Mentre a Washington è il giorno di , che questa sera incontrerà , resta l’incertezza globale per la guerra commerciale. Il presidente della Fed Jerome Powell parla di possibili “danni duraturi” dall’imposizione dei dazi e l’Istat stima un impatto sul Pil italiano del -0,2%.
12.30 – Trump attacca Powel: “Troppo lento”
Donald Trump torna a prendere di mira il presidente della Fed Jerome Powell: “È troppo lento nell’abbassare i tassi di interesse”, scrive in un post sul suo social Truth.
11.04 – L’Europa prosegue debole
Le Borse europee sono deboli mentre si attende la riunione della Bce sulla politica monetaria e la conferenza stampa di Christine Lagarde. Sotto i riflettori restano le tensioni commerciali, con i primi negoziati e le posizioni del Wto e della Fed. Sul fronte valutario l’euro scende a 1,1378 sul dollaro. L’indice stoxx 600 cede lo 0,4%. In flessione Londra e Madrid (-0,5%), Parigi (-0,3%), Francoforte (-0,2%). Sui principali listini europei pesa la farmaceutica (-0,9%) e sui tecnologici, mentre si attendono gli sviluppi sui dazi. Deboli le banche (-0,2%) e le assicurazioni (-0,3%). Scendono le utility (-0,6%), con il prezzo del gas che sale a 35,83 euro al megawattora. Seduta poco mossa per l’energia (-0,03%), mentre il petrolio è in rialzo. Il Wti si attesta a 63,13 dollari al barile e il brent a 66,41 dollari. Giù anche il settore azionario delle case automobilistiche (-0,4%). In controtendenza il lusso (+0,5%), dove si mette in mostra Lvmh (+1,4%) mentre è in calo Hermes (-1,3%) dopo i conti. Poco mossi i rendimenti dei titoli di Stato. Lo spread tra Btp e Bund si attesta a 118 punti, con il tasso del decennale italiano al 3,71% e quello tedesco al 2,53%. Non si allenta la corsa dell’oro che sale a 3.324 dollari l’oncia, con un incremento dello 0,6%.
9.28 – Borsa: Milano prosegue fiacca, pesa il settore del lusso
La Borsa di Milano (-0,3%) prosegue fiacca, in linea con gli altri listini europei in vista della riunione della Bce. A Piazza Affari pesa il settore del lusso con Moncler (-2,9%) e Cucinelli (-1,2%), dopo i conti del primo trimestre. Lo spread tra Btp e Bund è stabile a 118 punti, con il rendimento del decennale italiano che sale al 3,7%. Vendite anche per Campari (-1,1%). In ordine sparso le banche mentre si guarda all’assemblea di Mps (-0,4%) per l’aumento di capitale finalizzato all’offerta su Mediobanca (+0,8%). Salgono Unicredit (+0,4%) e Banco Bpm (+0,1%). Seduta positiva per Amplifon (+2,2%). In luce Poste (+0,9%) e Enel (+0,6%). Tra i titoli a minor capitalizzazione è debole Bialetti (+0,2%), dopo il balzo della vigilia con la vendita della maggioranza a Nuo Capital, che fa capo al magnate cinese Stephen Cheng, ed in vista dell’opa per il delisting
9.26 – Istat,con dazi e incertezza impatto su Pil 2025 dello 0,2%
L’eventuale perdurare dell’incertezza e un aumento delle tensioni commerciali avrebbero sulla crescita del Pil italiano un impatto negativo di 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026. E’ la stima fornita dall’Istat nella relazione sul Dfp presentata in audizione. Con cautela l’Istituto parla di una “valutazione parziale e soggetta alla difficoltà di ipotizzare non solo l’evoluzione delle principali variabili esogene ma anche la risposta di politica economica e commerciale da parte di Governi e Banche Centrali”. Nel Dfp le previsioni di crescita indicano un Pil in aumento dello 0,6% quest’anno e dello 0,8% nel 2026. – L’Istituto ha ipotizzato che l’indicatore del livello dell’incertezza rimanga per tutto il biennio di previsione sui valori medi dei primi tre mesi del 2025; che il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro si apprezzi, rispetto allo scenario base, del 3% nel 2025 mentre torni alla baseline nel 2026; che i dazi alle importazioni negli Stati Uniti (ipotizzati per semplicità con una aliquota del 20% per tutti i beni) si traslino completamente sul prezzo dei beni finali manifatturieri esportati (ovvero un pass-through completo da parte degli esportatori italiani); infine che il commercio mondiale si riduca, rispetto allo scenario base, di circa mezzo punto percentuale nel 2025 e di un punto nel 2026
9.13 – Borsa: l’Europa apre debole in attesa della Bce
Borse europee deboli in avvio di seduta mentre si attendono la Bce sul taglio dei tassi. I mercati guardano alle tensioni commerciali, mentre si attende l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e Donald Trump. Sul fronte valutario il dollaro riprende fiato sulle principali valute. Avvio in rosso per Londra (-0,57%) e Parigi (-0,25%). Sale Francoforte.
