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Nuovo decreto per i migranti in Albania: ecco la strategia del governo

3′ di lettura

Il governo italiano presenterà un nuovo decreto legge – nel consiglio dei ministri convocato lunedì alle 18 a palazzo Chigi – per superare gli ostacoli giudiziari e permettere il trasferimento dei migranti in Albania. L’obiettivo è elevare a norma primaria l’elenco dei paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei migranti, che finora era regolato da un decreto interministeriale. Tuttavia, ci sono ancora questioni da risolvere riguardo al rapporto con il diritto comunitario e alla specificazione dei parametri per considerare un paese sicuro.

Sale lo scontro con i giudici

«”Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione (…)”. Così un esponente di Magistratura democratica». Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni, rilanciando un passaggio della mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, pubblicata oggi dal Tempo, con il titolo “Meloni oggi è un pericolo più forte di Berlusconi. Dobbiamo porre rimedio”.

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Le parole della giudice Albano

Già a maggio, quando è stata aggiornata la lista dei Paesi sicuri, Silvia Albano – una dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma e presidente di Magistratura democratica – sottolineava come il decreto ministeriale fosse una fonte normativa secondaria, subordinata a Costituzione, leggi ordinarie e normativa Ue, e che quindi ai giudici spetti verificare se il Paese sicuro «possa essere effettivamente considerato tale in base a quanto stabilito dalla legge». Esattamente quanto fatto – anche alla luce di una recente sentenza della Corte di giustizia Ue – per i casi dei dodici richiedenti asilo portati mercoledì in Albania e riportati con una motovedetta a Bari.

Cosa ci sarà nel decreto

La strada del governo sembra essere quella di rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri (di concerto con Giustizia e Interni) con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco (l’ultimo è del 7 maggio scorso). Insomma, il tentativo sembra essere quello di aumentare il livello della normativa sui Paesi sicuri da secondaria (decreto ministeriale) a primaria (decreto legge). Tra le ipotesi c’è anche quella di rendere appellabili le ordinanze dei giudici in modo da bloccarne l’effetto. L’operazione Albania, assicurano comunque nell’esecutivo, andrà avanti regolarmente. I tempi del prossimo approdo al porto di Shengjin di una nave militare italiana con a bordo migranti, hanno sottolineato, dipenderanno anche dalle condizioni del mare. Intanto, il cpr di Gjader si è subito svuotato.

Il nodo del diritto comunitario

Bisognerà però vedere soprattutto come il decreto legge riuscirà a risolvere il problema del rapporto con il diritto comunitario (superiore a quello nazionale in base all’articolo 11 della stessa Costituzione italiana): la decisione del Tribunale deriva dalla sentenza del 4 ottobre scorso della Corte di Giustizia Ue, sentenza che ha appunto ribadito che non si possono rimpatriare migranti provenienti da Paesi non sicuri e che ha contestato le generalizzazioni degli elenchi ritenendo che la nozione di Paese sicuro necessità di una specificazione caso per caso (un Paese può ad esempio essere non sicuro in alcune zone e per alcune categorie di persone, ad esempio gli omosessuali).


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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