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Caso Visibilia, Santanchè a processo: “Se Meloni mi chiederà passo indietro, lo farò”

La ministra del Turismo è stata mandata a processo a Milano, con altri 16 imputati, con l’accusa di false comunicazioni sociali nel caso Visibilia. “Me lo aspettavo” ma sono “tranquilla. Stiamo parlando del niente”, ha commentato in un colloquio con il Corriere della Sera. E sulle dimissioni, chieste a gran voce dalle opposizioni, ha detto: “Giorgia (Meloni, ndr) non l’ho sentita. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”

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La ministra del Turismo Daniela Santanchè è stata mandata a processo a Milano, con altri 16 imputati, con l’accusa di false comunicazioni sociali nel caso Visibilia, il gruppo che ha fondato e che poi ha lasciato nel 2022 dismettendo cariche e quote in vista di un ruolo istituzionale nel governo di Giorgia Meloni. “Me lo aspettavo” ma sono “tranquilla, tranquillissima. Non sono agitata, continuo a lavorare, a fare le cose che devo fare… Stiamo parlando del niente”, ha commentato la senatrice di Fratelli d’Italia in un colloquio con il Corriere della Sera. E sulle dimissioni, chieste a gran voce dalle opposizioni, ha detto: “Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”. Il ministro degli Esteri e leader di FI Antonio Tajani ha ribadito: “Non c’è alcuna richiesta di lasciare”.

Santanchè: “Processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica”

Riguardo alla sua Visibilia srl, Santanchè ha spiegato che “non è fallita, è sul mercato e qualunque imprenditore interpellato direbbe che questa roba non esiste”. Quello che le viene attribuito, ha aggiunto, è “un reato valutativo, una questione molto tecnica e tutta basata su perizie per la quale ero già stata archiviata nel 2018”. Ma alla ministra sono chiare le “implicazioni politiche”. “Su questo reato qua sono molto serena – ha detto sempre al Corriere -. Poi è chiaro che io sono una donna di partito, non faccio le cose a dispetto dei santi. Aspetto le valutazioni. Se il mio presidente del Consiglio dovesse chiedermi un passo indietro, di certo lo farò”. “Il governo si è compattato, sono usciti in mia difesa Salvini, Tajani, tutta la Lega, Forza Italia, Noi moderati e persino Renzi, che di solito ce ne fa di tutti i colori. Sono tranquilla, conosco la vicenda nel merito e so che non mi porterà a una condanna. È un processo da imprenditrice, non ha rilevanza politica”, ha aggiunto. E ancora: “Giorgia (Meloni, ndr) non l’ho sentita, non mi ha chiamata, immagino che abbia tante cose importanti da fare…”.


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“Preoccupata? Non lo sono”

Sulla mozione di sfiducia, Santanchè ha commentato: “Che la facessero pure, non mi preoccupa. Sono già andata in aula due volte. La presidente della Sardegna Alessandra Todde sta ancora al suo posto, nonostante sia stata dichiarata decaduta”. Dai fascicoli del Tribunale di Milano, ha detto, sarebbero spuntate delle “stranezze” ma, ha aggiunto, “grazie a Dio non ho nessuna condanna, non c’è nessun fallimento, nessuna bancarotta. Vedranno i giudici, decideranno i giudici”. Quanto al giudizio dei cittadini “sono rimasta fedele al giuramento, ho sempre agito con disciplina e onore”. E la falsificazione di bilanci aziendali “è un reato che in tanti Paesi nemmeno c’è” e “mai mi è stata fatta un’accusa sulle mie funzioni di ministro”. Sulla ministra pende una seconda richiesta di processo per l’ipotesi di truffa allo Stato, ma lei ha ribadito: “Preoccupata? Non lo sono”.


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Meloni tace, Tajani: “Non c’è alcuna richiesta di lasciare”

Intanto, mentre ieri Lega, Forza Italia e Noi moderati si sono affrettati a dare mostra di garantismo, sottolineando la “fiducia” nella ministra del Turismo, da Fratelli d’Italia nessuno ha parlato. Neppure Giorgia Meloni. Oggi, il ministro degli Esteri e leader di FI Antonio Tajani ha ribadito: “Io sono garantista per tutti. Credo che un cittadino, qualsiasi esso sia, debba essere definito colpevole solo quando una sentenza è passata in giudicato. Per quel che concerne FI, non c’è alcun problema nei confronti del ministro Santanchè. Non c’è alcuna richiesta di lasciare”. Al giornalista che ha sottolineato che il falso in bilancio è un reato grave, Tajani ha replicato: “È un reato grave se viene contestato e provato e se c’è una condanna definitiva. Qui siamo a un rinvio a giudizio, non possiamo condannare le persone prima del processo. La giustizia deve compiere il suo corso”.

Opposizioni chiedono dimissioni

Le opposizioni, tranne Italia Viva, sono ripartite alla carica con la richiesta di dimissioni. “Meloni le pretenda”, ha detto senza giri di parole la segretaria del Pd Elly Schlein. Uno spettacolo “indecoroso”, ha rincarato la dose Giuseppe Conte, annunciando una nuova mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle contro la ministra. “Dimissioni subito” è stata anche la richiesta arrivata da Avs e da Azione.


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