È presto per dire se si sia trattato del classico rimbalzo del gatto morto, oppure se possa aprirsi un mini trend di recupero. Ma sta di fatto che la giornata di ieri interrompe l’emorragia di denaro dei tre giorni seguiti all’annuncio sui dazi di , costati 10mila miliardi di capitalizzazione di Borsa a livello mondiale. Almeno in Europa. Ieri, Piazza Affari ha chiuso in positivo del 2,4% sedendosi sul finale di una seduta che l’ha vista arrivare anche al +3,5% dopo l’apertura positiva di Wall Street. I titoli migliori di giornata sono stati Leonardo (+7,4%), Unipol (+7,2%), Fineco (+5,2%) e Banca Mediolanum (+5,3%). Anche gli altri principali listini europei hanno visto rialzi di poco superiori a Milano: Francoforte (+2,9%), Londra (+2,7%) e Parigi (+2,5%).
E che la giornata fosse bene intonata lo si era capito fin dalle prime battute del mattino, quando dai listini asiatici arrivava la notizia del grosso rimbalzo dell’indice Nikkei di Tokyo (+6%) e la risalita dell’indice Hang Seng di Hong Kong (+1,5%). A scandire l’andamento del mercato è stata una giornata aperta con un’indiscrezione del Wall Street Journal che dava conto di un pressing di Elon Musk su Trump per convincerlo a fare una marcia indietro sui dazi.
L’amministrazione americana non sembra essere incline a rinunciare alla sua linea dura, ma nella prima parte della giornata aveva prevalso la speranza di un negoziato poi spazzata via dall’annuncio di dazi al 104% alla Cina.
Tant’è che Wall Street è partita positiva, per poi azzerare i guadagni intorno alle 20 italiane (-0,06% l’S&P 500 e -0,14% il Nasdaq). Secondo il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, circa 70 Paesi sono pronti a negoziare con gli Stati Uniti. Mentre il presidente Trump, su Truth Social, ha scritto che anche la Cina «vuole moltissimo un accordo» e di aspettarsi «una chiamata», prima di piazzare una nuova zampata in risposta alle parole dure dei cinesi. Sempre secondo Bessent, Pechino sarebbe in una posizione di svantaggio con Washington perché «noi esportiamo in Cina un quinto di quello che loro esportano negli Stati Uniti». Anche dall’Europa il portavoce della Commissione Ue parla di negoziati con Washington, aggiungendo però che Bruxelles li farà «con il bazooka sul tavolo».
Se sul fronte delle azioni il recupero dei listini è stato prevalente, sul fronte delle materie prime è tutto fermo o quasi. Sostanzialmente stabile, infatti, la quotazione del barile di petrolio Wti, nell’intorno dei 61 dollari (65 il Brent). Mentre il gas naturale, al TTF di Amsterdam, registra un ulteriore calo a 35 euro al megawattora. L’oro riguadagna i 3mila dollari l’oncia.
Quanto ai titoli di Stato, lo spread tra il Btp italiano e il Bund tedesco chiude stabile a 123 punti base, con il rendimento del decennale italiano in flessione di due punti base al 3,85% sul mercato secondario, mentre il rendimento del Bund sale di due punti al 2,62 per cento. Infine, i Trasury americani rendono il 4,19 per cento.