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Un test elettorale locale inevitabilmente si riflette a livello nazionale e anche l’apertura dei seggi in Liguria – si vota domenica 28 ottobre e lunedì 29 – non fa eccezione. La vittoria o la sconfitta non provocherà terremoti. Piuttosto aggiustamenti. Significativi però. Soprattutto per le due protagoniste principali: Giorgia Meloni ed Elly Schlein.
Bucci designato dalla premier
E’ stata la premier, che continua a restare in cima ai sondaggi per gradimento, a volere il sindaco di Genova Marco Bucci come candidato Governatore della Regione, l’uomo della ricostruzione del Ponte Morandi, per rimuovere l’ombra del suo predecessore, Giovanni Toti, arrestato a maggio per corruzione, dimessosi da Presidente della Liguria a luglio, che ha patteggiato a metà settembre la condanna a due anni di lavori socialmente utili. I suoi alleati, i suoi due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, la nomina di Bucci l’hanno accettata di buon grado, mantenendosi concentrati sul derby interno tra Lega e Forza Italia. La scelta del sindaco quindi non è stata la loro e dunque il risultato, comunque vada, sarà da attribuire alla premier. Che questa volta ha deciso di non pescare tra i suoi fedelissimi – come finora aveva sempre fatto – ma di guardare all’esterno dei suoi Fratelli. Un passaggio da non sottovalutare viste anche le difficoltà manifeste della sua classe dirigente.
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Per Schlein la partita più complicata
Paradossalmente la partita più complicata la deve gestire però Elly Schlein. Quella che sembrava una elezione in discesa, viste le difficoltà iniziali dell’altro fronte, si sta rivelando invece una sfida in cui c’è molto più da perdere che da guadagnare. Anzitutto per lei. Finora la segretaria dem ha quasi sempre vinto le sue scommesse, compresa l’ultima, le europee di luglio con i dem al 24%. Ma in quel caso il Pd come tutti partiti giocava una gara in solitario, senza dover fare i conti con le alleanze come invece avviene in questa elezione. Se Andrea Orlando – il candidato del Campi largo, ex Guardasigilli e ministro del Lavoro nonché ligure fino al midollo – non ce la dovesse fare , nonostante il caso Toti, si aprirebbe una crepa non banale per la leader dem. A maggior ragione se la distanza tra vittoria e sconfitta dovesse oscillare attorno a quel 2% di voti che gli avrebbe garantito l’estensione della coalizione ai renziani di Italia viva, messi alla porta per il veto di M5s e di Giuseppe Conte in persona. Lo stesso Conte che ha deciso, con lo stop al contratto di 300mila euro per la comunicazione, di «licenziare» il fondatore del suo partito, il genovese Beppe Grillo, a una manciata di giorni dal voto in Liguria dove tra i candidati c’è anche un fedelissimo dell’Elevato, l’ex senatore M5s Nicola Morra. La sconfitta aprirebbe quindi nel Pd una “riflessione” interna che metterebbe inevitabilmente sul banco degli imputati anzitutto Schlein.
Decisivo il test autunnale in Emilia Romagna e Umbria
Per il verdetto però bisognerà attendere anche il secondo test di questo autunno elettorale in Emilia Romagna e Umbria che si terrà tra una ventina di giorni, il 17-18 novembre. Saremo nel pieno del confronto sulla manovra di bilancio, della formazione della nuova Commissione europea, con il voto su Raffaele Fitto a come vicepresidente esecutivo atteso qualche giorno prima. E, soprattutto, saranno noti anche i risultati delle elezioni americane, destinate ad avere un peso ben più ampio sulla politica nazionale d dei risultati regionali.