Sul settore auto si delinea un nuovo terzo gruppo mondiale da 8 milioni di vetture. È asiatico, ma non parla cinese, bensì giapponese con sfumature francesi per la presenza di Renault tra gli azionisti di una delle società interessate.
Honda e Nissan, insieme alla sua partecipata Mitsubishi, che ha tempo poco più di un mese per dare l’ok, hanno deciso di fondersi. Nozze previste entro giugno 2025 e quotazione dall’agosto 2026. Ecco, dunque, emergere il futuro terzo gruppo dell’auto, dietro Toyota e Volkswagen, e davanti a Stellantis (6,16 milioni di veicoli prodotti nel 2023), ultimo grande consolidamento (2021). Honda-Nissan (con Mitsubishi) formerebbero un colosso da 50 miliardi di dollari come valore, visto che la prima (4 milioni di vetture prodotte nel 2023) è valutata in Borsa 41,6 miliardi di dollari rispetto ai 10,6 miliardi della seconda (3,4 milioni l’ultima produzione complessiva e poco più di 1 milione quella di Mitsubishi lo scorso anno). Obiettivo delle nozze è rafforzare la posizione della nuova realtà nel campo dell’elettrico, dove a dominare sono Tesla e i sempre più numerosi concorrenti cinesi. L’unione permetterebbe di condividere gli alti costi e i rischi derivanti dallo sviluppo di modelli elettrici e batterie, assicurando le catene di fornitura e guadagnando in competitività grazie alle economie di scala. Solo ad agosto i tre costruttori avevano annunciato che avrebbero condiviso componenti per veicoli elettrici, come le batterie, e portato avanti la ricerca in modo congiunto per la guida autonoma allo scopo di adattarsi meglio ai cambiamenti incentrati sull’elettrificazione. Le nozze in itinere avvengono in un momento molto critico per Nissan il cui vertice, poche settimane fa, aveva comunicato di «avere davanti tra 12 e 14 mesi per tentare di sopravvivere» e che tutto «sarebbe dipeso dalle creazione di cassa sui mercati giapponese e Usa». Dal quartier generale di Honda è arrivata però la precisazione che la fusione non intende essere interpretata come «un gesto di assistenza verso Nissan». Fortemente indebitata, Nissan ha subito una perdita inaspettata nell’ultimo trimestre e il suo margine operativo è quasi completamente crollato. Inoltre, la casa vede gradualmente allentarsi la lunga e storica alleanza con Renault che ha ridotto la sua partecipazione dal 45% al 15%, la stessa dei giapponesi nel gruppo della Losanga. «A Tokio è venuta meno la simpatia per i francesi», si leggeva mesi fa su Le Parisien, e le rocambolesche vicende giudiziarie dell’ex numero uno Carlos Ghosn, fuggito nel 2019 in Libano, hanno fatto il resto.
A questo punto, quale sarà la reazione di Renault nel cui azionariato lo Stato francese pesa per il 10%? A Parigi l’ad Luca De Meo sta dialogando con molti soggetti, tra cui Volkswagen e, soprattutto, i potentissimi cinesi di Geely (già controllano Volvo e Lotus, sono azionisti di Mercedes-Benz e hanno il 50% della joint venture Smart) allo scopo di generare proficue sinergie. Ma c’è anche il tormentone Stellantis (pure partecipata dall’Eliseo), nonostante le smentite e le perplessità manifestate. E sempre in Renault starebbero dialogando da mesi con il colosso taiwanese Foxconn, leader nei componenti elettrici ed elettronici.
La controllata Foxtron Vehicle Technologies mira infatti a ritagliarsi un importante spazio, entro il 2025, nella produzione di auto elettriche. E le nozze tra Honda e Nissan-Mitsubishi potrebbero rappresentare un’importante opportunità.