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Bpm, Orcel si prepara al passo indietro


«Unicredit non potrà procedere con l’Ops sul Banco Bpm senza chiarezza sul golden power e al momento non ci sono movimenti in quella direzione», ha detto ieri l’ad Andrea Orcel intervenendo alla Ceo Conference di Mediobanca. Insomma, è pronto a fare un passo indietro e già oggi le probabilità di andare avanti «sono ben al di sotto del 50%». Certo, siamo alla sesta volta che il banchiere afferma che potrebbe ritirarsi dalla partita. Ma ieri Orcel ha aggiunto che anche se il Golden Power non fosse un ostacolo, l’operazione è meno attraente di prima. E ha escluso un rilancio: «Siamo al limite di quanto possiamo pagare per rispettare le soglie minime di rendimento». Secondo Orcel – che ha anche ribadito che la quota di Unicredit in Generali «non è strategica» e quindi la ridurrà gradualmente fino a uscire dal capitale – le banche target del risiko bancario «stanno sempre di più mettendo in mezzo la politica per difendersi».

In verità il governo Meloni non ha bocciato l’operazione di Unicredit sul Banco Bpm, ma l’ha approvata con una serie di prescrizioni, tra cui quella di interrompere le sue attività in Russia, ad eccezione dei pagamenti delle aziende italiane in loco che si troverebbero in difficoltà, entro l’inizio del 2026. Il punto di scontro è soprattutto questo. Orcel dice che i contenuti del Golden Power su queste attività non sono chiari, di non poter interrompere i pagamenti perché ci sono imprese clienti che stanno ancora operando là «e per loro ci dobbiamo essere», che in Russia «per legge» Unicredit è tenuta a mantenere gli attuali depositi, che ora sono pari a «meno di 1 miliardo». Certo, uscire dalla Russia ha un prezzo. Qualcuno però lo ha pagato senza fiatare, come Intesa Sanpaolo oppure il gruppo Enel, che in seguito all’invasione dell’Ucraina e delle sanzioni imposte a Mosca hanno progressivamente ceduto le loro attività con impatto non certo favorevole sul bilancio. Non solo. Nel documento finale dell’ultima riunione dei ministri delle Finanze del G7 è stato aggiunto l’impegno affinché quanti continuano a fare affari in terra di Russia non vengano ammessi alla ricostruzione dell’Ucraina. Un anno fa il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, aveva detto che le banche devono sospendere le loro attività in Russia, poiché restare nel Paese comporta un «problema di reputazione». Richiesta avanzata anche dalla Bce (con Unicredit che poi si era appellata al tribunale Ue).

Va inoltre segnalato che a inizio settimana il governo Meloni ha risposto a Bruxelles difendendo le prescrizioni sull’offerta di Unicredit. La legittimazione italiana ad intervenire ai sensi del Golden Power – è uno dei passaggi chiave della lettera – è legata alla tutela della sicurezza pubblica, un profilo di esclusiva competenza nazionale e che non ha alcuna interferenza con la disciplina sovranazionale prevista dal regolamento concentrazioni. Nella risposta viene messa in risalto anche l’evoluzione normativa nei confronti della Russia tenuto conto del mutato scenario geopolitico conseguenza della guerra sull’Ucraina. In generale, il Mef ha spiegato alla Ue che ritiene «legittime» e «fattibili» le prescrizioni introdotte all’operazione di Unicredit evidenziando proprio il ricorso al requisito della «sicurezza nazionale» che attiene ad ogni singolo Paese. L’operazione prevedrebbe infatti l’unione di una massa di risparmio e di depositi gestiti per centinaia di miliardi che fanno entrare in campo il nodo della sicurezza economica del Paese e dei risparmiatori italiani che vanno tutelati. Questo è l’aspetto che viene considerato di maggior rilievo rispetto ai dubbi sollevati dalla Ue sul fatto che l’operazione riguarda due soggetti italiani. Un tema che, viene ricordato, è stato reso possibile dalla riforma del Golden Power in Italia introdotta dal governo Draghi (ha previsto che anche il risparmio rientra tra le categorie economiche da tutelare con i poteri speciali, come le reti energetiche, le tlc o i collegamenti ferroviari).

La scelta di adottare il Golden Power viene infine spiegata con l’articolo 21 del Regolamento Concentrazioni della Ue che delinea un quadro normativo coerente con la ripartizione di competenze: Bruxelles si esprime sui temi antitrust, i singoli Paesi sulla sicurezza nazionale.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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