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Unipol si smarca da Anima e apre all’ipotesi terzo polo


«Il Danish Compromise, secondo noi, è qualcosa di non corretto nella regolamentazione dei mercati finanziari, petrchè dà un vantaggio indebito alle banche. Tale vantaggio non viene invece accordato a una compagnia assicurativa che voglia acquistare una partecipazioni in una banca». È quanto ha sottolineato ieri il ceo di Unipol, Matteo Laterza, rispondendo ieri alla domanda di un analista durante la conference call sulla trimestrale. «Nel caso delle quote bancarie ci viene chiesto di mettere sul tavolo più capitale rispetto a quanto ne venga richiesto a una banca per comprare una quota di un’assicurazione», ha precisato rilevando che la questione «dovrà comunque essere presa in esame dalla politica». Il Danish Compromise, come ormai noto agli ambienti finanziari, è la normativa europea che consente alle banche, ma non alle assicurazioni, un minor assorbimento di capitale per l’acquisizione di quote nelle compagnie assicurative. Un’asimmetria notata giovedì scorso nel corso di un convegno sia dal presidente di Unipol, Carlo Cimbri, sia dal ceo insurance di Generali, Giulio Terzariol. Si tratta di una questione cruciale per il mondo delle compagnie italiane, ma che (occorre precisarlo chiaramente vista la stringente attualità dell’argomento) non ha un riferimento diretto all’Opa annunciata da Banco Bpm su Anima (Il Giornale ha erroneamente attribuito a Cimbri il riferimento a Piazza Meda nonostante il presidente di Unipol non abbia mai citato il nome nè di Anima nè di Bpm). Nel caso di Piazza Meda, infatti, l’istituto potrebbe avvalersi del Danish Compromise ampliato, che consente alle banche di ottenere sconti patrimoniali anche per partecipazioni in asset manager, purché queste vengano acquistati tramite una controllata attiva nel settore assicurativo. Sia detto per inciso, ieri il cda di Anima ha dato incarico a Goldman Sachs affinchè venga avviato il processo di valutazione dell’offerta. Quanto a Unipol, Laterza ha sottolineato che «non dipenderà dal quadro normativo, ma da quanto noi in questo momento pensiamo di poter remunerare il capitale necessario per un investimento strategico». Quindi, se ci saranno opportunità, «è chiaro che le prenderemo in esame», ha dichiarato, rispondendo a una domanda sugli sviluppi della bancassurance (in cui Unipol è forte grazie alla partecipate Bper e Pop Sondrio e alla joint venture Arca Vita) e, soprattutto, su un eventuale interessamento a una partnership con Mps nel caso in cui l’istituto senese sciogliesse il legame con Axa.

Quanto ai primi 9 mesi della compagnia, l’utile netto è di 724 milioni (-5,9% sul 2023 a causa dello stanziamento straordinario per i prepensionamenti). Considerando i contributi di Bper e Pop Sondrio, l’utile complessivo sale a 834 milioni (+8,5%). La raccolta premi totale è cresciuta del 9,1% a quota 11,4 miliardi (+9,6% a 4,9 miliardi il Vita; +8,7% a 6,5 miliardi i Danni).

Sebbene la guidance 2024 sia stata confermata, ieri il titolo ha ceduto il 6,1% per due motivi. Il primo è legato alla nuova natura post-fusione di gruppo assicurativo per cui di Bper e Sondrio si computeranno solo le cedole. Il secondo è legato a eventuali nuovi costi da prepensionamenti.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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