Giornata di siluri tedeschi per Unicredit, che ormai vede sempre più sbarrata la strada verso Commerzbank. Nella mattina di ieri, infatti, è trapelata la missiva che il neo cancellerie tedesco, Friedrich Merz, ha inviato all’organismo di rappresentanza dei lavoratori della seconda banca tedesca oggetto delle ambizioni dell’istituto di Piazza Gae Aulenti. Tra le righe della missiva, Merz ha ribadito ulteriormente che «il Governo tedesco conta su una Commerzbank forte e indipendente» e di condividere «l’opinione del Ministro federale delle Finanze che un approccio non coordinato e non amichevole come quello del Gruppo Unicredit è inaccettabile». La lettera risale al 26 maggio, ma è stata pubblicata ieri su Linkedin dal rappresentante sindacale Sacha Uebel. Forse il tempismo non è casuale, dal momento che stamattina alle 8.45 l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, parlerà al Goldman Sachs European Financials Conference 2025 che si tiene proprio in Germania, a Berlino.
Il ceo italiano dovrebbe rimanere fermo sulla sua posizione attendista, con la prospettiva di riannodare il dialogo tra un po’ di tempo quando anche la partita italiana (quella su Banca Bpm) sarà chiarita. Certo è che quanto la strada tedesca quanto quella tricolore si complicano per l’iniziativa della Commissione europea guidata da un’altra tedesca, Ursula von der Leyen, che sta portando avanti una nuova proposta di sanzioni Ue contro la Russia.
Quest’ultima prevede di colpire il settore bancario russo limitandone la capacità di raccogliere fondi e di effettuare transazioni trasformando l’attuale divieto di utilizzare il sistema Swift in un divieto totale di transazione. Inoltre, si propone di applicare tale trattamento ad altre 22 banche russe e di estendere il divieto di transazione agli operatori finanziari di paesi terzi che finanziano gli scambi commerciali con la Russia eludendo le sanzioni.
Fonti vicine a Unicredit specificano che non è possibile ancora ipotizzare eventuali impatti sull’istituto italiano in assenza di dettagli dei nuovi provvedimenti allo studio, sta di fatto che Unicredit ha ancora una controllata russa operativa e, potenzialmente, quest’ultima potrebbe entrare nel radar delle sanzioni. Una decisione che, peraltro, potrebbe dare credito in sede europea alle posizioni del governo italiano e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che nel Dpcm ai sensi della normativa Golden Power aveva prescritto l’addio alla Russia entro gennaio 2026 per motivi di sicurezza nazionale.
Intanto, sul fronte italiano, secondo Reuters Unicredit va verso il via libera alle nozze con il Bpm dopo la promessa di cedere 206 sportelli. Ieri Piazza Meda ha discusso al Tar il ricorso contro il congelamento di 30 giorni all’Ops disposta dalla Consob.
Oggi o domani potrebbe arrivare il pronunciamento dei giudici amministrativi, probabilmente la tesi degli avvocati dell’istituto gudiato da Giuseppe Castagna ha fatto leva anche sui dettami della Direttiva 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che, all’articolo 3, sostiene che «la società emittente non deve essere ostacolata nelle sue attività oltre un ragionevole lasso di tempo, per effetto di un’offerta sui suoi titoli». In tal senso, l’Ops di Unicredit su Bpm dopo la sospensione di Consob è la seconda più lunga della storia dopo quella di Bper su Meliorbanca (241 giorni contro 246) che tuttavia non era un’operazione ostile.