Ultimi fuochi da Piazzetta Cuccia prima del confronto di lunedì. Nei giorni scorsi Mediobanca ha presentato in Procura a Milano un esposto in relazione all’Ops lanciata da Mps sulla stessa Piazzetta Cuccia, ipotizzando una presunta azione di concerto (ovvero un accordo occulto) tra i soci Francesco Caltagirone e la holding Delfin. L’esposto, che curiosamente è stato smentito in serata dopo che le agenzie di stampa avevano battuto la notizia alle 14, sarebbe uguale a quello già depositato presso Consob e Bankitalia, ha generato l’apertura di un fascicolo a modello 45 relativo ad «atti non costituenti notizie di reato». Al momento non è stata delegata alcuna attività investigativa in attesa degli accertamenti degli organismi di vigilanza. Semmai emergessero anomalie, spetterà loro segnalarli alla magistratura. La scelta del modello 45 pare, dunque, è già di per sè una sorta di derubricazione. Da segnalare che una mossa simile era stata fatta dalle Generali nel febbraio 2022: il management del Leone chiese a Ivass se la partecipazione complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Fondazione Crt e da Delfin fosse soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%. Generali chiese a Consob se tale acquisizione fosse soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l’altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente. Ad aprile dello stesso anno l’Ivass comunicò che non si riscontravano elementi utili per l’avvio di un’indagine. Pure la Consob escluse anomalie o asimmetrie informative da parte degli ex pattisti. Naturalmente non una parola sulla tempistica dell’offerta lanciata da Mediobanca su Banca Generali: il giovedì (24 aprile) Piazzetta Cuccia nomina il cda delle Generali, il lunedì (28 aprile) propone al cda così nominato di spogliarsi di un pezzo pregiato della compagnia in cambio di azioni proprie: mai concerto fu più palese, ma la Consob si è ben guardata di proferire parola. Tornando a ieri, Mediobanca ha incassato l’ok alla scalata a Banca Generali da parte di Norges Bank (che il 17 aprile a Siena aveva votato a favore dell’aumento di capitale di Mps al servizio dell’Ops) e Mediolanum: insieme fanno il 4,94% del capitale. Lunedì 16 è dunque il giorno della verità con la conta dei voti a favore di Piazzetta Cuccia (sotto passivity rule per l’Ops del Monte) e di quelli contro la proposta di Ops. L’affluenza dovrebbe essere di oltre l’80% del capitale e già circolano le prime proiezioni sul voto: il borsino per il momento è favorevole a Alberto Nagel ma l’esito potrebbe risultare molto tirato (non a caso Mediobanca ha abbassato l’asticella per il successo dell’Ops al 51%) al punto da far balenare anche l’idea di un potenziale pareggio o al massimo un risicato 1-2% di distanza.
La scelta di Norges è in linea con quella di altri investitori istituzionali arrivate nei giorni scorsi, tra cui fondi pensione americani e asset manager come Calvert e Praxis ma non è ancora chiaro come si muoveranno colossi come BlackRock, Vanguard e Pimco (che aveva votato a favore dell’Ops di Mps).