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Dazi Usa, la Germania esulta mentre l’Europa trema

Sospesi i dazi con il Messico

Mentre il protezionismo dell’amministrazione Trump minaccia l’economia europea, i paesi dell’Unione si trovano ad affrontare la questione in modi diversi. Se da un lato il Regno Unito e la Spagna esprimono apertamente le loro preoccupazioni, dall’altro la Germania vede nei nuovi scenari una possibile opportunità per consolidare il proprio dominio economico nel continente.

La sorprendente analisi tedesca

Secondo uno studio di Deloitte, la Germania potrebbe trarre vantaggio dalle nuove barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti, aumentando le proprie esportazioni all’interno dell’Unione Europea. “Questo rafforzamento del commercio intra-europeo potrebbe potenzialmente bilanciare il calo del commercio con gli Stati Uniti o addirittura superarlo, se ci fossero le giuste condizioni”, si legge nel rapporto. Le restrizioni imposte da Washington potrebbero ridurre le esportazioni tedesche verso gli Usa di circa il 3,2% all’anno entro il 2035, portandole dagli attuali 84 miliardi a 59 miliardi di euro. Tuttavia, lo studio evidenzia che il volume degli scambi tra la Germania e i suoi principali partner europei potrebbe crescere fino a 467 miliardi di euro, consolidando il Made in Germany a scapito delle produzioni locali degli altri paesi europei.

I timori di Inghilterra e Spagna

Nel frattempo, nel Regno Unito il governatore della Bank of England, Andrew Bailey, ha avvertito che “i dazi degli Usa e l’invecchiamento della popolazione mettono a rischio la crescita economica del Regno Unito”. Durante un intervento all’Università di Leicester, Bailey ha messo in guardia il governo laburista contro “i forti venti contrari” che minacciano la ripresa economica britannica. Con un’economia già in difficoltà, la Brexit ha già isolato il Regno Unito, e le nuove politiche protezionistiche di Washington rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione.

Anche in Spagna si respira preoccupazione. Il governatore della Banca di Spagna, José Luis Escrivà, ha definito il contesto economico “estremamente incerto” e ha stimato che un incremento del 10% dei dazi statunitensi su tutte le importazioni potrebbe portare a un impatto negativo sul Pil europeo e spagnolo. “Da un punto di vista macroeconomico, l’impatto diretto è più limitato in Spagna”, ha dichiarato Escrivà, ma ha avvertito che “un danno maggiore può venire in maniera indiretta”. Il timore principale riguarda la necessità di maggiori spese per la difesa, che potrebbero portare a un aumento dei tassi di interesse e a un irrigidimento delle regole fiscali europee.

Il ruolo italiano

L’Italia, pur essendo altrettanto esposta alle dinamiche protezionistiche statunitensi, ha scelto una strategia diversa e più diplomatica. Evita di mostrare apertamente preoccupazione e preferisce promuovere un dialogo multilaterale con gli altri paesi europei e gli Stati Uniti.

L’obiettivo sembra essere quello di mantenere una posizione di mediazione, cercando di proteggere i propri interessi senza compromettere i rapporti con Washington o creare tensioni all’interno dell’Ue. In questo scenario, la Germania si prepara ad approfittare della situazioneResta da vedere se questa diversità di approcci porterà a un’Unione Europea più coesa o a nuove fratture interne.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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