Difficilmente nell’arco parlamentare italiano si è visto un tale fuoco di sbarramento contro un’operazione finanziaria. Per di più trasversale: da Fratelli d’Italia, fino al Partito democratico passando per il Movimento 5 Stelle sono fioccati commenti negativi sull’alleanza tra Generali e Natixis. «Desta preoccupazione l’accordo preliminare annunciato questa mattina (ieri, ndr) fra Generali e Bpce, approvato a maggioranza dal consiglio di amministrazione della compagnia», è l’allarme dell’esponente del partito della premier Meloni e capogruppo nella Commissione finanze, Fausto Orsomarso, «nonostante l’invito al rinvio formulato dal collegio sindacale, che conferisce ad una joint venture di nuova costituzione e con sede ad Amsterdam il controllo del risparmio gestito della compagnia nonché – in base a quanto riportato dalla stampa – l’intero patrimonio immobiliare della società. L’operazione, alla luce di quanto si legge e di quanto reso noto dalla compagnia, rischia di avere impatti rilevanti per l’Italia». Orsomarso denuncia poi un fatto nuovo: «A fronte delle masse conferite costituite in gran parte dal risparmio nazionale, si aggiungono 15 miliardi di capitale di avviamento» conferito alla nuova piattaforma da Generali nei primi 5 anni (nulla invece da Bpce), «il vertice manageriale vede inoltre una netta prevalenza di esponenti stranieri: tre francesi e un americano». Grande cautela anche da Vito De Palma di Forza Italia, capogruppo in commissione finanze alla Camera: «Auspichiamo che da parte degli organi deputati vengano effettuate tutte le necessarie verifiche per garantire che l’operazione in atto non rappresenti esclusivamente una natura speculativa». Critica anche Mara Carfagna di Noi Moderati: «Un’operazione che sposta all’estero la gestione di 650 miliardi di risparmio degli italiani, senza garanzie, come sottolineato anche dal Copasir, su come queste risorse saranno impiegate, solleva dubbi legittimi».
Dalla maggioranza all’opposizione, ieri è intervenuto il deputato Roberto Morassut del Partito democratico: «Nasce un grande soggetto finanziario che coinvolge il grande colosso italiano di Generali», peraltro «con una procedura lampo che ha visto sollevare molti dubbi interni e con l’esplicita contrarietà dei revisori del gruppo Generali. Un’operazione che «mette in discussione punti sensibili del sistema posto che Generali è uno dei maggiori investitori di titoli di Stato». Dello stesso avviso anche il collega deputato, sempre del Pd, Claudio Mancini: la decisione assunta lunedì dal consiglio d’amministrazione di Generali «di avviare il percorso di una joint venture nel risparmio gestito con i francesi di Natixis desta preoccupazione, anche per la completa assenza di chiarezza sulla governance della possibile futura alleanza». Ragione per cui «è necessario che le commissioni parlamentari siano investite della questione e che il governo riferisca in Parlamento su quali iniziative intende assumere».
Il mercato azionario ha punito le Generali che ha chiuso con un ribasso dello 0,82% a 29,19 euro. Perfino Alleanza Verdi e Sinistra si è espressa contro con il deputato Francesco Emilio Borrelli: «Il risparmio degli italiani, protetto dall’articolo 47 della Costituzione, è un bene prezioso che non può essere lasciato alla mercè di scelte opache e frettolose», «è evidente che le implicazioni di questa operazione vadano ben oltre i confini aziendali». Già nella giornata di lunedì, a valle del consiglio d’amministrazione del Leone di Trieste che ha dato luce verde all’operazione, era intervenuto il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S e coordinatore del Comitato pentastellato economia, lavoro, imprese.
«Nulla quaestio sulle sinergie e sull’ottimizzazione dei processi, ma qui c’è una gigantesca questione di interesse nazionale che il governo deve gestire con la massima attenzione e urgenza, non rinunciando ad attivare tutti gli strumenti di protezione degli interessi economici nazionali, a partire dal golden power».