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Roberto Formigoni, il ritorno: «Correre per le europee? Ad aprile scioglierò la riserva»

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Chiudete gli occhi e immaginate di essere stato l’uomo più potente della regione più ricca d’Italia e di essere già stato anche parlamentare italiano ed europeo. Poi di aver lasciato la vostra firma indelebile nella sanità lombarda. Dopodiché siete stati messi per anni sotto inchiesta, condannati per corruzione, incarcerati per 5 mesi a Bollate, e ancora, in forza di questa condanna, non ricevere nemmeno la pensione. Chi vorrebbe, a 76 anni suonati, riprovarci ancora e candidarsi? Ecco, l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni risponde che ci sta pensando. Non per scherzo o provocazione, lo fa seriamente, «ma solo dopo aver ascoltato con attenzione i tanti che mi consigliano di non provare la corsa per le europee».Tanti lo lusingano spingendolo a provare, racconta, ma lui dà più importanza «a quanto dicono di non farlo, che sono la minoranza, ma proprio per questo vanno ascoltati di più».

Tuttavia Formigoni ha l’aria di uno che si prepara all’ultima battaglia, quella che lo riabiliterebbe dopo la condanna per corruzione, un’accusa che ancora oggi giudica ingiusta, sentendosi vittima di un accanimento giudiziario. «Ho detto esattamente così, accanimento, un processo politico. Scriva scriva. Mi hanno applicato la norma spazzacorrotti retroattivamente. E come se non bastasse io non ho diritto, per i magistrati, ad una pensione, perché di quella maturata come governatore mi è stato tolto il 100%, mentre di quella maturata come deputato italiano e europeo e come senatore ne ricevo solo il 50%. Mi hanno privato di un diritto costituzionale. E sono stato pure in carcere anche se gli ultra 60enni dovrebbero avere la concessione dei domiciliari. Chiederò un risarcimento».

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Sono stati anni difficili: condannato e senza pensione. Ma Formigoni non esclude di riprovarci ancora alle prossime europee di giugno, «ma scioglierò la riserva ad aprile». La Cassazione dovrebbe però prima concedere la possibilità, annullando l’interdizione dai pubblici uffici, fatto non scontato. Ma non è che cerca una rivincita? «No, no, sento che ho ancora la possibilità di dare e di essere utile». A farglielo notare, che con i suoi 76 anni ben portati può ancora dare una mano al mondo della politica, sarebbe quel via vai di gente che si reca spesso nel suo appartamento nelle vicinanze di Corso Sempione, a Milano, una casa donata in comodato d’uso da amici, di cui non svela l’identità. Un appartamento che condivide con altre due persone, due professionisti, secondo la lezione di Comunione e Liberazione, che aveva immaginato una vita di comunità per gli adulti che non avevano né preso i voti né creato una famiglia, una specie di terza via della vocazione. Era stata indicata da Luigi Giussani, fondatore di Cl, a cui Formigoni è rimasto sempre fedele, oltre a esserne stato il massimo rappresentante politico già a partire dagli anni Ottanta. Il movimento, cresciuto essenzialmente in Lombardia, aveva trovato in Forza Italia la sua casa naturale, partito che ancora oggi «esprime un’idea di libertà individuale e di libera impresa ancora interessante per il nostro mondo», dice.

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Di questa lunga militanza l’ex governatore lombardo conserva le tracce in tutta la casa. La sala è piena di libri di saggistica, qualche concessione alla letteratura (Ken Follett), alle pareti quadri d’autore che gli sono stati regalati mentre sedeva sulla massima poltrona del Pirellone e chiedeva agli artisti di abbellire la nuova sede, Palazzo Lombardia, con cui Formigoni ebbe l’ardire di sfidare le più alte vette di Milano (è stato, per un lungo periodo, il palazzo più alto della città, più alto della Madonnina del Duomo). Ci sono anche quadri pop con il suo viso a più colori, come quelli realizzati da Andy Wharol con il ritratto di Marilyn Monroe. Ma certamente la cosa più in evidenza è l’opera di Giussani, con libri su tavoli e librerie, trasformati in soprammobili identitari. Spiccano lì nel mezzo foto del passato, tra cui quella che lo ritrae con papa Ratzinger. È in questo appartamento che Formigoni elargisce i suoi consigli. Nella sua seconda vita si è reinventato consulente. Dà lezioni e fornisce opinioni «ad amici, giovani politici, imprese che vogliono condividere con me scenari e cercano un aiuto per il futuro». Il suo punto di vista è quello di un «cattolico popolare, che vedrebbe appunto un possibile approdo nel partito popolare europeo».

La sensazione tuttavia è che Formigoni in Lombardia non esprimerebbe l’area cattolica di Forza Italia, ma proprio la “quota Formigoni”, l’immagine di se stesso, e di questo ne è consapevole. Se gli si ricorda che ha avuto una condanna per corruzione e che un’eventuale campagna elettorale sarebbe segnata dal ricordo dell’inchiesta che lo ha descritto come terminale di una serie di «utilità», a fronte di vantaggi elargiti ad alcuni rappresentanti della sanità privata, lui ribadisce che si tratta di falsità, con l’unica colpa – ironizza – «di aver avuto un amico ricco (il lobbista Daccò, ndr), che mi ha invitato per due anni, in 18 anni di conoscenza, a fare due vacanze nel suo Yatch. Le tangenti sono un’invenzione, infatti le hanno cercate ovunque e non le hanno trovate». Scusi, ma la casa in Sardegna? «Ma se era del mio amico Perego?! Il caso ha voluto che conoscessimo entrambi Daccò, che gliel’aveva venduta». E le case in Argentina? «Quelle erano di Daccò».


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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