La Bce ha fretta, ma la tabella di marcia verso la nascita dell’euro digitale appare difficilmente rispettabile. La fase preparatoria in vista del lancio del «nuovo» euro è iniziata esattamente un anno fa ed entro fine ottobre del 2025 dovranno essere gettate le basi per la potenziale emissione, con quindi la finalizzazione di un unico insieme di regole da applicare ai pagamenti in euro digitale e la selezione di fornitori che potrebbero potenzialmente sviluppare una piattaforma e un’infrastruttura apposita.
Sbrogliare l’articolato quadro legale che delimiterà la Central Bank Digital Currencies (Cbdc) europea rischia di richiedere tempi più lunghi. Secondo alcune indiscrezioni, l’iter di approvazione potrebbe prolungarsi facendo slittare tutto al 2026, considerando anche l’ingombrante appuntamento con le elezioni politiche tedesche, in agenda a settembre del prossimo anno. Il tema è infatti molto sentito in Germania, dove la diffusione del contante è ben superiore a quanto avviene in Italia e non è da escludersi che l’euro digitale sarà oggetto del contendere durante la campagna elettorale tedesca.
Tempi più lunghi certamente non graditi dalla Bce che non vuole perdere il treno della digitalizzazione dei mezzi di pagamento. La presidente Christine Lagarde, intervenendo in occasione del meeting annuale del Fmi e della Banca Mondiale, ha espresso la speranza che nel 2025 il parlamento europeo approvi la legge per l’introduzione dell’euro digitale, definendolo «un cambiamento significativo nell’approccio alle Cbdc da parte dell’Europa» e potenzialmente in grado di «rivoluzionare il modo in cui vengono effettuati i pagamenti», semplificando le transazioni tra privati, oltre a salvaguardare la sovranità monetaria dell’Ue.
La digitalizzazione è pensata come un’opzione in più in grado di integrare l’utilizzo del contante, allargando così lo spettro di soluzioni a disposizione dei cittadini dell’Unione.
A livello legale un nodo cruciale è quello dei transazioni offline, ossia la possibilità di effettuare operazioni digitali, pur utilizzando un mezzo di pagamento pubblico, garantendo un livello di privacy superiore alle soluzioni digitali esistenti (i dati personali delle operazioni offline in euro digitali sarebbero noti esclusivamente all’ordinante e al beneficiario). E su questo aspetto si profila una forte resistenza delle banche private che non vorranno essere «superate» dalla Bce nella proposta ai propri clienti di pagare in euro digitale tramite wallet.