“Per cambiare il Green Deal” e quindi le regole che prevedono la scomparsa dei motori endotermici entro il 2035 “speriamo in questa nuova Commissione”. Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, che stasera all’hotel Mioni Pezzato di Abano Terme ha incontrato i lettori del Giornale, è ottimista. Anche se la presidente è sempre Ursula von der Leyen. “In Europa non c’è solo la Commissione, che è una struttura esecutiva e burocratica. Ci sono altri due soggetti: il Parlamento europeo, istituzione politica, e il Consiglio europeo, dove ci sono i singoli stati membri. Si decide in tre. Quindi il peso delle grandi nazioni e del centrodestra, se sarà fatto valere, avrà un peso”. Ma in quale direzione si dovrebbe andare per il settore auto? “Posto che non c’è dubbio che si debba andare verso la decarbonizzazione, la stupidità è questa scelta che vieta il motore endotermico senza considerare le tecnologie non inquinanti o i biocarburanti. L’auto in Italia occupa 1,1 milioni di persone, la quota più importante della nostra manifattura”.
Già, la manifattura. Quella italiana è in crisi anche per colpa della dei costi dell’energia. Che in Italia sono il doppio di Francia e Spagna e più alti della Germania, cioè i nostri maggiori concorrenti. Ma è stato proprio il ministro Pichetto a tracciare la road map del futuro della nostra industria. La prossima settimana va al Consiglio dei ministri la sua legge delega sul nuovo nucleare. Con la quale il Parlamento, si stima entro l’anno, darà al governo la delega per introdurre il nucleare di nuova generazione. È un testo unico che stabilisce i confini entro i quali attivare la nuova tecnologia. Ma come la mettiamo con i due referendum che hanno già detto no al nucleare nel 1987 e 2011? “Abbiamo sentito più costituzionalisti e la nostra posizione è che il vecchio e il nuovo nucleare sono due cose completamente diverse. Quindi andiamo avanti perché la tecnologia è completamente nuova.”
Infatti le vecchie centrali saranno dismesse, e non ce ne saranno di nuove. “Ci saranno singoli reattori o moduli per i distretti energivori – continua Pichetto – come acciaio, ceramiche, vetro. Piccoli reattori da 50 fino a 300 Megawatt. Non sono ancora sul mercato, arriveranno tra 4-5 massimo 6 anni. È la nuova frontiera della fissione”. Per dare un’idea, a parità di produzione il rapporto dello spazio occupato da un modulo e da apparecchi per l’energia rinnovabile è di 1 a 2mila.
Ma in attesa del 2030? “Andiamo avanti con le fonti diversificate di approvvigionamento del gas e con le rinnovabili – dice Pichetto -. Ma senza più carbone: entro agosto chiuderò per sempre le due ultime centrali, a Brindisi e Civitavecchia”.