La Bce spariglia le carte del risiko bancario. La Banca centrale europea ha infatti dato un parere negativo a Banco Bpm sulla richiesta della banca di applicare il cosiddetto Danish Compromise (ovvero quel regolamento Ue che consente un trattamento favorevole delle partecipazioni assicurative nei requisiti patrimoniali di una banca) per l’opa su Anima. Non si tratterebbe di una decisione, che spetta all’Eba, l’autorità bancaria europea, ma il parere è già stato comunicato alla banca guidata da Giuseppe Castagna.
La questione sarà analizzata domani, 27 marzo, in un cda di Banco Bpm. Il riferimento normativo oggetto della questione riguarderebbe la Crr – ovvero il regolamento Ue sui requisiti patrimoniali nell’ambito del Basilea 3 – che secondo Banco Bpm andrebbe applicato in un modo e secondo Francoforte in un altro: ciò di fatto ha portato all’interpretazione negativa da parte di Francoforte sull’applicabilità dello sconto danese. La palla ora passa all’Eba, che se confermasse l’interpretazione renderebbe l’Opa su Anima più onerosa dal punto di vista del consumo di capitale.
Ma la mossa potrebbe anche sparigliare il risiko e i piani sul Banco dell’ad di Unicredit, Adrea Orcel. “Con il Danish Compromise la transazione” Anima “ha un ritorno sull’investimento di oltre il 15% senza consumare molto capitale, ma senza il Danish Compromise il ritorno sull’investimento è all’11% e consuma miliardi di capitale”, aveva ribadito Orcel nei giorni scorsi, intervenendo alla Morgan Stanley European financials conference di Londra. Nel secondo caso, aveva aggiunto, “quello che compreremmo sarebbe molto meno capitalizzato di quanto si pensava prima” e quindi “se succede non è un elemento positivo, ma negativo”.
Insomma, no Danish, no party. Ovvero: senza lo sconto danese sul capitale, Orcel potrebbe non solo ritoccare all’insù l’offerta ma addirittura decidere di fare marcia indietro e concentrarsi sull’operazione Commerzbank. La mossa di Francoforte, sempre se verrà confermata dall’Eba, potrebbe indirettamente fare un favore anche al Mef di Giancarlo Giorgetti che si era visto mandare all’aria proprio dall’Ops di Unicredit i piani del terzo polo bancario da costruire con le nozze tra lo stesso Banco e il Monte dei Paschi, oggi impegnato un un’altra Ops ovvero quella su Mediobanca.
Dal Banco Bpm è stata diffusa una nota in cui si sottolinea che il parere negativo sulla concessione del Danish Compromise a Banco Bpm da parte della Bce “non costituisce una decision” e “lascia impregiudicate le valutazioni dell’Eba, coinvolta dalla stessa Bce, quale autorità competente al fine di esprimersi definitivamente sulla questione”.
Nel comunicato si evidenziano anche gli aggiornamenti relativi all’Opa Anima: “Per effetto delle adesioni sin qui raccolte, e tenuto conto delle azioni già oggetto dell’impegno di adesione da parte di Poste Italiane, alla data del 25 marzo 2025 risultava raggiunto il 47,24% del capitale sociale di Anima, e pertanto è stata superata la soglia minima del 45% + un’azione prevista per
l’Opa. E’ pertanto vicino il superamento del 50% del capitale di Anima”. Nel frattempo, però, arriva la prima reazione da Piazza Affari dove il titolo di Piazza Meda sta perdendo oltre il 5%. Negative anche Unicredit e Anima.