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Unicredit-Bpm, Bruxelles precisa: “Niente di deciso sul Golden Power”

«Non abbiamo preso alcuna decisione. Non abbiamo nemmeno concluso alcuna valutazione preliminare e non è stata inviata alcuna lettera. A fine maggio abbiamo inviato un paio di domande all’Italia, abbiamo ricevuto la risposta e stiamo esaminando la questione». La portavoce della Commissione europea per i Servizi finanziari, Lea Zuber, ieri ha smentito così le indiscrezioni rilanciate due giorni fa da Bloomberg su un imminente intervento a gamba tesa contro il governo Meloni da parte dell’Antitrust europeo guidato dalla socialista Teresa Ribera. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri si è limitato a dire: «Aspettiamo, sono cose che non so e di cui non posso parlare». Il titolo Unicredit ha però continuato a correre in Borsa segnando un + 4,6 per cento. Nel frattempo, il Tar del Lazio ha tenuto l’udienza sul ricorso di Unicredit contro le modalità di esercizio del Golden Power da parte del governo in relazione all’Ops sul Banco Bpm. Ma il dispositivo della sentenza, con anche le motivazioni, sarà pubblicato nelle prossime ore, comunque entro il 16 luglio. «A noi pare che la motivazione del provvedimento sia inattaccabile sotto tutti i profili. Si tratta di capire entro e con quali limiti il governo possa intervenire. Ci auguriamo che si arrivi alla conclusione che l’impostazione non possa essere messa in discussione», ha affermato uno degli avvocati dello Stato nel corso dell’udienza. «Se ritenete che ci siano profili di incertezza – ha proseguito – chiediamo che la vicenda sia rimessa alla Corte di Giustizia Ue». Chiunque perda, tra governo e banche coinvolte, è quasi scontato che ricorra in secondo grado al Consiglio di Stato.

In attesa di conoscere il verdetto dei giudici amministrativi, il gruppo guidato da Andrea Orcel (in foto) deve fare anche i conti con il muro di Berlino. Il governo tedesco ha infatti respinto ancora una volta l’approccio «non coordinato e non amichevole» di Unicredit nel capitale di Commerzbank, ha detto un portavoce del ministero delle Finanze. Aggiungendo che lo Stato «non ha intenzione di vendere la sua quota residua» del 12 per cento.

Martedì sera l’istituto di piazza Gae Aulenti ha fatto sapere di aver convertito in azioni ordinarie un buon numero di derivati e di essere arrivato al 20% di Commerzbank, al quale va aggiunto un altro 9% di diritti di voto, per un totale del 29% da poter giocare in un’eventuale assemblea.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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