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Mediobanca, il sì dei proxy ma Caltagirone sale al 10%


Si posizionano i fronti in vista del confronto nell’assemblea del 16 giugno che sarà chiamata a esprimersi sull’offerta pubblica di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali. Dopo la richiesta di un rinvio dell’assise che probabilmente verrà respinta al mittente, l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone secondo indiscrezioni non smentite si sarebbe portato a ridosso del 10% di Mediobanca. Una mossa che complica ulteriormente la vita dell’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, che vede lievitare il fronte di chi è pronto a votare contro la sua operazione. Non è chiaro come voterà Delfin (19,9% delle quote), ma se come è probabile dovesse alla fine allinearsi a Caltagirone come possono fare anche le casse di previdenza (che dovrebbero essere fra il 4 e il 5%) allora già oggi Nagel avrebbe contro il 35% del capitale. A questo si aggiungono altre incognite come il voto dei Benetton (con il 2,2%) e il da più parti ventilato – ma mai confermato ufficialmente – ingresso di Unicredit in Mediobanca (con una quota sotto al 3%): se anche questi votassero contro Nagel, allora la sua offerta sarebbe sul filo della bocciatura anche con un’affluenza intorno all’80 per cento. E questo vale nonostante tutti i proxy advisor che finora si sono espressi, a cui ieri si è aggiunta Glass Lewis, abbia indicato ai fondi istituzionali di votare a favore: «L’offerta proposta rappresenta un’opportunità significativa per gli azionisti di Mediobanca», si legge nella nota di Glass Lewis. «Sebbene sia rilevante che due consiglieri di Mediobanca si siano astenuti dall’approvare l’offerta, va osservato che nessuno dei due ha contestato direttamente la logica strategica o finanziaria dell’operazione su Banca Generali. Le loro riserve», osserva il proxy advisor, «sembrano piuttosto legate alla disponibilità di tempo sufficiente per esaminare l’offerta».

Uno scambio azionario – quello tra Generali e Mediobanca per ottenere il controllo totale di Banca Generali – che secondo Nagel sarebbe alternativo all’operazione su Mps. Idea non condivisa dall’amministratore delegato di Siena, Luigi Lovaglio. La «nostra operazione» su Mediobanca e quella di Mediobanca su Banca Generali «non sono mutualmente esclusive», ha detto parlando a SkyTg24 aggiungendo che, tuttavia, i fattori economici che sono alla base della possibile acquisizione di Banca Generali da parte di Piazzetta Cuccia «non sono ancora chiari». Secondo il manager, «in questo momento non ci sono gli elementi» per una valutazione dell’operazione (una posizione molto simile a quella manifestata da Caltagirone, quando ha sostanziato la sua richiesta di un rinvio dell’assemblea del 16 giugno). Ciò nonostante, «chi voterà sì all’operazione» di Nagel «potrà anche consegnarci le azioni», ha aggiunto Lovaglio. L’offerta di Mps per Mediobanca è «un’operazione di mercato che parte da logiche di cambiamento sia del mercato che delle logiche di fare banca» con l’obiettivo di creare una «terza forza del sistema bancario» e generare «enorme valore per tutti» mentre non ha a che fare con i «salotti» e i giochi di potere.

Infine, il numero uno di Mps sottolinea che per usare i crediti fiscali delle Dta gli basterebbe arrivare al 50% più un’azione, «ma noi siamo determinati e convinti di raggiungere la soglia» del 66,7% indicata come obiettivo dalla banca.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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