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Tra il Ppe di Weber e la destra di Le Pen-Salvini, ecco perché le Europee rischiano di trasformarsi in una trappola per la premier Meloni

La destra è data in ascesa ovunque. I conservatori di ECR, il gruppo di fratelli d’Italia, è certo di poter conquistare il terzo posto, dopo Popolari e socialisti, scavalcando i liberali di Renew che sembrano in questo momento i più in difficoltà soprattutto per la discesa del partito di Macron sempre più insidiato da Marine Le Pen. La leader del Rassemblement national fa parte del gruppo di Identità e democrazia assieme alla Lega e fino a ieri anche a Alternative fur Deutdchland, espulso dal gruppo proprio su pressione dei due leader francese e italiano che hanno messo alla porta i 9 deputati tedeschi per le espressioni nei confronti delle SS usate dal capolista Maximilian Krah.

Una scelta che può aiutare a ripulire l’immagine di Identità e democrazia da sempre ritenuto espressione di una destra estrema e marginale. Al momento non ci sono certezze. Anche perché è assai probabile una ricomposizione dei singoli gruppi. L’ungherese Orban sembrerebbe orientato ad entrare in ECR e c’è da chiedersi dove finiranno i deputati del partito dell’ex premier olandese e futuro segretario generale della Nato, Mark Rutte, espulsi da Renew dopo l’accordo di governo con il Partito per la libertà di Geert Wilders, in Europa alleato di Le Pen e Salvini.

Voti che al momento buono potrebbero rivelarsi decisivi visto che la volta scorsa von der Leyen ottenne per pochi voti la maggioranza. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fdi a Strasburgo conferma che si può lavorare a «una alleanza larga che possa tenere assieme Popolari, Conservatori, la parte meno a sinistra dei liberali e alcuni partiti di Identità e democrazia soprattutto se sapranno isolare le ali estreme».

Nei giorni scorsi però Manfred Weber, presidente del Ppe e cioè del gruppo che è scontato sarà ancora al primo posto quanto a consensi, ha detto che si partirà «dall’alleanza tra popolari, socialisti e liberali». Una dichiarazione che non è piaciuta ad Antonio Tajani, che con Weber ha un rapporto consolidato. Il vicepremier leader di Forza Italia, unico partito italiano nel Ppe, ha detto esplicitamente di non essere d’accordo a un’intesa che coinvolga i socialisti. Weber molto probabilmente ha voluto mettere in chiaro che il Ppe non ha alcuna intenzione di finire “ostaggio” della destra. E poi quello che conta non è come si parte ma come si arriva.

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Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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