Alla vigilia dell’assemblea dei soci che il 17 aprile dovrà dare il via libera all’aumento di capitale funzionale all’Ops su Mediobanca, Il Monte dei Paschi ha ottenuto stamattina il via libera dal Consiglio dei ministri ha deliberato di non esercitare i poteri speciali ‘golden power’ sull’offerta. In una nota, la banca senese spiega che la presidenza del Consiglio ha accolto proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze e ha deciso “il non esercizio dei poteri speciali ai sensi del decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21, convertito nella Legge 11 maggio 2012, n. 56 con riferimento all’offerta pubblica di scambio di Mps sulla totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca”.
Immediata la reazione del titolo del Monte in Piazza Affari con un scatto di oltre il 2%, mentre le azioni di Mediobanca sono salite nelle prime battute della seduta del 3,6 per cento. Il prossimo step sarà l’assemblea degli azionisti che si riunirà in presenza a Siena giovedì 17 aprile. Si rafforza il fronte pronto a votare a favore dell’aumento di capitale di Mps al servizio dell’offerta pubblica di scambio su Mediobanca. Il gruppo Caltagirone è salito fino a portarsi ben oltre il 9%, ai livelli di Delfin, la cassaforte degli eredi Del Vecchio che detiene il 9,8 per cento. Intanto, dopo Pimco, arriva il semaforo verde di un altro nome eccellente, quello di Norges Bank Investment Management. Il fondo sovrano norvegese ha fatto sapere che si esprimerà a favore dell’aumento di capitale di Mps al servizio dell’offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia. Quello di Norges Bank era uno dei tasselli più attesi in quanto il gigantesco fondo sovrano detiene una quota di un certo peso nell’istituto senese, che stando agli ultimi aggiornamenti è del 2,6 percento, mentre la statunitense Pimco è accreditata dell’1,5% del capitale.
A schierarsi a favore dell’operazione fortemente voluta dall’ad di Mps Luigi Lovaglio c’è anche un nome minore, quello di Calstrs- California State Teachers Retirement System, fondo pensioni degli insegnanti della California che risulta azionista di Banca Mps con una quota dello 0,09%. Sul fronte opposto, ha fatto sapere che voterà contro l’aumento di capitale il fondo pensione canadese Cpp Investments, che risulta detenere lo 0,7% del capitale, che si aggiunge a un pugno di fondi statunitensi (New York City Comptroller, Sba Florida e Calvert) che però detengono delle quote molto piccole, sicuramente non sufficienti di incidere sull’esito del voto del 17 aprile.
All’estero può emergere ancora qualche indecisione anche perché valutazioni opposte sono state espresse dai proxy advisor Iss, che ha suggerito di votare no all’aumento di capitale per l’ops su Piazzetta Cuccia, e Glass Lewis che invece l’ha promosso. Pochi dubbi invece dal lato italiano con il Mef (11,7%) favorevole all’operazione così come le fondazioni bancarie, che hanno in mano nel complesso meno dell’1,5%, e le casse di previdenza: Enpam ed Enasarco insieme detengono quasi il 5 per cento.
Fatti i conti, al momento il capitale schierato con Lovaglio supera il 43% ma può arrivare al 52% se saranno confermate le previsioni del mercato e daranno voto favorevole all’aumento il Banco Bpm (5%) e Anima (4%), controllata, dopo l’opa, al 89% dalla banca guidata da Giuseppe Castagna. Domani 15 aprile il tema sarà sul tavolo del cda di Banco Bpm.