I punti chiave
I punti chiave
Con l’arrivo del nuovo anno, torna puntuale l’adeguamento Istat dei contratti di locazione, un meccanismo che permette di aggiornare i canoni d’affitto in base all’inflazione. Questo processo, che si basa sull’indice Foi (prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati), è pensato per mantenere il valore reale degli affitti in linea con il costo della vita.
Per gennaio 2025, i dati dell’istituto di statistica mostrano un lieve aumento. L’indice Foi segna un +1,1% rispetto al mese precedente, +1,6% rispetto all’anno scorso e +1,7% rispetto a due anni fa. Ma vediamo come si traduce tutto questo nella pratica.
Cos’è la rivalutazione Istat e a cosa serve
Ogni anno, per molti contratti di locazione, il canone viene rivalutato per tenere conto delle variazioni del costo della vita. Questo aggiornamento non è automatico, ma deve essere previsto da una clausola inserita nel contratto. Se il contratto lo prevede, la rivalutazione può essere applicata al 100% dell’indice Foi per i contratti di locazione ad uso abitativo, al 75% per i contratti commerciali.
L’obiettivo è garantire un equilibrio tra proprietari e inquilini, adeguando il canone alle condizioni economiche attuali. I contratti con cedolare secca sono invece esclusi da questa rivalutazione.
Come si calcola l’adeguamento dell’affitto
Il calcolo è più semplice di quanto sembri e si basa su questa formula: canone attuale x Indice Foi x Percentuale di rivalutazione. Ecco un paio di esempi:
per un contratto abitativo con un canone annuo di 9.000 euro e una variazione dell’1,1%, il nuovo importo sarà 9.000 x 1,011 = 9.099 annui, pari a 758,25 euro al mese;
per un contratto commerciale, con rivalutazione al 75%, il calcolo sarà 9.000 x 0,75 x 1,011 = 9.074,25 annui, pari a 756,19 euro al mese.
Come si può vedere, l’aumento può sembrare minimo, ma contribuisce a mantenere il canone in linea con l’andamento economico.
I dati di riferimento per gennaio 2025
L’Istat ha fissato l’indice Foi di dicembre 2024 a 120,2. Rispetto al mese precedente, l’aumento è stato dello 0,1%, mentre su base annua l’incremento è stato dell’1,1%. Per chi applica l’adeguamento biennale, il dato di riferimento è +1,7%.
Quando si applica la rivalutazione
L’adeguamento scatta ogni anno alla data indicata nel contratto, se è stata inserita una clausola specifica. Senza questa clausola, il proprietario non può richiedere aumenti al canone. Per i nuovi contratti o per chi rivaluta per la prima volta, si utilizza l’indice Foi più recente, calcolando la variazione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Inflazione e impatto sugli affitti
Fortunatamente l’adeguamento Istat comporta generalmente variazioni contenute, a meno che non si verifichino eventi straordinari, come crisi economiche o forti impennate dell’inflazione. In questi casi, gli aggiornamenti possono incidere maggiormente sul bilancio degli inquilini.
L’importanza della rivalutazione, però, sta proprio nel mantenere un equilibrio tra le esigenze dei proprietari, che vogliono tutelare il valore reale del loro investimento, e quelle degli inquilini, che devono far fronte a costi compatibili con le proprie possibilità economiche.
Se da un lato, dunque, l’aumento degli affitti può rappresentare un onere, dall’altro è uno strumento necessario per adeguarsi a un’economia in costante evoluzione.