Nella manovra c’è un vero e proprio contributo di solidarietà per le banche. Il comma 5 dell’articolo 3 della legge di Bilancio (quello sul rinvio delle deduzioni delle Dta), infatti, prevede che la proposta prevede per il 2025 «che il maggior reddito imponibile formatosi in conseguenza della mancata applicazione delle deduzioni relative alla svalutazione crediti, e all’avviamento possa essere compensato da perdite pregresse ed eccedenze Ace (Aiuto alla crescita economica, non più sfruttabile dall’anno prossimo) nel limite massimo del 65%».
La relazione tecnica spiega che la norma determina «un recupero di gettito Ires di 695 milioni di euro per il 2025», mentre «il restante 35% di tale maggior reddito imponibile dovrà comunque essere sottoposto ad imposizione».
Ecco spiegato perché per l’anno prossimo le banche contribuiscano per oltre 2,5 miliardi di euro alla finanza pubblica (2,1 miliardi di Ires e 400 milioni di Irap), mentre nel 2026 tale valore scenda a 1,5 miliardi. Se si trattasse di un rinvio tout court delle deduzioni, effettivamente spalmate dal 2027 in poi, la cifra dovrebbe essere più o meno la medesima. E, invece, dal 2027 al 2030, spiega sempre la relazione tecnica, gli istituti di credito recupereranno circa 3,4 miliardi. La differenza tra quanto si verserà (poco più di 4,06 miliardi) e quanto si riavrà indietro è proprio in quel contributo.
Al seminario annuale dell’Abi svoltosi a Firenze il presidente Antonio Patuelli aveva dichiarato che «fino a quando uscirà dalla Camera sono in corso delle modifiche, quindi la valutazione complessiva la daremo con lo stampato». Un modo come un altro per dire che l’associazione conta di farsi sentire non solo in audizione (dovrebbero iniziare il 4 novembre; ndr), ma anche nel corso dei lavori.
L’Abi ha invece valutato positivamente l’innalzamento al 42% dell’aliquota sulla tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute. «Mi domando perché ci dovrebbe essere una tassazione agevolata su una forma di liquidità incontrollata», aveva detto Patuelli. Il nuovo regime dovrebbe portare in cassa l’anno prossimo 16,7 milioni, poco meno di un terzo di quanto porterà l’estensione della web tax dal 2026 (si inizierà a pagare sui redditi d’impresa 2025), ossia 51,6 milioni di euro.
Ma queste possono comunque considerarsi eccezioni visto che, ad esempio, l’azione di contrasto all’evasione punta a recuperare circa un miliardo (939 milioni per la precisione) nel triennio 2025-2027. In particolare, 71 milioni proverranno dall’obbligo del documento e-Das per i trasferimenti nazionali di prodotti energetici tra depositi. Altri 263 milioni verranno dall’obbligo di collegamento tra terminali Pos e registratori di cassa, mentre la parte restante 676 milioni) sarà recuperata con l’obbligo di tracciabilità per i rimborsi delle spese di viaggio, cioè per alberghi, taxi, Ncc e ristoranti.
Per quanto di più modesta entità non si può trascurare come il bonus Maroni, cioè la possibilità di restare in servizio oltre l’età di pensionamento comporti un risparmio di 54 milioni nei primi due anni di applicazione, mentre la risistemazione dei bonus edilizi porta 93 milioni nel 2025 e nel 2026. Si è cercato, quanto meno, di tamponare un’emorragia.
Intanto, ieri a margine dell’Annual Meeting il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato sia la direttrice dell’Fmi, Kristalina Georgieva, cui ha espresso il proprio disappunto per le dichiarazioni poco generose di un economista del Fondo sulla manovra che le agenzie di rating Fitch, Moody’s e S&P (ieri
sera era atteso il giudizio di Dbrs). Il vicepremier Antonio Tajani, infine, ha ribadito che dai risultati del concordato dipenderà sia l’intervento sulla seconda aliquota Irpef che la proroga del rinvio della sugar tax.