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Dazi, Borse europee incerte: Milano volatile. Europa pronta a tassare le Big Tech


Il crollo dei mercati mondiali dovuto ai dazi imposti da non accenna a placarsi. Ieri, nella terza seduta a partire dal 2 aprile, le Borse del Vecchio Continente hanno visto bruciare oltre 683 miliardi di euro di capitalizzazione e il pallottoliere ora segna -1.924 miliardi. Il totale a livello mondiale è di quasi 10mila miliardi di dollari. Oggi, nella quarta seduta dal crollo, le Borse europee si avviano verso il rimbalzo dopo i tonfi delle sedute precedenti.
I future dei principali listini del Vecchio continente e quelli di Wall Street sono positivi, in scia con l’andamento dei mercati asiatici Cina esclusa. Gli investitori intravedono spiragli di una tregua sul fronte dei dazi dopo che Donald Trump ha minacciato tariffe aggiuntive del 50%, pur facendo balenare la prospettiva di negoziati con gli altri Paesi. È troppo presto per dire che “abbiamo girato pagina, in particolare con Trump che continua a ventilare l’idea di ulteriori tariffe sulla Cina”, afferma a Bloomberg Tim Waterer, capo analista di mercato di Kcm Trade.

12:30 – Ue, se non cooperano imporremo multe alle Big Tech

“La conformità” al Digital Markets Act “è il nostro obiettivo principale. Avremo un dialogo costruttivo con i gatekeeper, come abbiamo fatto finora per trovare soluzioni praticabili, come nelle decisioni relative ad Apple. Ma se non vediamo la volontà di cooperare, non esiteremo a imporre le sanzioni previste dalla legge”. Lo ha detto la vicepresidente della Commissione europea per la transizione pulita, Teresa Ribera, in audizione nella commissione Econ del Parlamento europeo. Ribera ha ricordato che la “legge sui mercati digitali nasce dalla preoccupazione che l’economia delle piattaforme digitali sia controllata da un ristretto gruppo di attori che accumulano un notevole potere economico”. E’ necessario “proteggere gli utenti europei e le imprese che operano in Europa” e il Dma “si applica in modo deciso e non discriminatorio. Esiste una concorrenza leale per i consumatori e se le aziende non rispettano queste regole, possono essere e devono essere imposte multe per proteggere i mercati e i consumatori come in qualsiasi Stato membro o in qualsiasi altro Paese o in qualsiasi altro settore”, ha concluso.

9:35 – Musk ha chiesto a Trump di revocare i dazi

Nel fine settimana Elon Musk ha cercato personalmente di convincere Donald Trump a revocare i dazi, anche quelli sulla Cina. Ma il tentativo non ha finora avuto successo. È quanto scrive il Washington Post citando proprie fonti anonime. La rottura di Musk con Trump sulle tariffe, priorità dell’amministrazione americana, rappresenta il disaccordo più importante tra il presidente e uno dei suoi principali consiglieri. Tesla ha visto le vendite trimestrali crollare drasticamente a causa delle reazioni negative al suo ruolo di consigliere di Trump. Le sue azioni erano scambiate a 233,29 dollari, in calo di oltre il 42% da inizio anno.

9:00 – Milano apre in territorio positivo: +1,54%

Apertura in rialzo per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib guadagna l’1,54% a 33.361 punti.

8:30 – Pechino pronta a combattere “a oltranza” la politica Usa dei dazi

“La Cina non accetterà mai” le minacce americane sui dazi ed è pronta a combattere “a oltranza” contro la politica commerciale dell’amministrazione Trump. È quanto dichiarato da un portavoce del ministero cinese del Commercio dopo le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump intenzionato ad alzare di un altro 50% le tariffe doganali sui beni importati dalla Cina se Pechino non rimuoverà i propri dazi sui beni americani. “Se gli Stati Uniti insisteranno su questa strada, la Cina li combatterà a oltranza” ha detto il portavoce sottolineando che Pechino resta disponibile al “dialogo” poiché “in una guerra commerciale non ci sono vincitori”.

8:12 – Tokyo guida gli sforzi di rimbalzo delle Borse asiatiche

La Borsa di Tokyo guida gli sforzi di rimbalzo delle Borse asiatiche, all’indomani dello tsunami abbattutosi sui listini con i dazi globali del presidente Usa e i timori di recessione, mentre i listini di Taiwan (-4,74%) e Singapore (-1,46%) mostrano forti segnali di debolezza. L’indice Nikkei, a dispetto delle nuove tensioni tariffarie Usa-Cina, balza del 6,16%, quasi azzerando il tonfo del 7,8% della vigilia, registrando di gran lunga il miglior risultato della regione, grazie alla designazione del segretario al Tesoro Scott Bessent e del rappresentante al Commercio Jamieson Greer a capo dei negoziati commerciali con Tokyo.

I listini cinesi beneficiano dell’esplicito sostegno della Banca centrale (Pboc) agli acquisti del fondo sovrano Central Huijin, con il ruolo di stabilizzatore nel mercato dei capiti. L’indice Kospi di Seul sale dell’1,6%, quello di Sydney dell’1,7%. Lo Straits Times Index (Sti) di Singapore è negativo dopo l’iniziale rialzo dello 0,6%. E’ ancora notte fonda per il benchmark di Taiwan: -4,74%, dopo il -9,7% della vigilia (il peggior calo di sempre) malgrado la stretta sulla vendite allo scoperto e il sostegno di Banca centrale e di governo alla stabilità dei mercati.

7:55 – Dopo la lunga pausa di festa il sudest asiatico precipita

Brusco il ritorno agli scambi per tre Borse del sudest asiatico dopo una lunga pausa festiva: il Jakarta Composite è precipitato del 9,19% in avvio, causando lo stop delle contrattazioni di circa mezz’ora.

I listini vietnamiti cedono intorno al 5% con i dazi al 46% decisi da Trump. Il Paese vanta il terzo surplus commerciale con gli Usa dopo Cina e Messico: il leader To Lam ha chiesto al tycoon di rinviare i dazi di almeno 45 giorni. A Bangkok, infine, la Borsa cede più del 4%.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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