«Negli Stati Uniti e in Asia ci sono dei colossi, in Europa abbiamo varie tipologie di banche ed è un bene, ma se vogliano essere competitivi a livello internazionale bisogna che si creino anche grandi gruppi competitivi con i principali nel mondo. L’Italia ha attraversato una crisi bancaria dal 2015 al 2021, ma non abbiamo mai alzato nessuna barriera contro l’ingresso di capitali stranieri nelle nostre banche. Penso che sarebbe un errore da parte delle istituzioni europee ostacolare i capitali esteri, anche perché significherebbe violare il pilastro fondamentale dell’Unione Europea: il libero mercato». Il messaggio lanciato dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nell’intervista che ha aperto la cerimonia di premiazione del Premio «BancaFinanza 2025», la rivista specializzata che ogni anno pubblica la classifica delle banche italiane secondo gli indici di solidità, redditività e produttività.
Sullo sfondo, sono in cantiere grandi cambiamenti: la riforma del Tuf (il testo unico della finanza), il dl Capitali e il mercato unico dei capitali. Ci troviamo di fronte anche ad un grande fermento del mondo bancario italiano. Una rivoluzione per quella «foresta pietrificata» che «fu pietrificata», ha sottolineato Patuelli, dalle leggi del 1926 che definivano anche gli ambiti territoriali di presenza delle banche. «Aprire uno sportello bancario dal 1926 alla fine degli anni Ottanta era un problema», ricorda il presidente dell’Abi. Che sul gran valzer delle fusioni, non vuole intromettersi «res inter alios agenda et acta». Ma non vuol sentir parlare di risiko «perché non è un gioco, non è come andare al casinò», queste «sono iniziative di impresa» e «se si parla di risiko dobbiamo farlo anche per altri settori merceologici non solo per le banche».
Nell’intervista Patuelli ha toccato anche temi più ampi, dalla guerra in Ucraina («l’incontro a Istanbul ha portato a un risultato importante, lo scambio di mille prigionieri per parte, segno che i negoziati sono cominciati dall’aspetto umanitario») alla guerra commerciale lanciata dagli Usa con i dazi che stanno cambiando il contesto geopolitico sullo sfondo. «I titoli di Stato americani non sono più così prestigiosi come in passato, il tasso di sconto negli Usa è quasi doppio rispetto a quello della Bce, quindi se uno deve indebitarsi sceglierà di farlo dove gli conviene», ha detto il presidente dell’Abi. Ricordando che nel mondo c’è uno conflitto fra monete, «l’Euro è ormai una moneta solida e i Brics vogliono soppiantare l’egemonia economica degli Stati Uniti e i dazi sono stati la risposta di Trump a tutti questi fattori. In ogni caso, è evidente come l’imposizione di questi dazi sia solo un modo per trattare e trovare nuovi accordi economici».
Alla cerimonia «BancaFinanza 2025» sono stati premiati oltre a Patuelli, al presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro,
e all’ad di Banca del Piemonte, Camillo Venesio, anche Banca Mediolanum, Fideuram, Cassa Centrale, Bper, Banca Credito Cooperativo di Roma, Banca Akros, Banca Popolare di Fondi, Bibanca, Banca Santa Giulia e Banca Guber.