perché la domanda di questo bene, come per il metallo giallo, è indipendente dai cicli macroeconomici, cioè dalla congiuntura. Il rally si spiega anche così.
3. La spinta finanziaria. Larry Fink, capo di BlackRock (il gruppo di fondi di investimenti con il maggior patrimonio al mondo), ha contribuito alla spinta definendo il Bitcoin come «un investimento legittimo», rafforzando così la narrativa di una crescente integrazione della criptovaluta nei mercati finanziari tradizionali. Non è un caso che iShares in bitcoin, l’Etf di BlackRock, continui a registrare da un paio di settimane a questa parte flussi quotidiani positivi. Ieri, ad esempio, sono entrati 315,2 milioni di dollari che non è poco per questo tipo di prodotti, segno che anche i grandi patrimoni (i Paperoni di ogni angolo del mondo) stanno diversificando su questa asset class proprio per mezzo degli Etf, i fondi passivi che investono sulla criptovaluta e ne replicano l’andamento sul mercato.
Cosa possono fare risparmiatori e investitori italiani
Tenendo sempre presente che il bitcoin, a differenza dell’oro, è soggetto a una maggiore volatilità e che, acquistando ai prezzi di oggi, si potrebbe soffrire una minusvalenza non indifferente domani, per i risparmiatori italiani si profila una difficoltà in più. La legge di Bilancio 2025 ha aumentato a partire dal primo gennaio prossimo la tassazione delle plusvalenze su bitcoin eccedenti i 2.000 euro dal 26 al 42% con lo scopo di reperire 16 milioni di euro annui alle casse statali. Questa novità comporta per chi risparmia e investe tre soluzioni differenti.
1. Disinvestire: se si possiedono già bitcoin e il proprio portafoglio è in attivo si può disinvestire entro il 31 dicembre per essere tassati al 26%.
2. Restare: Se si è in passivo o se si spera che nel percorso parlamentare la norma possa essere cancellata, si può lasciare tutto così com’è.
3.
Puntare sugli ETF: sia che si intenda disinvestire sia che si voglia entrare in questa asset class un ETF può rappresentare una soluzione ad hoc. Per un motivo fondamentale: anche l’anno prossimo la tassazione delle plusvalenze sugli ETF resterà al 26%.