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Dai membri (mancanti) della Consulta alla riforma della giustizia, i dossier in Parlamento che premono sui partiti

3′ di lettura

I Palazzi, ora vuoti, si preparano ad ospitare i nuovi ring delle battaglie politiche che dopo le festività torneranno ad animare Aule e commissioni. Davanti al governo, alla maggioranza e alle opposizioni si apre una ripresa impegnativa, che culminerà il 20 gennaio con la decisione della Corte costituzionale sull’ammissione del referendum abrogativo del ddl sull’autonomia differenziata. Proprio quest’ultima scadenza impone nei primi giorni post-Epifania un impegno del Parlamento che implica un necessario accordo bipartisan. Una delle prime “partite” sarà quella dell’elezione dei quattro giudici della Consulta di nomina parlamentare arrivati alla scadenza del mandato. Dopo tredici fumate nere.

Consulta, avanza la «logica a pacchetto»

Dal prossimo scrutinio serviranno 363 voti per eleggere i giudici e, malgrado l’accordo non sia chiuso, i contatti tra le parti si intensificano. Il presidente del Senato Ignazio La Russa si è detto ottimista anche se al momento per chi segue da vicino il dossier un’intesa sui nomi di ferro non c’è e «l’unica certezza» resta la volontà di eleggere i quattro nomi secondo una «logica a pacchetto», in accordo con lo schema di massima che vede due componenti indicati dal centrodestra, uno dal centrosinistra e uno “tecnico”. Se fumata bianca sarà, insomma, riguarderà tutte e quattro le caselle mancanti. Il totonomi rimane fermo alle indiscrezioni pre natalizie: c’è quello di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, in quota FdI. Resta poi l’obiettivo di eleggere almeno una donna. In questa direzione, per quel che riguarda la “casella” che spetterebbe a Forza Italia, si fa il nome – oltre a quello, sempre quotato, del senatore ed ex componente Csm, Pierantonio Zanettin – della ministra per le Riforme Elisabetta Casellati. Per il nome di centrosinistra sempre in campo – quantunque non gradito agli alleati – il nome di Andrea Pertici, avvocato e docente a Pisa vicino a Elly Schlein, mentre restano i dubbi sui requisiti di Anna Finocchiaro, ex senatrice e ministra dem, che però non ha mai fatto parte delle «supreme magistrature». A spuntarla allora potrebbe essere Massimo Luciani, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza.

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La Lega avverte alleati sul Ddl Sicurezza

Resta ancora lo stallo sulla presidenza della Rai (non si trova l’intesa sul nome di Simona Agnes e la maggioranza ha disertato le ultime riunioni della commissione di Vigilanza) e all’orizzonte incombono le sorti del Ddl sicurezza. Il ministro con i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha annunciato possibili modifiche in Senato, in seconda lettura, e quindi un terzo passaggio parlamentare. La Lega, in ogni caso, avverte gli alleati: o la legge, bandiera del Carroccio, «rimane così com’è o pretendiamo di introdurre alcuni elementi a quali teniamo particolarmente anche noi».

Riforma della giustizia, opposizioni pronte a battaglia

Un primo voto politicamente rilevante è in agenda l’8 gennaio nell’aula di Montecitorio, chiamata a esprimersi sulle pregiudiziali delle opposizioni contro la riforma della giustizia, con la separazione delle carriere dei magistrati. Se verrà superato tale scoglio, come è facile prevedere, la Camera dovrà affrontare la votazione degli emendamenti su cui le opposizioni promettono battaglia. La maggioranza è comunque intenzionata ad approvarla entro il mese, per ottenere anche il sì del Senato prima della pausa estiva.

Il rebus premierato

Secondo quanto ha affermato Giorgia Meloni ad Atreju, dovrebbe uscire dal congelatore anche la riforma del premierato. Per il 9 è stata fissata la conferenza stampa di fine anno, e molti osservatori si attendono delucidazioni sia sulla tempistica che sui contenuti. Questa riforma non può essere applicata senza la legge elettorale, ma su quest’ultima permane la nebbia.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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