Gozi (Renew): adoperarsi per immediato rilascio
«Il governo italiano e l’Unione europea si adoperino senza indugio per ottenere l’immediato rilascio di Cecilia Sala. Coraggio Cecilia, siamo con te». Lo scrive su X l’eurodeputato Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe.
Cerasa: il giornalismo non è crimine, riportare Cecilia a casa
«Il punto è tanto semplice quanto drammatico: il giornalismo non è un crimine, e per una volta tanto scriverlo non è retorica ma è una realtà viva, reale e spaventosa. Quello che segue è un articolo che non avremmo mai voluto scrivere ma la dinamica dei fatti ci costringe a dover dar conto di un fatto grave che riguarda anche questo giornale». Lo scrive il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, in un editoriale pubblicato sul sito del quotidiano dopo l’arresto di Cecilia Sala, che lavora per il giornale.
Mario Calabresi: Cecilia e la passione per le iraniane
«Cecilia Sala è una giornalista straordinariamente coraggiosa, che da due anni cura il podcast Stories per Chora News, il più seguito ogni giorno in Italia. È abituata ad andare sul campo: non è una freelance, ma è regolarmente assunta da Chora, viaggia con tutte le tutele ed è entrata in Iran in accordo con le autorità, in modo regolare e trasparente. È una giornalista italiana che è stata arrestata mentre stava facendo il suo lavoro. Al momento non è stata formalizzata alcuna accusa». A sottolinearlo è Mario Calabresi, direttore e co-fondatore di Chora Media. «Cecilia – ricorda l’ex direttore di Repubblica – è stata in Ucraina, per molte settimane al fronte, ma anche in Sudan, e poi in Iran, che è la sua passione. Anzi, le ragazze iraniane e il loro coraggio sono la sua passione: ci teneva a tornare lì, a parlare con tante amiche di cui ha raccontato le storie nel libro L’incendio, che ha scritto per Mondadori. Voleva dare voce a queste ragazze che non mettono più il velo, sognano una vita diversa, cercano la loro libertà».
Cecilia Sala, sottolinea ancora Calabresi, «ha ottenuto un regolare visto per otto giorni e ha cominciato a fare le sue interviste. Tre puntate del podcast sono già uscite e aveva materiale per realizzarne altre. Giovedì era al suo ultimo giorno, sarebbe ritornata in Italia venerdì. Nel primo pomeriggio, quando ci aspettavamo che mandasse la puntata, non è accaduto nulla e il suo telefono è rimasto muto. Fino alla mattina dopo non abbiamo saputo niente: abbiamo verificato che non aveva preso l’aereo di rientro e non aveva neanche fatto il check in. Chiaramente con la famiglia e con il compagno, Daniele Raineri, abbiamo avvisato l’unità di crisi della Farnesina. È stata allertata l’ambasciata che ha mandato una persona all’aeroporto, ma di Cecilia non c’era traccia. Nella tarda mattinata di venerdì le è stato permesso di fare una breve telefonata alla madre, ma leggeva evidentemente un foglio con le poche frasi che poteva dire: quando la madre ha provato a chiederle dove fosse o perché fosse stata arrestata, si è limitata a ripetere ’non posso’. Da quel momento abbiamo tenuto tutti i giorni i contatti con la Farnesina e Palazzo Chigi, mantenendo il patto del silenzio con la speranza che potesse permettere una liberazione più veloce di Cecilia. Oggi la Farnesina ha ufficializzato l’arresto perché si è resa conto che la notizia non si poteva più tenere».
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