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Uni-Commerz, dal plauso all’autodifesa del sistema


Il risiko bancario è sempre più caldo. Da Unicredit a Mps i tasselli si muovono e preannunciano un autunno caldo: «Abbiamo già in canterie alcune operazioni», ha detto ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, «sarà un autunno-inverno particolarmente denso, andremo sulla tranche di Poste già annunciata, poi ci sarà un’altra di Mps». Della banca presieduta da Nicola Maione e guidata da Luigi Lovaglio il Tesoro conserva ancora in pancia una quota del 26,7%, che dunque verrà ulteriormente ridotta e questo spalancherà le porte a chiunque fosse interessato a rilevare un istituto ormai completamente risanato, «un caso di successo» ha detto lo stesso Giorgetti che in prospettiva, ha aggiunto, vede l’istituto senese al centro di «un polo industriale, come ci richiede il sistema». Il messaggio, in questo caso, è probabilmente verso Bper, istituto da tempo indicato come potenziale partner. Di questi tempi, del resto, la spinta al consolidamento è forte, non solo per ottenere benefici dimensionali ma anche per evitare che qualcuno arrivi da fuori per appropriarsi degli istituti bancari più aggredibili e floridi del nostro Paese. La storia Unicredit-Commerzbank, del resto, è un esempio in tal senso per quanto l’istituto tedesco, a differenza di quelli italiani, affronti qualche difficoltà. C’è però chi vede la mossa di Unicredit come una sorta di operazione domestica, visto che il gruppo in Germania è già presente con Hvb: «Non sarà un’operazione cross border e potrà fare sinergie perchè ha un’altra banca nel Paese», ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Quanto alle future mire europee della prima banca italiana, il banchiere frena precisando che il suo istituto «non entrerà in qualunque tipo di acquisizione in questi due anni» perchè deve concentrarsi «sulla crescita delle commissioni e lo sviluppo della tecnologia; ogni opzione di crescita esterna che potrà essere considerata sarà quindi nel wealth management o nel private banking». La posizione su Uni-Commerz è condivisa dall’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, secondo cui l’aggregazione sarebbe «una concentrazione domestica», in quanto «ci sono molte sinergie con Hvb», la controllata tedesca del gruppo italiano. Fonti vicine a Unicredit però fanno notare che i requisiti dell’operazione cross border ci sono tutti, avendo acquistato le azioni Unicredit e non Hvb.

In ambienti finanziari, si ritiene che dichiarazioni volte a ridimensionare il deal di Unicredit a operazione domestica servano a non irritare troppo altri attori oltre confine, che potrebbero rivalersi su altri gioielli contendibili italiani (a partire proprio dalle Generali, in cui Mediobanca guida il patto di sindacato che proprio ieri si è rinnovato). Nagel ha quindi sottolineato che «l’Italia si trova oggi in una situazione molto favorevole rispetto ad altri paesi» nell’ottica di attrarre capitali, «grazie alla forza del governo in termini di stabilità».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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