8.58 – Borsa: l’Asia chiude in rialzo e guarda ai negoziati sui dazi
Le Borse asiatiche concludono la seduta in rialzo dopo i primi incontri tra Usa e Giappone per i negoziati sui dazi. Sotto i riflettori la posizione del Wto e del presidente della Fed, Jerome Powell, sulla politica commerciale. C’è attesa per l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e Donald Trump. I listini europei si avviano verso un avvio positivo con i future in rialzo. Sale Tokyo (+1,35%). Sul fronte valutario lo yen prosegue nella fase di rivalutazione sul dollaro a 142,70 e sull’euro a 162,18. Bene Hong Kong (+1,17%), poco mossa Shanghai (-0,04%), positive Shenzhen (+0,18%), Seul (+0,94%) e Mumbai (+0,9%). Sul fronte macroeconomico in arrivo dagli Stati Uniti i sussidi di disoccupazione e le nuove costruzioni abitative.
8.09 – Powell, incertezza sui dazi può causare danni duraturi
Il presidente della Fed Jerome Powell lancia un duro avvertimento sulle possibili conseguenze dei dazi di Trump sugli Stati Uniti: “Il livello degli aumenti tariffari annunciati finora – ha detto durante un evento all’Economic Club di Chicago, secondo la Cnn – è significativamente maggiore del previsto” e la persistente incertezza sui dazi potrebbe causare danni economici duraturi. Con i dazi di Trump che stanno avviando l’economia verso una crescita più debole, una maggiore disoccupazione e un’inflazione più rapida – tutto allo stesso tempo – la Fed si trova ad affrontare una situazione che non si verificava da circa mezzo secolo”. Secondo il presidente della Fed, “potremmo trovarci nello scenario difficile in cui i nostri obiettivi a doppio mandato sono in discussione”, “si tratta di cambiamenti politici molto radicali”, e “non esiste un’esperienza moderna su come affrontare questo argomento”. Le borse statunitensi sono scese significativamente durante il discorso di Powell: il Dow Jones era in calo di 700 punti, pari all’1,7%. L’indice S&P 500 più ampio è sceso del 2,5%. Il Nasdaq Composite, l’ indice ad alta densità tecnologica, è sceso del 3,5%, riporta la Cnn. “La Fed ha il compito di promuovere la piena occupazione e di tenere sotto controllo l’inflazione – ha detto Powell -, ma i dazi di Trump minacciano entrambi questi obiettivi. Per ora, tuttavia, l’economia statunitense rimane in buone condizioni, secondo gli ultimi dati”. Powell ha affermato che la mossa migliore per la Fed al momento è quella di rimanere immobile finché i dati non mostreranno chiaramente come l’economia statunitense si sta muovendo. “Jerome Powell ha appena dettato legge a Trump”, ha dichiarato David Russell, responsabile globale della strategia di mercato di TradeStation, una importante società finanziaria americana, alla Cnn. “È stato un chiaro avvertimento sulla stagflazione e una dichiarazione che la Fed non permetterà alla Casa Bianca di tagliare i tassi”.
8.01 – Il prezzo dell’oro sale ancora, scambiato a 3.331 dollari
Non si arresta la corsa dell’oro con il clima di incertezza dopo i dazi decisi da Donald Trump. Il metallo prezioso con consegna immediata (Gold spot) è scambiato a 3.331 dollari l’oncia con una crescita dello 0,80%, dopo aver aggiornato i massimi a 3.356 dollari
7.37 – Cina: “Dazi Usa al 245% privi di logica economica”
I dazi del 245% imposti dagli Stati Uniti su alcuni prodotti provenienti dalla Cina “non hanno più senso dal punto di vista economico”. E’ quanto ha rilevato un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, in merito alla pubblicazione da parte della Casa Bianca di un documento informativo sull’indagine ai sensi della Sezione 232, secondo cui il Dragone rischia tariffe fino al 245% sull’export verso gli Usa, dall’attuale aliquota generale del 145%, a seguito delle sue azioni di ritorsione in base alla sicurezza nazionale. La Repubblica popolare ha già chiarito “che gli aumenti tariffari esorbitanti degli Usa contro la Cina sono diventati un gioco di numeri, il che economicamente non fa più molta differenza, se non dimostrare ancora come gli Usa strumentalizzino i dazi per costringere e intimidire gli altri. “La Cina non vuole combattere queste guerre, ma nemmeno ne ha paura”, ha detto il portavoce nel resoconto dei media statali, osservando che le guerre tariffarie e commerciali non hanno vincitori. Se Washington continua a seguire “questo gioco di numeri con i dazi, verrà semplicemente ignorata. Ma se continua a infliggere danni concreti ai diritti e agli interessi della Cina, risponderemo con contromisure decise e manterremo la posizione fino alla fine”, ha concluso il portavoce.
2.54 – Tokyo, gli Usa vogliono accordo commerciale entro 90 giorni
L’inviato del Giappone ha affermato dopo i colloqui a Washington che gli Stati Uniti desiderano un accordo commerciale entro l’attuale periodo di congelamento di 90 giorni sui dazi “reciproci”.
“Capisco che gli Stati Uniti vogliano raggiungere un accordo entro i 90 giorni. Da parte nostra, vogliamo farlo il prima possibile”, ha detto il ministro per la Rivitalizzazione economica, Ryosei Akazawa, rifiutandosi di commentare i dettagli dei suoi colloqui. (ANSA-AFP).