A Piazza Affari il radar delle trimestrali inizia a spostarsi sulle banche, chiamate a confrontarsi con gli utili record messi a segno nei trimestri precedenti. Non sarà facile ripetersi perché la sponda dei tassi alti, che ha dato linfa ai margini d’interesse, andrà gradualmente a ridursi di pari passo con i tagli dei tassi apportati dalla Bce. Anche il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ha avvisato che il tempo dei profitti a palate è agli sgoccioli per le banche. Dalla premessa che la congiuntura favorevole per le banche «non durerà», il numero uno di Via Nazionale ha fatto capire che in futuro per gli istituti di credito la redditività andrà cercata in altri modi e una delle strade passa per le fusioni-aggregazioni.
Intesa Sanpaolo sarà la prima grande banca a svelare i propri conti trimestrali il 31 ottobre. La maggiore banca italiana, che nelle scorse settimane aveva anche brevemente accarezzato la vetta tra le maggiori banche dell’Ue per capitalizzazione, è attesa a un trimestre con riscontri solidi. Intesa, che per bocca del suo amministratore delegato Carlo Messina si è chiamata fuori dal risiko bancario almeno per i prossimi due anni, dovrebbe evidenziare secondo il consensus di Bloomberg un utile netto rettificato pari a 2,24 miliardi, in crescita del 18% su base annua, ma inferiore rispetto ai 2,5 miliardi del trimestre precedente (e con le stime di consensus che si sono leggermente ridotte nelle ultime settimane). Gli analisti di Banca Akros si aspettano da Intesa «un altro trimestre solido» anche per quanto riguarda la situazione patrimoniale con un Cet1 ratio in miglioramento di 20 punti base al 13,7%. I ricavi sono visti in crescita del 3,4% a 6,6 miliardi nonostante il calo del margine di interesse a 3,86 miliardi. Sui nove mesi l’utile di Intesa andrebbe a sfondare i 7 miliardi e quindi basterebbero «soli» 1,5 miliardi di profitti nell’ultimo scorcio d’anno per centrare il target minimo di 8,5 miliardi. Più difficile per Intesa e gli altri player del settore sarà replicare nel 2025 i medesimi profitti di quest’anno, in quanto l’evoluzione dei tassi verso il basso inizierà a pesare di più soprattutto se la Bce premerà il piede sull’acceleratore.
Per le trimestrali delle altre banche quotate in Piazza Affari bisognerà attendere novembre, con i numeri di Unicredit in agenda il 6. La banca milanese, sotto i riflettori per il tentativo di fusione paneuropea con la tedesca Commerzbank in funzione della quale sta già attrezzandosi, è attesa continuare a macinare utili. Il consensus disponibile sul sito di Unicredit indica un utile netto di 2,24 miliardi, ricavi a 5,93 miliardi, margine d’interesse netto a 3,5 miliardi e commissioni a 1,95 miliardi. Guardando all’intero 2024 gli analisti indicano un utile di 9,28 miliardi rispetto agli 8,5 miliardi della guidance iniziale.
Lo stesso giorno di Unicredit arriveranno anche le trimestrali di Banco Bpm e di Bper; proprio quest’ultima ha da poco varato il nuovo piano strategico al 2027 che punta a contrastare il dietrofront del margine di interesse con più commissioni e tagliando i costi.
Il 7 novembre, infine, toccherà a Mps che dopo i conti potrebbe tornare al centro delle attenzioni per la cessione di una nuova quota da parte del Tesoro con interessati speciali Unipol, nella suggestione terzo polo (Bper, Mps e Sondrio) sempre sullo sfondo, e il patron di Banca Finint, Enrico Marchi, che starebbe cercando di formare una cordata che metta piede nel Monte, andando a creare un nocciolo duro di soci italiani.